Il Florestan di Jonas Stanislavsky Kaufmann

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Ultimo giorno , è scoppiato un gran caldo. Prima di addentrarmi nel racconto della serata spendo qualche minuto pomeridiano con notarelle  di costume. Questa Salisburgo è divisa in due tra il grande turismo di massa, che letteralmente la violenta nelle sue antiche stradine medioevali, e il pubblico del Festival. C’é un tale distacco, direi quasi epocale, che fa persino tenerezza. Nell’aggirarmi nei teatri, ovunque mi volga,  vedo smoking d’epoca ( veramente d’antan quelli bianchi)  e ho spesso la sensazione di stare in un grande ristorante , mi sembrano tutti camerieri! Tremolanti , con stampelle , in carrozzine , i ricchissimi vegliardi credo che non sentano neanche più bene la musica. Solo in alto , dove tutto costa un po’ meno ( si fa per dire ) si ha la sensazione di un ascolto consapevole , melomani incalliti , musicisti e aspiranti cantanti, il resto è silenzio direbbe il  Bardo .  Ogni tanto qualcuno/a ruzzola pure per le scale , sadicamente mi sento una ragazzina anche se poi gli specchi impietosi mi raccontano di appartenere già alla eletta schiera dei vegliardi. Rito nel rito, fuori nella strada tutti a fare “chi guarda chi” . So che stasera sarò guardata. Pare che questa prima sia la più ambita e la più elitaria del Festival…

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Strano questo mio amore per Fidelio. La prima volta fu alla Scala , dirigeva Muti , bellissime scene di Enzo Frigerio e c’era un ragazzo tedesco nel ruolo di Jaquino , non l’ho per niente memorizzato. Il programma poi non lo trovo più , il caro compagno della mia vita era talmente distratto che  li seminava al bar , dentro il palco , mentre si metteva il cappotto al guardaroba. Insomma il reperto magico non ce l’ho più. Ho perà il ricordo di essermi innamorata di questo Beethoven , di questo inno alla libertà , di questa Leonora/Fidelio . Insomma della protagonista.E stasera tutta l’attenzione della stampa , delle tv , dei social è per Florestano , saremo un po’ strabici? Una specie di santissima trinità: Franz Welser Möst, Claus Guth , Jonas Kaufmann.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan
Copyright:Monika Rittershaus

Riprendo dopo teatro : stasera un commento veloce , domani in viaggio sarò più dettagliata. A botta calda  : Jonas Stanislavsky Kaufmann salva ogni cosa , ormai non ha neanche bisogno di cantare , infatti il suo Gooot , peraltro cantato al buio e quasi fuori scena non era poi così lungo come una volta ; secondo metterei Welser Möst che ha diretto i Wiener in maniera prodigiosa , soprattutto la Leonora tre prima della fine , ultimo , in altri casi eccelso Claus  Guth , a furia di essere troppo intellettuali e ieratici qualche volta si affonda nella banalità di ritorno . Ma per tutto c’è una spiegazione e domani approfondirò meglio, mi aiuteranno come al solito le note al programma. Chi forse ha il diritto di essere perlomeno irritato è proprio Beethoven , gli hanno addirittura levato il lieto fine! Stop , faccio la valigia perche’ domattina il treno per Monaco aeroporto ce l’ho abbastanza presto. A teatro comunque il regista è stato buato di brutto.

Norma con Cecilia Bartoli

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Da dove comincio ? Non è stata una giornata particolare salvo forse l’affettuoso saluto del signor Schatz dell’omonimo konditorei,  che  ieri era chiuso  e puliva il negozio. Stamattina vedendomi passare mi ha salutato con un gesto di invito e cosî nel pomeriggio , di nuovo riverendomi, mi ha chiesto se era davvero buona la Kardinal schnitte . Gli ho detto in esperanto che è forse la cosa piu buona che giustifica un ritorno a Salisburgo. Per il resto e per la gioia delle galline ho visto Juan Diego Florez , lo conosco da quando appena ventenne cantava a Pesaro . Stasera grande recital per lui, ma io…mi sono regalata una Norma così fuori norma che ho dovuto comprare il programma/libretto anche se credo di averne diecine a casa.

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Ma volevo capire di più . Intanto la Bartoli canta divinamente e non è vero che ha una gestualità esagerata , anzi , visto il taglio dello spettacolo e la caratura del personaggio direi che era addirittura ieratica. Istintivamente guardando un poster con una foto di scena avevo pensato ad Anna Magnani. Infatti la famosa foto di Roma città aperta è addirittura nel programma. Quindi una Norma neorealista , con lieve accenno all’esercito occupante , quattro comparse all’inizio , sembrano proprio della Wehrmarcht, poi più nulla. I partigiani sono partigiani dappertutto uguali e Pollione (ho sempre pensato un destino nel nome) ha un classico trench anni quaranta. Ma  lo spiazzamento notevole l’ho avuto a livello musicale . Le voci sono molto diverse dal solito: Adalgisa è un soprano leggero e il sullodato è un tenore di grazia , la Bartoli è un mezzo con vocalità , solo Oroveso resta un basso , anche se qui lo canta magnificamente Michele Pertusi. Corro a leggere le note : in effetti c’e come uno slittamento vocale , documentatissimo con i riferimenti ai cantanti dell’epoca . Quindi una interessante rivisitazione molto ragionata e devo dire con pregevoli risultati.

Scordate tutte le lance , i Druidi , gli effettacci , visti anche recentemente. Qui siamo in un rigore filologico notevole e l’opera ne acquista in drammaticità  mentre la storia di questo sacrificio d’amore diventa anche emotivamente molto più vicina a noi. E’ come un binocolo rovesciato , ma nel quale si vede tutto più chiaro. L’orchestra La scintilla , un ensamble zurighese è parte integrante dell’operazione ed è diretto da Giovanni Antonini, coro della Radiotelevisione svizzera. La regia Moshe Leiser/ Patrice Caurier. Gli interpreti oltre a Cecilia Bartoli – ma perché in Italia ce l’´hanno con lei ? la sua Casta diva, senza fronzoli ,  è da manuale – Pollione John Osborn , vocalità chiara e dizione perfetta , Adalgisa una giovanissima messicana Rebeca Olvera, intensissima. Nel programma c’e un bel saggio di Giovanni Gavazzeni , in tedesco! Ci metterô un paio d’ore per ri..tradurlo.

Suken Karte , bitte

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Domenica 2 agosto. Data la scarsa possibilità di gite a causa della pioggia battente ed essendoci nel Duomo di Salisburgo addirittura due messe consecutive di Mozart : una,  mai sentita e bellissima, la Credo Messe,  che ascolto per intero volentieri,  e poi la Missa brevis in si bemolle maggiore con due cori , quello della Cattedrale che aveva cantato anche prima al quale si aggiunge l’Hongkong Children Choir , una delizia di bambini in divisa da scolaretti. Penso di restare a godermi la musica. Arrivano silenziosissimi , ciascuno col proprio zainetto e la sacca portaabiti con il cambio per la Messa.   Mi fermo un pò per ascoltarli ma, benchè siano veramente tanti , il grande coro in alto nella navata centrale fa perdere la gioia di queste piccole voci infantili che proprio non si sentono . Sono deliziosamente fragili come i loro proprietari. Esco nel nubifragio , il meteo parlava di isolati temporali…Vado con scarse speranze all’entrata del Festpielhaus. C’è la generale del Fidelio , folla di “suken Karte , bitte” sotto gli ombrelli . I fortunati gioiosi che hanno l’invito li vedi dalla faccia sorridente. Non riesco a capire che tipo di pubblico sia , mi pare molto locale, non vedo stampa o sponsor , forse sono anche i parenti degli orchestrali e del coro . Nessuna speranza di imbucarmi , non vedo proprio nessuno che conosco.

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Dopo essermi inutilmente bagnata sotto lo sgocciolamento degli ombrelli vado a mangiare i prodotti tipici locali . Fidelio lo vedrò in pompa magna alla prima. Mi aspetta un concerto importante , ne leggo già su Fb , è stato a Milano nei giorni scorsi, ne ha parlato in modo entusiasta una persona che stimo e poi…la Quarta di Mahler. Insomma parto felice …e torno al settimo cielo . Io non l’avevo MAI sentita cosi perfetta , celestiale , lieve , un’esecuzione incredibile! Non sapevo niente di questa orchestra ungherese , anzi piu esattamente non pensavo ci potesse essere in Europa un’orchestra all’altezza dei Wiener, che ho sempre amato piu dei Berliner ultimamente , ma che nel cuore della vecchia Europa , proprio nel cuore antico si nascondesse un cosi raro esempio di virtuosismo orchestrale proprio non me lo immaginavo.

Diretti da Ivan Fischer, con la voce solista di Miah Persson e poi alla fine , come bis incredibile , tutta l’orchestra in coro a cantare con la solista prodigiosa il Laudate Domini di Mozart. Leggo nei tanti commenti entusiasti che hanno fatto seguito all’entusiasmo di Francesco Maria Colombo che esiste una registrazione di Fischer della quarta di Mahler dal Concertgebouw di Amsterdam. Sarà da ricercare per le giornate tristi. Per la cronaca del mio blog devo dire che anche la prima parte del concerto non era male . Bartok , Pezzi magiari e il Terzo concerto per pianoforte e orchestra con un solista all’altezza di tutto il resto , Yefim Bronfman. Se vogliamo trovare un unico neo , ed a Salisburgo proprio non me lo aspettavo,  un caloroso applauso dopo il primo tempo della Quarta…mala tempora…

Aimez vous Schubert?

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Primo agosto , meno quattro . Come Forrest Gump comincio ad essere un po’ stanca . Comunque stamani l’ amica gentile mi ha proposto  una cosa interessante  . Andare ad ascoltare Claus Guth spiegare il suo Fidelio . Con lui c’è anche lo scenografo/costumista. Misteri della mente : Guth lo capisco , diciamo al settanta-ottanta per cento , il suo scenografo arrivo al massimo al venti. Poi Helga mi spiega che mentre Guth ha studiato alla Hauptschule di Monaco , l’ altro parla con accento tedesco del nord . Il primo ha un raffinato tedesco colto pieno di riferimenti classici , molti latinismi , il secondo , mi si dice , ha un tedesco piu moderno , piu attuale. Ovviamente  c’ è un motivo piu profondo , quello che dice Guth in gran parte l’ho anche  sentito in una intervista di Kaufmann. Sono amici e si frequentano dai tempi della scuola di musica di Monaco. Il suo Fidelio non ha riferimenti politici attuali , i personaggi vivono in un non luogo atemporale e ci sono anche delle ombre in doppio, ma questo lo vedrò a teatro.

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Non ci sarà happy end , troppo tempo e’ passato e ha logorato le menti di Leonore e Florestan, . Ha  detto anche altre molte cose sulla sua impostazione dello spettacolo, ma ovviamente aspetto di vederlo per parlarne con cognizione di causa. Una cosa curiosa su Jonas però l’ha detta : che ha i nervi d’acciaio e quando ad un ora dalla generale del Lohengrin a Milano hanno cambiato con i monitor tutto il secondo atto il nostro amato tenore non ha fatto , come si suol dire , una piega e tranquillamente ha eseguito le variazioni. Alla fine dell’incontro non ho resistito e sono andata a fargli i complimenti per quanto à bravo , ovviamente e volutamente in italiano. Sono in albergo afflitta da uno pseudo jazzista che suona per strada sotto la mia finestra…e gli battono pure le mani . avevo sperato non avesse successo cosi avrebbe cambiato  la postazione…Concerto di Grigory Sokolov alla Grosse Festpielhaus. Sono in una loggia laterale in alto , è quello che ho trovato , qui tutto è a peso d’oro , anche gli abbaini , ma l’acustica è straordinaria . Penso anche che possa dipendere dal fatto che la sala è scavata nella roccia  e questo la rende  veramente insonorizzata . Potrei intitolare il mio diario di oggi “Aimez vous Schubert?” parafrasando un vecchio libro della Sagan. Ebbene io adoro Schubert e più lo sento e più mi piace. Non è comunque che tutto il programma non fosse bellissimo : prima parte Partita N. 1 di Bach e poi la sonata N. 7 di Beethoven.

Sokolov sembra l’omino di burro di Pinocchio , si allontana e torna a salutare senza espressione , ma tutta l’espressione la mette nelle sue mani e quando poi nella seconda parte , tutto Schubert, quelle mani si scatenano io parto “sturm und drang” . Sonata scritta nel ‘22 , dopo la prima grande crisi dovuta alla scoperta della sua malattia , è un grido dell’anima e mi manda nel pallone . Per i lettori colti e curiosi è la Sonata in la minore. Op.143 D 784. Poi Sei momenti musicali , tutti bellissimi e pieni di un rigoroso vigore. Scappo vergognandomi un po’ prima del bis , fuori piove di nuovo e io come al solito l’ombrello lo porto solo quando non serve.

Maria Agresta al Mozarteum

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Terzo giorno , torna il sole e la voglia di andare in giro . Vado alla ricerca della tomba di Haydn nelle catacombe  del convento di  San Pietro. Io penso sempre alle catacombe come qualcosa che vada per l’in giu e invece queste sono tutte in salita, scavate nella roccia e le scale sono decisamente faticose da salire. Ma ne vale la pena : dall’alto il cimitero ordinato , con le tombe coperte di fiori , ispira veramente una gran pace ,le folle turistiche si fermano intimorite da tanta pace , per fortuna.

Vicino ad Haydn c’ è anche la sorella di Mozart e soprattutto un  bellissimo pannello del ‘600 con una ingenua e terrificante Totentanz… Sei riquadri con le scritte in latino e tedesco gotico , bianco e nero , mi incanto a leggermelo tutto e il ragazzo gentile addetto all’entrata mi regala la brochure , vorrei pagarla ma mi fa il gesto del regalo . Si vede che gli piace quando qualcuno si ferma a pensare in silenzio.

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Serata bellissima al Mozarteum . Canta Maria Agresta e la sala  tutta stucchi e ori (quante volte vista su Classica ) è  pIena di un pubblico particolare , raffinato , non mondano. Il programma parte da una preziosa aria barocca e prosegue con intelligente cronologia con testi in francese e in italiano. Un repertorio inedito per i più da queste parti , forse anche inusuale , ma la splendida vocalità  di Maria conquista tutti e alla fine è proprio con un’ovazione che la salutano dopo i due festeggiatissimi bis. Intorno a me signore tedesche mi fanno i complimenti per la felice serata, hanno capito che ero italiana.

Vado a salutare Maria , garbata  e felice del successo , elegante nei due abiti messi nelle due parti del programma , come una vera diva salisburghese , solo molto più elegante di molte blasonate cantanti d’oltralpe. Il suo accompagnatore ha avuto una incertezza iniziale , lei molto carinamente ha sorriso… C’era a salutarla anche , orgogliosissimo , il maestro Gianandrea Noseda , Maria non solo è una nuova grande cantante , ma anche una donna deliziosa.  Il  marito sorridente e orgoglioso le stava vicino. Spero di poterla risentire presto nei nostri teatri , giovane e bella saràsicuramente tra poco una diva , ma sono sicura che non perderà la sua aria serena di chi è sicura del proprio canto e della propria professionalità. Complimenti Maria!