Parlerò più approfonditamente della messa in scena di questa Manon quando l’ avrò vista e sentita a Monaco il 7 dicembre, sperando non ci siano intoppi sia nel mio andare a Monaco che nel trovarci il cast principale, altro non dico!
Posso però intanto parlare della bellissima esperienza dell’ascolto collettivo di alcune persone che magari personalmente neppure si conoscono, ma che attraverso al magica rete di Facebook si sono scambiate le emozioni reciproche durante l’ascolto via etere.
Il ritorno trionfante della radio, direi innanzitutto.
Aveva un sapore antico stare attaccati a una fonte sonora mentre con la fantasia potevamo ripercorrere altre messe in scena della stessa opera (personalmente ne ho viste tante) oppure semplicemente supplire con la fantasia ed inventarsi la scena proprio come ognuno se la poteva immaginare, il che per la verità ha il suo fascino e ci permette di godere meglio la qualità delle voci, la scelta dei tempi della direzione d’orchestra e anche lo strano mix di tutto questo che si tramuta semplicemente in quelle che, come avrebbe detto Lucio Battisti, “chiamale se vuoi, emozioni”.
Forse disturbava e non poco la voce del suggeritore , incautamente messo troppo vicino ad una fonte audio e anche l’orchestra in certi momenti sovrastava talmente da avere effetti un po’ bandistico .
Comincio dalla lettura di Antinoglu: decisamente buona, ma per una fan di Antonio Pappano certe accelerazioni sull’Interludio e certi effettacci fracassoni, ammettendo la difficoltà della ricezione forse non calibrata nelle fonti, possono avere influenzato negativamente il mio ascolto. Lascio all’ascolto diretto la valutazione definitiva anche se già a New York durante il Werther avevo già avuto le stesse impressioni di alcune forzature ad effetto.
Sulla compagnia di canto direi che non fossero estremamente curate le voci e la dizione dei personaggi di contorno tanto che il capitano della nave se ne è uscito con uno strano “ aprite il porto che sembrava piuttosto aprite il pozzo…e fino a Geronte non mi pare che ci fosse molta cura sia nella dizione che nelle voci con un apprezzamento a parte per le voci del Madrigale. Pulita la voce di Lescaut , di buona dizione e di tenuta musicale.
Di Kristina Opolais posso dire tutto il bene del mondo, se non altro perché ha riportato il sorriso e la gioia di cantare a Kaufmann. La sua voce, chiara e pulita forse ha ancora bisogno di trovare la profondità necessaria alla drammaticissima parte che le è affidata, ma quando la sua voce si unisce a quella di Des Grieux magicamente acquista spessore e tenuta drammatica.
L’ho lasciato in fondo apposta perché voglio dichiarare tutto il mio amore e tutta la mia ammirazione per il più perfetto, drammatico, disperato Des Grieux che abbia mai sentito in vita mia. Se fosse possibile direi che è anche migliorato rispetto a Londra, non avevo mai pensato come si possa trasmettere in silenzio via radio la disperazione e il pianto come riesce a fare Jonas Kaufmann. Unico nella sua perfetta dizione italiana, nella tenuta vocale, nella tensione emotiva.
Unico Des Griex straordinario su tutta la scena mondiale al momento finché, e non so quando, ne possa nascere un altro alla sua altezza.