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Primo agosto , meno quattro . Come Forrest Gump comincio ad essere un po’ stanca . Comunque stamani l’ amica gentile mi ha proposto una cosa interessante . Andare ad ascoltare Claus Guth spiegare il suo Fidelio . Con lui c’è anche lo scenografo/costumista. Misteri della mente : Guth lo capisco , diciamo al settanta-ottanta per cento , il suo scenografo arrivo al massimo al venti. Poi Helga mi spiega che mentre Guth ha studiato alla Hauptschule di Monaco , l’ altro parla con accento tedesco del nord . Il primo ha un raffinato tedesco colto pieno di riferimenti classici , molti latinismi , il secondo , mi si dice , ha un tedesco piu moderno , piu attuale. Ovviamente c’ è un motivo piu profondo , quello che dice Guth in gran parte l’ho anche sentito in una intervista di Kaufmann. Sono amici e si frequentano dai tempi della scuola di musica di Monaco. Il suo Fidelio non ha riferimenti politici attuali , i personaggi vivono in un non luogo atemporale e ci sono anche delle ombre in doppio, ma questo lo vedrò a teatro.
Non ci sarà happy end , troppo tempo e’ passato e ha logorato le menti di Leonore e Florestan, . Ha detto anche altre molte cose sulla sua impostazione dello spettacolo, ma ovviamente aspetto di vederlo per parlarne con cognizione di causa. Una cosa curiosa su Jonas però l’ha detta : che ha i nervi d’acciaio e quando ad un ora dalla generale del Lohengrin a Milano hanno cambiato con i monitor tutto il secondo atto il nostro amato tenore non ha fatto , come si suol dire , una piega e tranquillamente ha eseguito le variazioni. Alla fine dell’incontro non ho resistito e sono andata a fargli i complimenti per quanto à bravo , ovviamente e volutamente in italiano. Sono in albergo afflitta da uno pseudo jazzista che suona per strada sotto la mia finestra…e gli battono pure le mani . avevo sperato non avesse successo cosi avrebbe cambiato la postazione…Concerto di Grigory Sokolov alla Grosse Festpielhaus. Sono in una loggia laterale in alto , è quello che ho trovato , qui tutto è a peso d’oro , anche gli abbaini , ma l’acustica è straordinaria . Penso anche che possa dipendere dal fatto che la sala è scavata nella roccia e questo la rende veramente insonorizzata . Potrei intitolare il mio diario di oggi “Aimez vous Schubert?” parafrasando un vecchio libro della Sagan. Ebbene io adoro Schubert e più lo sento e più mi piace. Non è comunque che tutto il programma non fosse bellissimo : prima parte Partita N. 1 di Bach e poi la sonata N. 7 di Beethoven.
Sokolov sembra l’omino di burro di Pinocchio , si allontana e torna a salutare senza espressione , ma tutta l’espressione la mette nelle sue mani e quando poi nella seconda parte , tutto Schubert, quelle mani si scatenano io parto “sturm und drang” . Sonata scritta nel ‘22 , dopo la prima grande crisi dovuta alla scoperta della sua malattia , è un grido dell’anima e mi manda nel pallone . Per i lettori colti e curiosi è la Sonata in la minore. Op.143 D 784. Poi Sei momenti musicali , tutti bellissimi e pieni di un rigoroso vigore. Scappo vergognandomi un po’ prima del bis , fuori piove di nuovo e io come al solito l’ombrello lo porto solo quando non serve.