Otello
Si comincia bene. Dopo una giornata afosa , con un cielo bassissimo e carico di pioggia il temporale breve e violento si scatena pochi minuti prima dell’inizio dell’opera . Inizio suggestivo ..registicamente parlando.
L’allestimento bellissimo viene dal Festival di Peralada e credo che si avvantaggi della suggestione del grande fondale del muro dello Sferisterio.
Complimenti al direttore artistico per averlo scelto!
Nei bellissimi costumi un gruppo di mimi moltiplica l’effetto torbido delle azioni del crudele Jago ,un grande Roberto Frontali, vero protagonista di questa messinscena .
Otello , Stuart Neil , ingombrante fisicamente , dalla vocalita’ dura , la dizione improbabile , diventa piu strumento della storia che protagonista . Mi dicono che la performance alla quale ho assistito sia stata la sua migliore . In effetti il suo ” niun mi tema” era abbastanza coinvolgente, meno nella grande scena d’amore ” già nella notte densa…” nella quale l’erotismo era tutto e soltanto nella musica . Jessica Nuccio all’esordio nel ruolo di Desdemona , acerba e tenera e’ una promessa che sicuramente manterra’ . La sua grande scena dell’ultimo atto dalla Canzone del salice fino alla preghiera e’ stato un crescendo da brividi e non era solo per il vento iimpetuoso che l’ ha addirittura denudata nel momento violento della morte, un attimo pulp magari non voluto , ma che ha aggiunto un brivido di autentico realismo.
Cassio , Davide Giusti , giovane ed elegante nella bella divisa sobria ( tutti eleganti i costumi di grande semplicita’ ed effetto cromatico ) promette bene . Gli ho anche detto che il suo e’ un ruolo che puo’ essere foriero di buon avvenire.
Molto bravi tutti gli altri a cominciare dall’ Emilia di Tamta Tarieli fino al sicuro Giacomo Medici , una buona presenza locale.
Scenografie essenziali , con movimenti a vista di sicuro effetto . Apprezzabili le proiezioni video …il grande schermo maceratese ne diventa un moltiplicatore fantastico.
Il regista Paco Azorin , giustamente premiato in Spagna , merita di essere segnalato per l’eleganza e l’essenzialita ‘ con cui ha condotto con efficacia la tragica storia . Dopo tante “intzenierungregie” stranianti mi ci voleva qualcosa di piu’ mediterraneo.
Ottima la vibrante prestazione del Coro lirico marchigiano preparato con professionalita’ dal maestro Morganti.
Riccardo Frezza dirige con sicurezza l’Orchestra Filarmonica Marchigiana di questo Verdi sublime , sfumando per fortuna gli echi del lato verdiano giovanile . Qui , nell’opera della grande vecchiaia sentiamo la zampata del leone alle prese con il suo amato Shakespeare ,capace anche di gettare un guanto di sfida a quel …concorrente tedesco che ne minava il primato.
Seconda opera :
Trovatore
Allestimento gia’ collaudato , cupo e nero quanto di piu’ non si puo’ . Direi un onesto prodotto da arena estiva , ma forse non sono obbiettiva con i tempi che corrono.
Il grande successo e’ principalmente dovuto ad una grande Leonora , una Anna Pirozzi in continua ascesa dal bellissimo canto spiegato , dalla coloratura classica . Una di quelle voci “antiche” che non aspetti al varco dell’acuto ma che vanno su con naturalezza e pulizia vocale .
Accanto a lei un Conte di Luna di tutto rispetto , Marco Carta , la solita grande tradizione italiana dei baritoni .
Manrico un diligente Piero Pretti il cui unico difetto ( se di difetto posso parlare perche’ la colpa e’ mia ), e’ di essere un cantante che pur senza una grande potenza e un aspetto piu che decente non riesce a trasmettermi nessun brivido . Troppo incombe su di lui la memoria di quanti passaggi vocali , di quanta espressivita’ potrebbe avere il ruolo .
Un esempio fra tutti : “non son tuo figlio? ” non e’ una frase fatta’ ma un dubbio atroce , una richiesta che qui non viene accentuata …e chi son io? Ebbene le note c’erano , il dubbio no.
Azucena , Enkelejda Shkosa, regge bene il ruolo anche se la sua vocalita’ e’ un po’ troppo chiara e la sua splendida battuta ..d’una zingara e’ costume muover senza disegno…sua patria il mondo… .se la gioca male .
Questa e un’opera dall’ignobile trama , se il libretto non viene valorizzato diventa quel polpettone del quale apprezziamo le grandi arie adatte al pubblico vacanziero ,ma c’e tanto di pù nella partitura verdiana.
Comunque il colpo di genio musicale del Miserere seguita a restarmi dentro con un brivido ogni volta …il coro nello sfondo , Leonora al proscenio , Manrico progioniero nella torre . Il solito viva Verdi nel cuore .
Nella serata del sei agosto mancava il direttore Daniel Oren . Senza niente togliere al buon sostituto forse qualcosa nella lettura verdiana ci e’ mancata.
Un po’ inquietante il fantasmino bruciacchiato del presunto Garcia , effettaccio a favor di pubblico la grande fiammata che inonda tutti i sessanta metri del palcoscenico nel finale.
Brivido vero il povero tenore che e’ arrivato all’applauso dolorante e zoppicante in maniera vistosa .
Non stava letteralmente in piedi con una evidente smorfia di dolore sul viso , si era infortunato salendo spavaldamente dalla scala laterale.
Il Manrico azzoppato , versione Sferisterio . Pericoloso fare il tenore a Macerata.
Terza opera.
La Norma
Un’ autentica sorpresa la bellissima messinscena con la regia a quattro mani di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi che mi sono permessa di importunare al tavolo del caffe’ prima dello spettacolo .
Mi hanno subito detto di ricercare la fonte della loro ispirazione in una artista sarda : Maria Lai , scomparsa da qualche anno le cui opere suggestive si avvalevano di corde , intrecci , legami . Mi raccontano della sua opera forse piu’ famosa : Legare il vento quando riusci’ ‘ a legare un intero paese, Ulassai , a dimostrazione del legame che comunque intreccia le vite di chi ci vive .
Partendo da questa suggestione hanno costruito la loro Norma con l’aiuto della scenografa Federica Parolini e della costumista Daniela Cornigliano.
Le suggestive scenografie : crovigli di nodi , nodi tutti che intrecciano le vite dei personaggi del famoso dramma belliniano.
Una partenza borghese , una bianca famiglia che gioca : papa’ , mamma e due bambini ,poi tutto s’intreccia e calano i mille grovogli , le reti del destino.
Bella questa Norma originale e raffinata che chiude per me la tripletta maceratese alla quali ho aggiunto un po’ di prova della Medea ( spettacolo di Francesco Micheli a favore di Medici senza frontiere ) che non vedro’ perche saro’ gia a Pesaro . Da quel che ho visto mi e parso molto interessante , ma non si puo’ avere il dono dell’ubiqiuita’…..
Tornando a Norma ottima la compagnia di canto : Maria Jose’ Siri , Norma , Rubens Pellizzari Pollione con una particolare menzione all’Adalgisa di Sonia Ganassi che nonostante un notevole abbassamento di voce durante la rappresentazione ha dimostrato tutta la sua grande professionalit portando a termine la sua performance.
Attenta la direzione dell ‘OFM da parte di Michele Gamba e il consueto elogio al Coro Bellini diretto da Carlo Morganti .