Lo confesso , i selfie proprio non li so fare : probabilmente il mio braccio è troppo corto , la tecnica di posizionamento rispetto alla mia immagine sbagliata , certo è che se per qualche momento di demenza ci provo poi cancello di corsa l’orrore che ho provocato .
Eppure ho sempre amato fare fotografie, anzi ho sempre avuto la passione anche per le macchine fotografiche e senza essere un vero esperto fotografo qualche volta per caso le foto mi sono venute pure belle .
Adesso poi se ne fanno di valide anche con uno smartphone anche se comunque a teatro ricorro ancora a qualcosa di più adatto : la mano che trema nello scatto non si addice al palcoscenico .
Forse è una questione generazionale , basta avere trent’anni meno di me e vedo delle persone ( anche i miei figli ) capaci di selfie anche divertenti.
Pure il mio cantante preferito li fa con allegria con le mie care amiche attempate , tanto lui viene sempre bene!
Ma dove , selfie a parte, la mia incapacità diventa orgoglio è quando la mia ritrosia diventa una scelta etica.
Certi selfie con le cose che abbisognerebbero di pudore sono contenta di non saperle fare e in questi giorni sono veramente scandalizzata dal selfie con la mummia del santo perché qui si rasenta , forse involontariamente , l’orrore.
Ricordo che una volta durante un bel viaggio culturale in Polonia in cui scattai tante bellissime foto al momento di entrare sotto la terribile insegna Arbahit macht frei di Auschwitz misi la macchina in borsa e di quellla visita ho tanti ricordi emotivi , ma nessuna fotografia.
La memoria ha bisogno di silenzio e in certi momenti anche il clik può diventare un rumore di troppo.
Per chiudere questa breve riflessione sull’uso della fotografia penso a tutte le torme di turisti sul vaporetto a Venezia che non vedono più niente che non sia filtrato dall’obbiettivo di qualunque apparecchiatura riproducente .
Sicura che per vedere cosa hanno realmente visto molti di loro devono tornare a casa e guardare con nostalgia tutto il loro materiale digitalizzato.
Per molti la memoria è già diventata un dischetto o una pennetta USB.