Il lFlorestano de noaltri

atto terzoI

 

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Terzo e ultimo spettacolo del Festival . Un’altra ripresa : Torvaldo e Dorliska , 2006 , regia di Mario Martone.

Siamo dalle parti del Rossini semi-serio . Il testo trova le origini nel filone dell’amore coniugale a cui si avvicinô anche Beethoven per la sua unica opera , Fidelio .

In un improbabile e indefinito mondo nordico di castella la vicenda si snoda truce e cruenta per sciogliersi nell’inevitabile happy end.

Spettacolo romantico e classico nella iconografia che Martone ci racconta la storia con garbo ed eleganza . L’impianto scenico semplicissimi si avvale di molte incursioni tra il pubblico, con scale che scendono dai palchi, con botola carceraria a vista , tutto molto semplice ed a un tempo funzionale alla musica di un Rossini veloce nella stresura e nel suo periodo di grazia feconda.

Nel bosco ottocentesco che si apre sul ferrigno cancello appare fantastico nella ferrea armatura il Duca cattivo Nicola Alaimo in tutta la sua possanza , ad attenderlo il fido Giorgio , efficacissimo Carlo Lepore e la di lui sorella Raffaella Lupinacci.

La povera Dorliska arriva proprio nella tana del lupo cattivo e la preziosa vocalità di Salome Jicia le da la sua arte , infine Torvaldo Dmitry Korchak , buon ultimo agli ottimi mezzi rossininani ( e poi quanto mi piacciono questi tenori senza la pancia !)

Ultimo , ma non da meno Ormondo di Filippo Fontana che si prende anche un applauso a scena aperta per la perfetta caduta ..dal pero.

Dirige con garbo da par suo Francesco Lanzillotta l’Orchestra sinfonica Rossini coadiuvata dal Coro del Teatro della Fortuna di Fano , ma quanti bei cori abbiamo nelle Marche.

 

In una finalmente fresca Pesaro vivacissima anche di notte torno in albergo lentamente , qui si può mangiare tranquillamente anche a mezzanotte , una piadina non la si nega a nessuno.

La signora svedese alla mia destra mi saluta con un’arrivederci al prossimo anno , lo stesso la giapponese a sinistra. Il ROF è anche questo , un momento prezioso che ci viene ancora donato dal grande pesarese.

La pietra del paragone

Atto secondo IMG_0246

Ripresa di un allestimento del 2002 , ottima idea anche perché l’eterno ragazzo Pierluigi Pizzi é capace di raccontarci ancora , con piccoli aggiornamenti , una vicenda leggera , frivola e impalpabile con la grazia che accompagna la felicità creativa del grande Gioacchino Rossini comico.
Giovandosi di un impianto scenico elegante , una villa di campagna piena di arredi firmati e di design , si riconosco la lampada arco di Castiglioni , le poltrone Wassily di Breuer, Pizzi ci dice già all’apertura del sipario che siamo in un ambinte elegante e un pô vintage .
Vintage sono anche le strepitose toilettes delle tre signore , tutte vestite in abiti firmati Dior ,
Notevoli come le loro voci.
La fragile storia , un pretesto riempito di straordinaria musica dotato di un libretto spiritosissimo non ha la sottile cifra ambigua di Così fan tutte , siamo in un mondo fragile e superficiale , una Smania della villeggiatura resa perô da Pizzi piena di vero humor e di gaie trovate.
Coadiuvato da un cast di giovanissimi e validissimi attori cantanti che muovono con disinvoltura i panni dei loro personaggi sotto la bacchetta altrettanto felice di Daniele Rustioni direi che si tratta di uno spettacolo capolavoro e l’entusiasmo del pubblico lo ha dimostrato.

Raccontare tutte le gags sarebbe impresa vana tante sono le trovate , i tuffi in piscina ( vera) gli spogliarelli , i duelli finti , le telefonate ..quasi vere.
Doverosamente cito tutti , come si dice , in ordine di apparizione . Il conte Asdrubale : Gianluca Margheri , un bass – bariton dal ..fisico notevole ,l’amico fedele cavalier Giocondo Maxim Mironov ( lui la massima ovazione a scena aperta) il giornalista Macrobio , quanta attualità nell’ironico personaggio del giornalista ! Davide Luciano , il poetastro Pavuvio , spiritosissimo Paolo Bordogna .
Poi le vedove smaniose : la bella Clarice Aya Wakizono , le due comiche Flavia e Aspasia rispettivamnente Aurora Faggioli e Marina Monzô nonché il valente comprimario Fabrizio di William Corrô .
Il coro maschile del Ventidio Basso non è da meno , tutti concorrono alla felicità della realizzazione coadiuvati dalla prestazione professionale dell’Orchestra nazionale sinfonica della Rai.
Un bellissimo saggio di Alberto Zedda nel programma di sala oltre che un grato omaggio è la conferma di quanto amore e quanta competenza ci sia nel suo approfondimento del teatro rossiniano.
Sigillara , sigillara : spero proprio di no , questo é uno spettacolo fantastico che merita molte e molte riprese.

Atto primo . Le siége de Corinthe

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Red carpet nella brutta Adriatic Arena , spero sia l’ultimo anno qui.

L’opera , completa come nel 1826 , eroicamente diretta da un raffinato Roberto Abbado stoicamente bardato e orbato del braccio destro per un problema alla spalla , è eseguita integralmente con tutti i ballabili francesi. Ma volano i minuti come vola l’intera magnifica opera che è il Maometto II , piû l’Assedio di Corinto , qui nella versione integrale francese curata da Damien Colas .

Ai francesi piacevano i balletti e il buon Rossini li accontentava , lui che di musica in testa ne aveva da vendere e che piacevole leggera grazia in queste pagine integrali !

L’opera vola, letteralmente , non ho avuto un momento di calo di tensione e mi piace analizzarne anche i perché .

Non è che l’idea regista di Pedrissa fosse granché originale . la guerra per l’acqua l’avevamo gi vista recentemente anche  nel Nabucco a Macerata e le bottiglie di acqua galleggianti ( lî indice di inquinamento ) Pedrissa le aveva messe anche nel viaggio di Sigfrido sul Reno   Ma si sa , non si può essere sempre originali e poi questa Fura ha smesso da tempo di esserlo.

Perô i boccioni non danno fastidio , si combatte per qualcosa , anche se sappiamo che era per l’indipendenza dei greci dai turchi e la bellissima Ode di lord Byron ce lo racconta sulle suggestive pagine rossiniane.

Le voci sono tutte magnifiche , se vogliamo cercare il pelo nell’uovo non sono proprio tutte perfettamente rossiniane , ma il risultato è notevole lo stesso.

Mi ha impressionato il fantastico tenore Sergey Romanowsky , da tenere d’occhio lui è una rivelazione davvero.

Nino Machaidze , bellissima e sicura regge bene il ruolo di Pamyra , eccellente davvero anche l’altra donna : l’Ismene di Cecilia Molinari , giovane e davvero promettente ,oggi questi giovani belli e sicuri in scena mi fanno ancora sperare in un futuro per l’opera.

Luca Pisaroni ha dalla sua un bel fisico e presenza scenica , forse altri sarebbero stati ….piû rossiniani , ma tutto non si può avere .

Da citare tutti gli altri a cominciare da Hieros , Carlo Cigni , Cleomene John Irvin , Adraste Xabier Anduga e Iuri Samoilov Omar .

Un plauso all’Orchestra nazionale della Rai e una vera sorpresa il Coro del Ventidio Basso di Ascoli diretto dal maestro Giovanni Farina .

Divertente il coinvolgimento del pubblico sul grande inno patriottico di chiusura , ero in prima fila e avevo il terrore che mi tirassero su dalla sedia . Mi sono salvata per un pelo!