Se nelle sfere celesti ancora aleggia lo spirito di Gustav Mahler potrà finalmente pensare che il suo struggente canto d’addio ha trovato magicamente l’ interprete perfetto.
. La voce unica di Jonas Kaufmann ha interpretato Das Lied von der Erde con apparente disarmante semplicità mentre seguiva lo spartito ,strumento magico tra gli strumenti dell’orchestra , praticamente cantando ogni nota della partitura.
É stato flauto , viola , percussioni , la sua testa oscillava tranquilla seguendo ritmicamente ogni passaggio , spettacolo nello spettacolo e ci si poteva dimenticare della sua avvenenza , della sua maestria , del suo fascino .
Bastava seguire la voce magica che si snodava tra i Lieder, passando da un registro all’altro senza perdere mai la coloratura e la tonalità , l’aspetto che colpiva di piû era l’apparente semplicità di chi pur sapendo di stare scalando una montagna impervia lo stava facendo con tranquilla serenità.
Non é consueto vedere i Wiener Philahrmoniher ascoltare incantati una voce ,loro che sono a mio avviso la piû affascinante compagine orchestrale al mondo , umilmente al servizio di questo cantante unico capace di cimentarsi in questo straordinario esperimento.
Il dialogo tra le due voci diventa con lui una sola riflessione dell’anima , la dimensione apparentemente onirica del registro basso s’intreccia con la voce piû terrena del registro tenorile
Il TCE non gratifica allo stesso modo in ogni ordine di posti , spero che la registrazione per il futuro Dvd fatta al Musikverein renda meglio giustizia dell’attenzione con cui Jonathan Nott ha accompagnato , direi con umiltà , questo evento eccezionale.
Ho avuto la gioia di salutare Jonas all’entrata degli artisti : avevo da dargli un piccolo scherzo e una più seria informazione circa uno scritto di Mahler a Bruno Walter che auspicava solo voci maschili . Sullo scherzo si é fatto la sua famosa risata , sulla mia piccola ricerca ha detto serio , ah molto interessante . Ma la cosa che colpiva in lui , col solito sacco in spalla per il frack , con la solita incredibile maglietta fantasia era l’aria di un ragazzo che stava andando in vacanza .
Ebbene , la stessa aria leggera ce l’aveva alla fine quando perso nei sette ” Ewig” ci lasciava incantati nel magico silenzio della chiusa e lui riprendeva la sua aria di ragazzo felice , semplicemente contento del proprio dovere compiuto .
Allora ho pensato alle sue vecchie interviste quando raccontava che da piccolo a casa ascoltava spesso la musica ” difficile ” della sua famiglia .
Quella musica gli é cresciuta naturalmente dentro , solo amando Mahler in quel modo totale si riesce a seguire come fa lui con le piccole oscillazioni della testa ogni seppur piccolo passaggio , completamente immerso nel suono.
Avevo scritto di avere avuto un pô di disavventure per questo viaggio a Parigi , non avrei mai creduto di vivere una delle piû emozionanti esperienze musicali della mia vita .
Ci ho messo qualche minuto davvero per uscite da una sorta di apnea mentale alla fine del concerto.
Che dire , un’altra volta : grazie Jonas , purtroppo per me Das Lied von der Erde non potrà avere altro interprete al di fuori di te.
Ora vengo ad analizzare , per i melomani seri , la sinfonia di Lieder testo per testo :
Das Lied von der Erde fa parte dell’ultimo stile mahleriano spesso definito come “ la trilogia dell’addio al mondo “ insieme alla Nona e all’incompiuta Decima.
Il compositore partì dall’idea di una sinfonia di Lieder , in realtà non è né una sinfonia e neppure una raccolta di Lieder : e’ un unicum a sé , un’opera in forma totalmente originale.
Tra le circa quaranta poesie della raccolta di Behtge Die chinesische Flöte Mahler scelse sette testi , unificandone due per l’ultimo Lied.
Testi classici cinesi su cui intervenne con poche alterazioni che adattò al suo modo di sentire legando in qualche modo alle sue origini ebraiche la scia del pensiero negativista ottocentesco:
il primo Lied Das Trinklied vom Jammer der Erde doveva essere il titolo per l’intera raccolta : Nascere e vivere è male , nell’apparente inno alla giovinezza ci ricorda amaramente che “ oscura è la vita , oscura è la morte”.
Il secondo Der Einsame in Herbst è uno scenario limpido , opposto al primo : limpido e fresco, qui la natura appare felice e amica e in qualche strano modo è stato osservato che ci riporta a uno dei Vier letze Lieder di Strauss ( beim Schafengehgen).
Nel terzo Von der Judend un gruppo di amici eleganti conversano amabilmente nel padiglione di porcellana , le loro immagini si riflettono nello stagno ,specchio speculare in tinte lievi di un mondo fermato tra il passato e il futuro.
Von der Schönheit :la fanciulla guarda con desiderio il forte cavaliere , nel Lied si respira il senso di una forte sensualità : il desiderio comunque è destinato a congelarsi , prevale la poetica mahleriana del“ troppo tardi”, l’amore è perduto
Der Trunkene im Früling , ricorda nel suono dell’uccellino che canta un’eco lontana dei Gesellenlieder , perché destarsi se la vita è soltanto sogno?
Der Abschied , la chiusa stupenda : ritorno ai miei luoghi canta il cavaliere , ma quali luoghi per Mahler , straniero dovunque? boemi tra gli austriaci , austriaco tra i tedeschi , ebreo in tutto il mondo…..sono parole sue.
La Cina raccontata in flagrana non ha sonorità orientali , non c’è esotismo: ci racconta di un limbo dell’anima , una chiusa definitiva dell’artista dal mondo.
dunken ist das Leben , ist der Tod.
Ebbene nel suo canto Kaufmann ci dimostra ancora una volta la sua crescita dal punto di vista professionale .
Tutti noi abbiamo amato la sua interpretazione di tenore nella imperdibile edizione diretta da Abbado .
Ebbene adesso lui è più maturo , anche nei tre Lied nella tonalità tenorile il suo canto è più recitato ,forse meno incisivo , più interiorizzato direi.
Nella parte della voce bassa resta tutto più sussurrato , per noi tutti che lo ascoltavamo era la parte più interessante da sentire anche con curiosità.
Dove comunque è stato magico lo è stato nell’Addio . da lui e da tutti tanto amato e mi ha fatto anche capire quanto desiderio avesse di cantarlo.