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Non tutte le nevrosi si assomigliano , e soprattutto non sono sempre le stesse nel corso degli anni.Ora la preoccupazione più grande non è fare la valigia o meglio cosa metterci dentro , il discorso riguarda solo ovviamente quando si viaggia in aereo. Adesso il problema è quanto più pesare anche una valigia piccolissima e soprattutto ricordarsi di non metterci tutte quelle cose utili ( una volta ) come la limetta per le unghie , le forbicine , la lacca spry che possono essere considerate pericolosi oggetti ad uso terroristico. Per assurdo si viaggia molto più spartanamente di una volta eliminando non solo i cosiddetti oggetti contundenti , ma anche il necessario.
Via le pantofole , la vestaglia , quella bella giacca nuova che starebbe tanto bene con i soliti pantaloni neri d’ordinanza. Così la valigia fonisce per assomigliare sempre di più a quella di Mary Poppins , si fa praticamente da sola , con le stesse cose ogni volta , per non rischiare. Resisto alla tentazione di farmi quell’orribile oggetto che serve per leggere su Tablet e mi ostino a portarmi il libro vero , anche se qualche volta ne soppeso il peso più che la qualità del testo. Mi ricordo un tempo felice in cui mi portavo dietro anche un piccolo ferro da stiro…cose da raccontare ai nipoti come nelle fiabe. Anche il programma del concerto o dell’opera che vado a sentire lo compro solo se è leggero, aboliti tutti i piccoli pensieri souvenir da portare al ritorno , il mondo si è tanto ristretto , direi quasi in maniera monacale. Anche guardandomi intorno negli aeroporti vedo trolley sempre piu piccoli, zaini piccolissimi e ultraleggeri e soprattutto bisogna ricordarsi di avere le tasche abbastanza capaci per tutte le carte d’imbarco. I frequent-flyers li riconosci dal passo leggero e dal vestito scurissimo , spesso nero . Sono i manager veloci nel loro abito d’ordinanza buono per ogni riunione all’arrivo. Unico divertimento osservare il mondo povero e colorato di chi parte con tanto bagaglio incerottato , legato, lucchettato. Sono i poveri di una volta : non hanno più la valigia con lo spago , ma si riconoscono ancora per l’enormità dei loro valigioni, si capisce che dentro ci portano una parte di vita senza ritorno.
Poi se la permanenza in un paese diventa più lunga c’è il problema di portarne due di valigie e allora diventa acrobatico portarle sulle scale mobili ( non dappertutto ci sono gli ascensori) , ci si sente Ben Hur sulla biga romana e soprattutto si hanno attimi di terrore sulle scale mobili in picchiata verso gli abissi dei terminal. Ecco perché ogni volta che penso di ripartire comincio a programmare nevroticamente anche un mese prima : ma cosa mi porto questa volta? Sapendo già che la divisa d’ordinanza sarà uguale a quella dell’ultima volta , della volta precedente , cioè la stessa di sempre. Qualche volta penso quanto era bello fare quei bei viaggi in carrozza o sulle navi che duravano mesi…