La mia conoscenza della lirica nasce nella mia infanzia ed è una conoscenza di storie raccontate dalla mamma.
Queste storie nascevano quando il lunedì sera al concerto Martini e Rossi alla radio i cantanti di turno si esibivano in arie celebri delle opere amate in quegli anni.
Una di queste arie per soprano: “poveri fiori “ era tratta da un’opera oggi abbastanza desueta : l’Adriana Lecouvreur .
La mamma mi raccontava la storia triste di questa famosa attrice (vissuta davvero , diceva seria la mamma) innamorata di un nobile , tal Maurizio di Sassonia ( anche lui vissuto davvero ) spiegava la mamma-maestra Loforese e morta avvelenata da un mazzetto di fiori che una terribile gelosa rivale le aveva fatto arrivare in un cofanetto .
Storia da brividi , un feulletton che la mamma condiva accennando anche l’altra famosa aria dalla stessa opera “ io son l’umile ancella” che poi ho riascoltato anche in preziose incisioni callasiane.Mi piaceva quest’opera perché la protagonista era mia omonima , anche se poi poverina finiva davvero male.
Questa storia insieme a quella del poeta francese Andrea Chénier era di quelle che spesso ritornavano con le famose arie negli altrettanto preziosi concerti del lunedì.Stranamente , adesso queste opere che non erano più di moda le ho ritrovate entrambe cantate dal mio amato tenore.Una qualche anno fa , ma esiste il bellissimo DVD della ROH ed è una di quelle realizzazioni inglesi di un’eleganza notevole.Una più recentemente sempre a Londra , poi ripresa , indubbiamente anche più bella a Monaco.Sono le opere del tempo di mia madre , ma sono talmente una parte di me da serbarne un giudizio totalmente acritico.
Sono opere perlopiù legate al verismo in musica , schifate dai giovani critici nuovi cultori magari del Barocco o del secondo Novecento .Sicuramente per cantarle ci vuole “ la canna” , cioè la grande voce del lirico spinto e i miei amici raffinati cercano magari di ritrovare altre vocalità , poi se si va al ROF ci si accorge che le voci rossiniane pure non ci sono più , ma si fa finta di niente.
Io ,memore dei racconti della mamma e sicura che il plot narrativo delle opere raccontate in famiglia resti il filo conduttore più forte per fare ritornare anche le giovani generazioni all’opera auspico un felice ritorno al periodo vilipeso.La storia conta , eccome! Poi se a cantarla ci sono cantanti/attori come dico io sono certa che anche i giovani potranno ricredersi , non si butta via una bella fetta del nostro melodramma , basta ricominciare a raccontare….. le storie drammatiche e romanticissime dei nostri dimenticati autori , per esempio come Giordano , Cilea e Leoncavallo.
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