Torno a Pesaro dopo molti anni di latitanza . I sessanta chilometri che la separano da Ancona erano diventati troppi per tornare di notte da sola in macchina tra una fila di Tir ed ecco la nuova risoluzione . Mi faccio la tre giorni pesarese.
Prima sera .
La donna del lago ovvero …mi ricordo , si mi ricordo ….
Correva l’anno domini .1981 cantavano la Ricciarelli e la Valentini Terrani ‘ piu’ Samuel Ramey , dirigeva Maurizio Pollini. . Le scene e la regia erano di Gae Aulenti ..e c’era il lago , la barca , il sogno , la brughiera . Una meraviglia la scoperta di questo strepitoso Rossini . Ne rimasi incantata.
Poi gli anni passarono e vidi Donne del lago in bacheca londinese , in brughiera con tartan orribile dal Met , insomma speravo tanto in Michieletto
Il quale invece si e’ fatto epigono di Klaus Guth : se non fa tutto in una stanza non si diverte , i doppi sono ormai un’appannaggio obbligatorio . Ci ha messo pure il canneto del Lohengrin con relativa pozza a simulare il lago ( pochi centimetri ) i lampadari che scendono a indicare la reggia , il fotofinish di gruppo .
E bisogna capire che lei sposa il povero Malcom , ma amava il Re , grazie tante! I due vecchi sconsolati ricordano , la vecchia ( parente della strega di Olivier Py?) incombe , Il vecchio marito ha ricordi rabbiosi , storia nella storia , per fortuna che una cosa non ha potuto levarla : la meravigliosa musica rossiniana , i cori strepitosi , la coinvolgente direzione di Michele Mariotti sempre piu bravo e sicuro nella sua approfondita conoscenza rossiniana, il vero protagonista della serata.
Ovviamente la parte del leone la fa Juan Diego Florez , di casa anche in senso letterale qui a Pesaro , ma tutto il cast merita l’encomio , soprattutto la rivelazione Salome Jicia , il Malcom di Varduhi Abrahamyan e il Rodrigo di Michael Spyyres , ma sono davvero tutti bravissimi
Un coro eccellente , un’orchestra coi fiocchi , dal punto di vista musicale una serata fantastica. Non sono sicura pero’ che il grande recanatese avrebbe pianto le sue lacrime di commozione come quella volta a Roma al Teatro Argentina nel 1823.
Ad occhi chiusi un godimento , anche nel bruttissimo palazzetto pieno come un uovo di stranieri entusiasti .
Aneddotto divertente : nella lunga fila serpentosa per gli scarsi bagni parlo con cordiale signora evidentemente d’oltralpe. Le chiedo : tedesca e lei fiera , no bavarese, siamo subito diventate amiche!
Seconda sera
Il turco in Italia
Straripante regia di Davide Livermore in questa ripresa dello spettacolo gia’ collaudato del Rof. Il Turco e’ una delle opere buffe di maggior successo del grande pesarese e come giustamente si evidenzia nella colta presentazione del programma sono evidenti le similitudini con le mode viennesi delle turcherie , la’ molto in voga e che anche da noi trovavano notevole gradimento .
Vi e’ inoltre un’altra evidente similitudine con il grande momento mozartiano del periodo . L’amaro giocoso del Cosi’ fan tutte e’ sicuramente ben presente nel gioco degli scambi di coppia , nella dolorosa constatazione del marito geloso e maltrattato che ..cosi’ fan tutte ( o quasi ).
Divertente e addirittura pirandelliana la voce del regista in scena , motore della storia e deus ex machina onnipresente .
Personalmente ho trovato alla lunga un po’ stancante l’affastellarsi di trovate , la paura dell’horror vaqui che fa straripare la scena di comparse e mimi ogni momento come dire che il gioco e’ bello ma dura un po’ troppo.
Il protagonista Erwin Schrott sicuramente ben dotato scenicamente e’ sempre sopra le righe , lo avevo lasciato da poco Don Giovanni a Monaco e lo ritrovo pari pari con il suo repertorio di mossette qui a Pesaro . La voce e’ forte e sicura , la preparazione forse un po’ meno.
Decisamente sottotono vocalmente Olga Peretyatko , comunque deliziosa ed elegante , non meritava le piccole contestazioni ricevute , non tutte le sere si puo’ essere in perfetta forma.
Il migliore in assoluto Pietro Spagnoli , di gran lunga il migliore in scena , sia come voce che tecnica rossiniana sicura ,buone le prestazioni di Nicola Alaimo e di Pietro Adaini , brava la sacrificata fisicamente Cecilia Molinari . Insomma bisogna dire che il livello di canto e’ per tutti decisamente all’altezza della tradizione.
Alla bacchetta e alla direzione del coro due donne giovani , belle e bionde, rispettivamente Speranza Scappucci e Mirca Rosciani . Possono migliorare entrambe.
Terza sera
Ciro in Babilonia
Il cosiddetto Oratorio quaresimale di ispirazione biblica diventa ovviamente tutta un’ altra cosa nelle mani dell ‘immaginifico Rossini . Anche con tutti i rifacimenti , parti riutilizzate , apocrife e recuperate resta sempre una piacevole riproposta, soprattutto se sul podio troviamo un vero grande direttore .
Quando si dice chiudere in bellezza! Questo Ciro in Babilonia e’ l’autentica sorpresa di questo ROF, un godimento e una gioia che dura tre ore che diventano un attimo.
L’improbabile storia che esce nientemeno che dalla Bibba , profeta Daniele che qui diventa deliziosamente Daniello , crudelissimo re assiro Baldassarre , povero re Ciro , tutto virato come un fim muto in bianco e nero con spettatori anche loro d’epoca . Non mancano le didascalie classiche e la storia vola sulle note di un autore che rivela gia’ il suo grande genio musicale.
Sotto la preziosa , elegante bacchetta di Jader Bignamini strepitose voci a cominciare dalla grandissima Ewa Podles , Baldassarre di Antonino Siracusa l’avvenente Amina di Pretty Yende , l’aria su una sola nota di Isabella Gaudi , comunque tutti perfetti anche nella gestualita’ d’epoca .
Regia geniale di Davide Livermore che si e’ divertito a raccontarci con ironia una storia che sembra uscita dal Museo del Cinema di Torino . Costumi strepitosi nel bianco e neo assiro-babilonese modello Babilonia di Griffith di Gianluca Falaschi e bellissime scene e proiezioni video di Nicolas Bovey . Orchestra e Coro del Comunale di Bologna , direttore Andrea Faidutti.