Via Crucis ed Elektra

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Pare che ogni anno per arrivare a Monaco in estate sia necessaria una specie di via crucis , quasi un obolo per conquistare la mia vacanza musicale. Infatti anche questa volta tra aerei rotti , sostituzioni con mega ritardo , S-Bahn con lavori in corso , scale mobili  kaputt ai quali vanno poi aggiunti la rottura dello zainetto , vecchio e ahimè non controllato alla partenza e infine la più classica delle dimenticanze : il dentifricio! Perla finale : in albergo il wifi  è rotto e quindi non posso spedire niente…ich hoffe…morgen.11759486_1273421799351660_511137163_n

Ma stasera mi aspetta Elektra e questo mi deve bastare! Ovviamente niente posta in arrivo né in partenza , il mio personale continente isolato. Poi tutto si accomoda , la prima lenta giornata passa. E’ strano questo appuntamento con la prima opera : Elektra di Richard Strauss. Ne ho messa in scena una riduzione con i miei  ragazzi : mix di Sofocle e Hofmannsthal, del primo abbiamo serbato i magnifici cori e la cruenta descrizione della falsa morte di Oreste. Del secondo tutto il resto , anche quel vuoto degli dei culminante nella stupenda battuta : ma gli dei sono a cena! Soprattutto abbiamo tenuto come sottofondo la musica di Strauss : quell’A-ga-men-non ossessivamente ripetuto da Elektra a sigillo del suo tremendo desiderio di vendetta.

Ascolto l’opera conoscendola quasi battuta per battuta , peccato che tutto finisca così presto. La messa in scena molto moderna , quasi astratta , riesce comunque a comunicare tutta la tensione che si accumula dal primo accordo fine al finale mozzafiato di questo capolavoro  del quale nella mia vita ne ho visti e sentiti tanti , ma stasera é stato come la prima volta , si arriva stremati sugli ultimi  accordi. Devo dire che la compagnia di canto é forse quella in assoluto la piû titolata al mondo per i tre ruoli femminili : Evelin Herlizius , Elektra , Watraud Meier , Clitemnestra e Adrianne Pieczonka , Crisotemide. Assolutamente all’altezza anche il giovane basso Günter Grossböck nel ruolo di Oreste. La mostruosa compagine orchestrale era diretta con sicuro mestiere da Asher Fisch , una bacchetta per tutte le stagioni direi.   Ho fatto anche la fila all’uscita degli artisti che  senza i deliri  kaufmanniani diventa una piacevole conversazione con i cantanti che si vedono gratificati delle loro fatiche e con garbo cortese scambiano battute con i fedeli ammiratori. Devo dire anche che ringraziandoli in italiano sono piacevolmente sorpresi e parlano addirittura anche di più. Simpatici e disponibili mi hanno firmato tutti il programma , un bellissimo ricordo di una bellissima , gratificante serata.

Nel caldo appena stemperato della sera torno in albergo gustandomi un ottimo gelatino artigianale italiano.  Domani è un altro giorno , direbbe Rossella O’Hara.11759618_1273422079351632_2103760485_n

Adriana e Maria Callas sul divano del dr.Freud

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Mi sono chiesta perché per parlare di Maria Callas nel mio ultimo libro sono ricorsa ad un ricordo relativo a mia madre . Troppo facile la risposta che in realtà sia stata lei a farmela conoscere , il motivo è decisamente più profondo. Dottor Freud aiutami tu. Quando un’amica in anni lontani ha cercato di spiegarmi la composizione di un oroscopo mi ha detto che c’è in ciascuno di noi una componente lunare e che la mia luna (e quella delle mie sorelle) si rifaceva alla stessa persona , la madre. La luna…casta diva che nel cielo inargenti…Maria_callas_norma_parigi

Maria Callas , una madre naturale che mi ha partorito alla musica , al canto , all’opera , quello che la riguarda nella mia memoria ha qualcosa di sacrale e attiene alla sfera dell’intoccabile. La sua voce così riconoscibile , cosi imperfetta come dicevano all’epoca i suoi detrattori , ci sono sempre stati “quelli della Grisi “nel modo della lirica , è oggi universalmete riconosciuta come un valore aggiunto che alimenta il mito e la leggende intorno a lei. Purtroppo non ci sono molte documentazioni visive delle sue interpretazioni e quando dico ai miei cari amici melomani che io ho avuto la fortuna di sentirla più volte vedo nei loro occhi la richiesta di farli partecipi delle mie memorie. Sono memorie tanto lontane , emotivamente forti e forse alimentate anche in me incosciamente da un alone di fiaba.Maria_Callas_(La_Traviata)

Intanto cos’era vocalmente la Callas ? Un soprano belcantistico , belliniano? Un mezzosoprano : Rosina , Carmen…Un soprano lirico : Tosca? Dicono che per fare la Traviata occorrerebbero tre voci : una per ogni atto . Ebbene lei raggiungeva le perfezione in tutti e tre gli atti e di questo per fortuna abbiamo la documentazione discografica live , semmai le mie elementari considerazioni non fossero sufficienti. Di quella Traviata ci sono anche le bellissime foto di lei in vestaglia quando si butta tra le braccia del suo tenore : amami Alfredo…anche solo dalla foto mi vengono i brividi al ricordo. Parlami dei ricordi callasiani,  me lo chiedono in tanti. Sono anch’io ormai una sopravvissuta e ho pensato che mi piacerebbe parlarne in giro piuttosto che scriverne .

Epigone omerica andare raccontando sulle piazze la leggenda di una dea della luna che scendeva a incantare le giovinette e a legarle per la vita a quel mondo incantato e ridicolo che si chiama opera lirica.

I giovani e il teatro classico

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Nel riprendere in una replica alla Mole Vanvitelliana di Ancona l’allestimento dello spettacolo teatrale che mettiamo in scena ogni anno ho potuto fare delle considerazioni che esulano dal fatto banale dell’utilità sic e simpliciter del fare teatro a scuola . Premesso che la prima rappresentazione era avvenuta durante una rassegna di teatro-scuola in un piccolo teatro di un benemerito paese che ancora riesce ad organizzarla verso la fine di maggio , avevo il serio dubbio , passati quasi due mesi che i ragazzi fossero pronti ad una replica il 9 di luglio e con una sola prova a tavolino a disposizione. I motivi di tanto tempo intercorso tra i due eventi ha varie motivazioni , non ultima e forse la più rilevante che diverse ragazze avevano l’impegno importante dell’esame di maturità .

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Ebbene la prima lieta sorpresa è stata che , benedetta gioventù , nessuno di loro ha avuto problemi di memoria! La seconda sorpresa è stata quella di vederli adattare come veri professionisti al diverso e molto più grande palcoscenico con una sola ora di prova in loco nello spazio interno del cortile della Mole. Il motivo principale però per cui scrivo queste mie note è un altro : Clitennestra , votazione finale 100 , Elektra 98 e via a scendere , ma non di tanto , tutti i ragazzi sono andati benissimo. Il teatro è un valore aggiunto , mai una perdita di tempo , anzi. Con orgoglio la mia protagonista mi ha raccontato di avere fatto anche la sua tesina finale su Elektra , che sulla copertina aveva messo una foto della Herlitzius (detto così disinvoltamente come se fosse una habitué del teatro d’opera) e che la commissione le ha anche chiesto di declamare dei versi.

Nel pubblico abbastanza numeroso spiccavano tanti dei miei ex attori molti dei quali ormai nella vita si sono allontanati dal teatro ma tutti amorevolmente mi sono venuti a salutare con affetto , so che per loro l’esperienza del teatro è stata nel ricordo scolastico uno dei momenti più alti e più belli. Le penose vicende che hanno allontanato l’associazione dalla scuola , senza peraltro scalfirne l’attività sono state determinate dalla volontà di una preside energica e volitiva che ha privilegiato altre esperienze : al Classico di Ancona si è molto studiato il cinese , si è inaugurato il liceo musicale (i cui risultati discutibili sono ormai nazionalmente riconosciuti) e si è cercato di cancellare l’attività relativa allo studio del teatro classico antico . Noi , in maniera carsica , siamo sopravvissuti . Il prossimo anno scolastico ribusseremo alla porta della nuova presidenza: mi piacerebbe riportare a scuola ciò che dalla scuola è nato e che ha dato ulteriore linfa culturale a molti allievi. Intanto stiamo pensando alla terza ripresa di Elektra . Se tutto va bene la faremo sulle scale dell’Arco di Traiano , al porto alla fine di agosto. Già mi diverto al pensiero.

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Quel fascino sottile

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Non so quanto sia condivisa da Jonas Kaufmann l’idea che Bizet avrebbe dovuto intitolare Carmen “Don Josè” e lo scrive provocatoriamente Le Figaro! Da uomo colto e sicuramente dotato di buone letture sa che dal racconto capolavoro di Merimée fino alla felicissima opera che ne ha tratto Bizet il personaggio chiave è proprio la sensualissima sigaraia , che poi se ne sia voluto fare una sorta di eroina femminista ante-litteram mi lascia abbastanza indifferente . Frasi tipo “la prima donna libera che sceglie il proprio destino” non mi convincono molto , mi convince di più l’idea che tutto sommato fosse una volubile ragazza dai molti amori facili e che un certo brigadiere , del resto neanche tanto a posto con la coscienza, abbia finito per esserne rimasto intrappolato dal suo fascino bohemienne resta il sunto della storia arcinota.Certo che se la carica sensuale di Carmen è affidata ad Anna Caterina Antonacci o anche alla allora giovanissima Anita Rachvelishvili i conti battono decisamete più pari.11694753_380310535493784_7607190789886285659_n

Che oggi Kaufmann sia un Don Josè perfetto , che il suo ruolo di grande attore tenda a cannibalizzare le partners meno disponibili a farsi mettere in ombra è cosa nota (non è che la Netrebko oggi ami molto il confronto e lo ha dimostrato con le bizze per la Manon) , a lui vanno bene cantanti belle , che si lasciano coinvolgere dal suo ruolo di attore , che siano anche abbastanza umili da dichiararsi per prime sue ammiratrice (vedi la Opolais) e questo rende tutto più facile. Un caso a parte resta la sua partner ideale , Ania Harteros , perfetta musicalmente e capace di reggere il confronto di scuola germanica , che è poi la vera base di partenza e che fa la differenza di qualità. Parlando con persona molto vicina a Jonas quando dicevo che è ora che faccia Turandot mi è stato risposto : si, ma dove è oggi una Turandot per lui? Domanda da un milione di dollari…e che vale anche per altri preziosi ruoli femminili da affiancare al mio caro amico che oggi compie gli anni e se li festeggia seraficamente dopo avere ucciso metaforicamente la sua ultima Carmen americana in Provenza. Quindi direi che non basta affermare che Bizet ha scritto la Carmen con la donna protagonista perché ai suoi tempi non aveva ancora a disposizione Jonas Kaufmann . Bisogna ricordarsi che non sempre è il ruolo del titolo che fa la differenza : la differenza la fa la qualità vocale e attoriale…parafrasando Manon “ quel fascino sottile…Jonas mi fai morire “

 

Greek salade

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Ho passato metà delle vacanze della mia vita in Grecia , la Grecia non è solo un luogo geografico , per me come per molti altri la Grecia è anche un luogo dell’anima . Questo però non mi impedisce di essere abbastanza cattiva con la Grecia di Tsipras e di conseguenza di Syriza. A tutti quelli che sventolando bandiere bianche-blu postano su Fb il discorso di Pericle sulla democrazia vorrei ricordare che se è vero che la parola democrazia è una parola greca , ma lo è anche demagogia , tanto per capirsi. Conosco l’enorme differenza tra la vita delle grandi città greche che sono praticamente due : Atene e Salonicco . Poi in realtà Atene è un agglomerato enorme che si estende fino al Pireo e ne fa una megalopoli di cinque milioni di abitanti. La terza città delle Grecia , Patrasso, è un paesone brutto e anche più piccolo di Ancona. Il resto della Grecia è nelle isole , nelle circa ottocento abitate e la vita nell’azzurro delle Joniche, delle Cicladi , del Dodecanneso , delle Sporadi è tanto diversa da quella davvero dura e difficile della grande Atene. La Grecia non ha industrie , non ha risorse naturali e il suo prodotto interno lordo è inferiore a quello di una ragione italiana come la Lombardia . Perché allora questo paese bellissimo è così vicino a un fallimento di cui saranno vittime le classi medie cittadine , i poveri pensionati , il terziario che qui è l’unica risorsa economica?IMG_1155

Perché i governi che si sono succeduti da tanti anni (addirittura i leader si tramandavano la leadership di padre in figlio) hanno preferito la strada breve che privilegiava chi stava già bene : mai gli armatori hanno pagato le tasse dovute , nelle isole si sono avuti mille benefit , la corruzione è stata lo strumento più comodo per alternarsi al potere. I prestiti internazionali hanno aiutato fino ad un certo punto , poi i nodi hanno cominciato a venire al pettine e qui arriva l’ex comunista senza cravatta , con la sua disinvolta scelta , questa si demagogica , di andare al potere con i voti della destra e di non farsi scrupolo di accettare anche l’alleanza con i fascisti di Alba dorata per vincere il referendum. Ma cosa ha vinto? Basta leggere i bei libri di Petros Markaris per capire che il marcio non c’era solo in Danimarca : se non si mettono sul serio a pensare a cambiare la strategia ricattatoria la povera Grecia (ricordiamoci la Grecia dei colonnelli per favore) ritornerà in quel suo vivacchiare a metà tra l’Europa civile e quel mondo bizantino che in qualche modo l’ha condotta fino ai giorni nostri. Quando i turisti arrivano in Grecia tanto per non sbagliare ordinano l’insalata greca: feta , olive nere , pomodori. E’ il patto base del turista che non sa leggere il menu, per parlare di Grecia bisognerebbe saperne un pò di più , magari passare alla moussaka o ai dolmades. Se qualche settimana fa sui profili facebook tutti erano gay , adessso tutti quelle bandiere greche significano solo che sui social poco si legge e molto si banalizza…come ha scritto uno molto spiritoso “dai froci ai proci” il passo è breve!

L’uomo senza qualità

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Riletture d’estate . Ormai da qualche anno l’estate riprendo in mano libri importanti , letti nel secolo scorso , quando la mia lettura era più veloce , ma forse ripensandoci , meno approfondita. Quest’anno ho ripreso in mano , per la verità non per la prima volta l’Uomo senza qualità di Robert Musil , anzi se dovessi cercare una traduzione più vicina all’originale “l’uomo senza particolarità”. Le settecento e passa pagine del primo volume mi impongono una lettura lenta , esercizio nel quale non sono mai stata molto portata . Onnivora e vorace, ho bruciato tanti autori amati anche se  sicuramente bisognosi di una più attenta  capacità di concentrazione. Lungo ormai l’elenco delle “riletture“ a cominciare dalla riscoperta felice dei Promessi sposi che mi fece compagnia molti anni fa , divertendomi molto , in una bella estate di barca in Grecia.

Ritornando a Musil ho già premesso non per la prima volta” perché alla difficoltà del pensiero si aggiunge la difficoltà della vista che si stanca , problema sconosciuto nei miei anni giovanili.220px-Robert_Musil_1900

Eppure quella Cacania Felix , questo mondo sull’orlo del baratro che si diletta nell’Azione Parallela (la più inutile e più esilarante operazione mai raccontata) è fonte di tanti ripensamenti che si adattano incredibilmente ad ogni epoca che abbiamo attraversato fino ad arrivare a leggere e non tanto tra le righe similitudini anche con la nostra realtà del terzo millennio. Pagine ponderose si alternano a capitoletti di una feroce ironia nella quale si descrive la stupidità umana in tutte le sue forme : vittime atrocemente trapassate da un raggio di intelligenza che le denuda sono la burocrazia ,la stampa , gli eserciti. Ho letto da qualche parte che la lettura di questo libro può non essere compresa ma sicuramente fa credere di essere più intelligenti a chi ci è riuscito. Anche questa è una frase degna di Musil!

Il protagonista si chiama Ulrich che passa molte vicende intellettuali ed “era partito dalla luna “e dopo tutte le sue grandi esperienze “era tornato sulla luna”. La ferocia dell’autore si riversa in modo particolare sui personaggi femminili : dalla opulenta Bonadea fino alla stupenda piccolezza mentale di Diotima e sono pagine di una ferocia che rasentano la crudeltà… Forse si salva meglio la piccola Rachel , la servetta ebrea che osserva con occhio inconsapevolmente più lucido il grande inutile teatro che si svolge sotto i suoi occhi. Clarissa e Walter , la coppia di amici sono forse più vicini all’autore che tutto sommato riserva loro pagine di una maggiore pietà e il personaggio chiave, l’assassino Moosbrugger riemerge saltuariamente nel mega romanzo fino a rappresentare una sorta di alter ego del protagonista.Arnheim , il prussiano filosofo e finanziere mi viene da dire che rappresenti il pensiero germanico freddamente analizzato nel confronto con l’evanescente e già defunto impero austro-ungarico.Robert-Musil

Siamo nel 1913 , Musil scriverà il suo libro di una vita molti anni più tardi , quando tutto il mondo che ruota intorno alla casa del capodivisione Tuzzi sarà finito da un pezzo, quando si sarà resa inutile l’Azione Parallela pensata per festeggiare in maniera imponente i settant’anni di regno di Francesco Giuseppe , peraltro già morto prima di arrivarci , in confronto ai grandi festeggiamenti prussiani per il Kaiser Guglielmo secondo. Tutti travolti dalla storia che ha nel frattempo cancellato questo esilarante mondo descritto da Musil . In questa mia rilettura disordinata ho ripreso in mano sia il secondo che il terzo volume , non credo sia possibile una lettura organica di tanto materiale così eterogeneo.

Tutti e tre i volumi li ho già in parte letti , in tutti e tre c’è un segnalibro. Nel terzo volume , quello che raccoglie tanta parte del mega romanzo incompiuto, a pagina centocinquantatre i protagonisti, che nel frattempo non hanno neppure gli stessi nomi, arrivano ad Ancona . Sono pagine affascinanti nella descrizione di un mondo adriatico di luci e di profumi marini, peccato che l’azione si sviluppi in modo che questi capitoli restino sospesi , come molta parte della carsica forma di questo romanzo senza fine. Musil morirà nel 1942 , solo due volumi erano stati pubblicati e a distanza di molti anni tra l’uno e l’altro e con curiosità ho anche scoperto che la traduzione italiana avvenne con molto anticipo su quella francese. A chi gli chiedeva perché lui , non ebreo e non ricercato pubblicamente si fosse in realtà rifugiato in Svizzera rispondeva : perché in realtà tutti i miei lettori o erano ebrei o politicamente perseguitati. Gli aforismi di Musil sono addirittura raccolti in un volume a parte. Penso che oggi la sarcastica risposta sui suoi lettori si possa allargare a tutti coloro che hanno il tempo e la voglia di avvicinarsi a questo grande scrittore del Novecento.

Un’Arianna in più

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Pomeriggio d’estate , fa caldo e si aspettano le ore del tramonto per uscire. Per questo ho avuto l’occasione di vedere un’opera alla televisione che avrei disdegnato pensando tanto l’ho sentita tante volte , tanto ho il video di Salisburgo e invece ho passato due ore incantata a sentire , ma soprattutto anche a guardare una bellissima Ariadne a Naxos di Richard Strauss del Nationaltheater di Zurigo datata 2006 eccezionale sia come qualità musicale ma soprattutto per la bellissima messa in scena di Klaus Guth.Comincio dalla regia perché è da li che voglio partire : tutti conosciamo la storia di Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Naxos e del suo , diciamo così , ritrovamento da parte di Dioniso (o Bacco , come lo vogliamo chiamare). Ebbene l’isola di Naxos è un ristorante di Zurigo , perfettamente ricostruito in cui una donna sola , leggermente incline al bere per dimenticare , se ne sta seduta ad un tavolo nella sala vuota e sembra soffrire dei suoi ricordi mentre aspetta un ritorno abbastanza improbabile .

Già di per sé l’idea di una ristorante paragonato ad una lontana isola nelle Cicladi è abbastanza originale , poi quando la scena si anima di cameriere intente a riordinare i tavoli , di un gruppo di camerieri che tutto sommato pensano con un interesse molto maschilista alla donna sola , c’è anche una signora , diciamo così abbastanza esperta della vita che fa da ponte tra le tristezze della donna abbandonata e il resto della compagnia , tutto diventa perfettamente coerente. C’è anche un maitre , ci sono i clienti che entrano e la magia è che tutto funziona , la musica di Stauss sembra la giusta colonna sonora di questa seconda parte dell’Arianna che tutti conosciamo , ma che non avevo mai vista così valorizzata anche nell’intelligente testo di Hoffmannsthal in modo così pertinente. Nella prima parte dell’opera , quando cioè si assiste ai preparativi dei due spettacoli che saranno poi per volontà del signore della casa fusi in una unica rappresentazione , la messa in scena vuota si presta alla valorizzazione dei vari caratteri e qui decisamente grandiosa è la presenza di Alexander Pereira nelle vesti del perfetto maggiordomo , alter ego magistale ed ironico che in realtà comanda tutta la rappresentazione. Lui si è sicuramente divertito a recitare , ma ci divertiamo anche noi a sentirlo magnificare le sorti del teatro dove tutto deve funzionare…per divertire il suo pubblico. Un vero colpo di genio.

Torno alla messa in scena del pastiche dei due spettacoli che si dovevano susseguire . Anche il direttore dì’orchestra partecipa divertito e perplesso alla richiesta di assemblare il comico e il tragico mentre il regista (cieco) e il compositore che praticamente si è sparato per la disperazione si aggirano in cerca di dare un senso al loro lavoro. Tutto diventa fluido come la bellissima musica di Strauss che sicuramente si impenna all’arrivo di Bacco (e qui il pensiero corre ovviamente ad un certo Bacco leopardato che molti di noi conoscono) ma devo dire che nell’insieme così intelligente della messa in scena la sua assenza fa un pò meno male del solito. Una compagnia di canto perfetta : Emily Magee, che insieme a Elena Moşuc rivedremo a Salisburgo , regge più di venti minuti di silenziosi primi piani con una concentrazione di grande livello.a Moşuc , meravigliosa in questo contesto la sua aria di Zerbinetta , e anche Roberto Saccà regge bene la sua presenza di sconosciuto eroe che arriva a risolvere la triste solitudine della povera Arianna…al ristorante. Perfetti i quattro camerieri che poi si trasformeranno in quattro pesantissimi ragazzotti violenti , deliziose nella trasformazione in ninfe le kellerine in classica mise mitteleuropea di camerierine eleganti.

Tutto questo per dire che oggi non si può più pensare ad un teatro musicale privo di regia intelligente che nell’apparente tradimento ci rende con grande sapienza tutto il valore di un prezioso gioiello come è l’Arianna a Naxos di Strauss. Chiudo con un ricordo personale : l’ultima volta che la sentii a teatro fu alla Scala, dirigeva un grandissimo che ci avrebbe lasciato giovanissimo dopo non molto : Giuseppe Sinopoli , la regia era di Ronconi , la scena rappresentava l’Isola dei morti di Böcklin e lo spettacolo mi piacque tantissimo. Però questa volta questa messa in scena l’ho ricercata nella programmazione e me la sono registrata perché vale la pena di conservarla.