Quando nel 2010 alla Philharmonia di Berlino fu celebrato il centenario della morte di Gustav Mahler Claudio Abbado scelse Das Lied von der Erde e per la commemorazione furono chiamati a cantare una contralto molto famosa Sophie Von Otter e un giovane tenore già affermato ma ancora emergente Jonas Kaufmann.
Quel concerto , ripreso dalla televisione divenne una preziosa testimonianza della grande capacità di Kaufmann di cantare Mahler e per molti fu anche una scoperta di questa sua versatilità.Ho visto molte volte quel video e mi sono divertita a osservare il tenore mentre la sua collega cantava i tre Lied per contralto.Teneva la testa bassa seguendo la musica e credo che già in quel momento gli fosse balenato il pensiero di eseguire il concerto per intero con la sua sola voce.
IL 23 giugno dello scorso anno a Parigi lo avevo aspettato all’entrata degli artisti per dargli una cosa stupida e una cosa seria .
Quella seria era la testimonianza tratta dalle memorie di Bruno Walter nelle quali raccontava quanto a Malher sarebbe piaciuto che a cantare la sua sinfonia per voci e orchestra potessero essere solo voci maschili. La fotocopia della nota la consegnai a Jonas che mi ringraziò stupito , non la conosceva ( o forse con il suo garbo finse di non conoscerla).
Leggendo il ciclo di poesie cinesi alle quali il compositore si era ispirato si nota che specialmente l’ultimo Lied ,( der Absched ), frutto da parte di Mahler della fusione di due liriche ,conferma che il testo sembra essere molto più indicato per una voce virile.
Mi piace ripassare qui la serie di poesie usando la traduzione italiana e l’originale tra parentesi perché è bello anche capire come il ciclo ,formato negli ultimi anni del grande compositore , quando volendo aggirare la convinzione che non si potesse più scrivere una Nona sinfonia dopo Beethoven, si affidò a questa composizione strana .
Mahler la compose in quel suggestivo maso al confine della Val Pusteria ,che ho amato spesso visitare nelle mie gite in montagna ,quando era già molto malato e molto provato anche dalle sue vicende personali
In reltà poi scrisse anche una Decima , ma che poi in effetti rimase incompiuta.
Già il primo capitolo : il canto del dolore della terra ( Das Trinklied vom jammer der Erde ), con quella chiusa : Dunkel ist das leben , ist der Tod ci porta verso la chiave di lettura più vera della composizione :una sorta di testamento come incipit.
Più noti e più ascoltati i tre Lied per voce di tenore e che voce! Meno importanti per i kaufmaniani quelli che si intercalano con voce di contralto.
Nomino di seguito gli altri :Il solitario in autunno ( Der Einsame in Herbst ) , della giovinezza ( von der Jugend ), della bellezza ( von der Schönheit ) per arrivare al clamoroso ubriaco in autunno ( der Trunkene im Frühling), quando ormai , dopo avere scherzato con l’uccellino il protagonista conclude nel vuoto esistenziale : che me ne faccio della primavera , lasciatemi ubriacare !
( lasst mich betrunken sein!)
E infine l’addio Der Abscheid . Mi ricordo di avere sentito Bernstein affermare durante le sue straordinarie lezioni newyorchesi ai ragazzi che non esiste musica più bella di quella che chiude questo Lied.
A Parigi , quel giorno caldissimo dello scorso giugno ero in platea e la cosa che più mi dispiaceva era il pensare che non avrei più rivisto Kaufmann cantare con tutto il corpo , seguire con totale partecipazione ogni nota .
Poi in realtà per vie segrete e preziose avevo avuto il dono della registrazione vocale e questo era già stato di per sé un mezzo miracolo .
Anche perché avevo tentato segretamente di registrare sul mio telefono , ma nell’emozione violenta che avevo provato durante l’esecuzione , alla fine invece di fermare l’audio l’avevo addirittura cancellato!
Poi , un po’ per volta un gentile signore che non finirò mai di ringraziare abbastanza dall’alto della galleria aveva registrato il tutto e piano piano ha messo su YouTube l’intero concerto .
Non so se si è reso conto del grande dono che ci ha fatto , uso il plurale perché sono convinta che il dono sia stato davvero tanto apprezzato da tutti quelli che erano presenti e anche da tutti coloro che ora possono godere di una esibizione straordinaria e per me al confine del miracoloso.
L’addio , trenta minuti in cui un cavaliere si allontana ( eterno Wanderer ) da un amico e dal mondo .Quel suo vagare nelle brume di montagne incantate è il perdersi infinito del compositore . come tradurre ?
Eternamente ? Ewig ….sette volte fino a diventare un brivido , un sussurro , un nulla .
Sfuma nel nulla del sogno per immergersi ed annullarsi nella Natura .
La voce di Jonas si perde nell’ultimo Ewig insieme al suo sguardo svuotato e reso immateriale .
….e che con questo aveva provocato la più bella sindrome di Stendhal della mia vita., se questo effetto si può applicare anche alla musica .