Una Tosca da ridere

 

Unknown

 

Credo che nessuno possa dubitare della mia disponibilità ad accettare messe in scena di opere in abiti moderni , rivisitazioni qualche volta anche inutili , ma quello che ho visto per caso ieri sera , andando su 3Sat in cerca di un film su Anja Harteros supera ogni ragionevole livello di di sopportazione .

Una Tosca demenziale dal Festival di Pasqua di Salisburgo ,che fortunatamente non ho visto per intero  ma quello che ho visto mi ha fatto rimpiangere una qualsiasi zeffirellata d’antan.

Strano perché Philip Stöltz qualche volta le azzecca , per esempio il bellissimo Chenier di Monaco ( anche se mi ero già sorbita il figlio adolescente di Turiddu nella Cavalleria ( sempre a Salisburgo ) ambientata in una periferia industriale , ma tant’è …c’era Jonas.

Qui siamo in vesti moderne , e questo ormai non fa neppure notizia , già queste rivisitazioni le vedemmo negli anni novanta , ma quello che il regista proprio non capisce è che l’Italia non è solo quella di Gomorra e che i suoi svolazzi creativi alla fin fine suscitano il riso se non l’irritazione .

Credo che ln gran  parte dipenda anche dal creativissimo direttore  ….. ma che organico gli serve per Puccini? a  Thielemann che lo dirige manco fosse Wagner e infatti ne viene una direzione perlomeno falsata per non dire proprio brutta.

La Harteros è meravigliosa in ogni sua performance e anche qui la sua voce e la sua arte scenica emergono in tutta la loro validità ma mi si deve spiegare perché il “vissi d’arte “ lo deve cantare semistraiata sul tavolo , tutta storta e a testa in giù , tanto lei è brava e con la voce può fare quello che vuole.

Un po’ meno bravo Tezier , ingrassatissimo , con parrucca bianca a imitazione porco lubrico( leggi corruttore di dive ) con mosaccie da trivio, l’ho visto recitare tante volte molto ma molto meglio .

Antonenko la voce ce l’ha e va bene , ma come tutti quelli che cantano le note senza capire bene quello che dicono fa perdere al suo “lucean le stelle” tutta le sensualità e l’amore per la vita che invece è nella musica pucciniana.

Ma per raccontare la follia creativa del regista mi soffermo sul terzo atto , quello me lo sono visto tutto : si comincia in un dormitorio per ragazzini brutalmente svegliati da giovani preti ( un po’ pedofili?), il pastorello sennò come lo giustificavi?

Poi arrivano dei tipi usciti da Gomorra e scelgono quattro ragazzi  ai quali affidano revolver carichi . Comincio a capire dove vanno a parare .

Scende il dormitorio e appare la terrazza con vista su San Pietro , ma illuminata da una scritta roversciata  IL DIVO …che poi si spegne la V, così abbiamo un Dio tremolante e corrotto.

In un angolo , direttamente dallo sceneggiato di cui sopra stanno in terrazza romana un gruppo di malavitosi che sniffano coca ed altre amenità . Ovviamente ignorano quello che succede davanti quando arriva Tosca , lei bravissima e bellissima con occhiali da sole anche se ancora è notte ma quelli li anche portano tutti i cattivi  sullo sfondo.

La storia la sappiamo , le parole non si possono cambiare , ma ovviamente per sparare al pittore arrivano i quattro ragazzini killer e gran colpo di teatro finale ..arriva Scarpia ( in effetti alla fine del secondo atto si era tirato su dal pavimento ma avevo pensato ad una morte più lenta ) e invece no !

Ancora vivo e “cattivissimo –me” pur tenendosi la ferita tira fuori la pistola e spara a Tosca la quale però , ovviamente anche lei dotata di arma mette fine finalmente alla pagliacciata sparando definitivamente al cattivone coriaceo.

Finale con tutti morti per terra e ..lievi mormorii di disappunto in teatro , sfido! avevano pagato quasi cinquecento euro per una poltrona, non era il caso di protestare.