Una tenera dedica

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Mi è arrivata una foto particolare di uno Chenier d’antan…con la dedica preziosa.

Devo dire che pur avendo fatto spesso visita a mio cugino Angelo Loforese non avevo mai pensato di chiedergli un autografo .

Ci ha pensato sua figlia , mia cugina lontana , ma di amicizia molto vicina ed  anche con notevoli affinità familiari che ritrovo in lei.

La foto importante , la dedica scritta da Savina con la firma piccola e tremante dell’ormai quasi centenario mitico tenore mi è arrivata alla vigilia di una delle mie tante partenze musicali.

Porto con me altre foto con dedica che la solerte preziosa figlia mi ha procurato per la gioia di un prestigioso agente teatrale newyorchese che mi ha pregato di procurargliele.

Strana carriera quella di mio cugino , la cui fama ha superato quella del tempo in cui a vissuto , fagocitato da un terzetto di nomi di grandi tenori italiani che poi lui ha sostituito tutti …su tanti palcoscenisci in giro per il mondo.

Nella foto si vede parte della semplice scenografia fatta di pochi arredi, un busto di Marat buono per tutte le occasioni , un drappo e la bandiera “ avec la Nation” sul tavolo , con i libri della giustizia . Poveri allestimenti di un tempo , quando però le voci contavano davvero!

 

Gli ho dato un appuntamento in autunno , spero di ritrovarlo ancora per sentitgli raccontare con un understatement incredibile le sue mirabolanti esperienze dal Giappone all’Argentina.

 

Ora parto per Monaco , mi aspettano Parsifal ,l’Olandese volante e Arabella, prima trance di un’estate molto germanica!

Ne scriverò al ritorno.

 

 

Il giardino di Klingsor

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Sul Corriere della sera di oggi un bell’articolo di Fabio Cappelli  scrive di Ravello e delle meraviglie di Villa Ruffolo.

Fra le tante notizie che riguardano lo splendido luogo in cui si svolge un suggestivo Festival musicale Cappelli cita la frase di Wagner che il grande istrione avrebbe esclamato , rivolgendosi al suo accompagnatore e futuro scenografo del Parsifal, Paulo Loukowsky: ho trovato il giardino di Klingsor! e lo avrebbe poi lasciato scritto sull’ultima pagina del libro della locanda in cui alloggiò.

Mi sono venute in mente subito le immagini che arrivano da Monaco , con le cupe figure di Baselitz,le donne decisamente laide  che circondano Parsifal , il buio nel quale sono immerse e ho sorriso.

 

Ovviamente lungi da me giudicare da qualche foto di scena ;presto vedrò e soprattutto ascolterò la sublime ultima opera wagneriana ,certo che la luce di Ravello non la troverò di sicuro , ma si sa , i tempi sono cambiati e di sicuro , opera a parte , sono certamente tempi bui.

 

Non mi scandalizzo delle regie germaniche , anzi spesso mi piacciono anche molto e poi ho nella mia personale galleria di allestimenti tutta una serie di fanciulle-fiore che vanno dalle entreuneses in rosso della discoteca a Vienna alle bambine con le bambole e i calzetti corti di Berlino, senza dimenticare le esotiche fanciulle a bagno nel sangue del Met quindi accetto anche queste immonde vecchie donne dai seni pendenti , ce ne faremo una ragione.

Anche perché mi pare di capire che in questa ottica anche i poveri cavalieri del Gral saranno sacrificati alla orrida bruttezza di una nudità cadente.

 

Rivendico però il primato del bello sul brutto , questo sì: se Wagner ha pensato al Duomo di Siena per la scena finale , se a Ravello ha sentito il profumo di un peccato “arabo-mediterraneo”,se poi addirittura ha scelto Ca’Vendramin Calergi a Venezia per  lasciare questo mondo forse nella sua megalomane geniale vecchiaia Wagner si appagava delle armonie italiane , sovente molto amate proprio da quel popolo tedesco al quale anche il novello Parsifal appartiene  e per le quali ne dimostra una certa predilizione.

 

 

 

 

Un giorno magico

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San Giovanni , una bellissima giornata di sole . Aria fresca al mattino presto: devo fare molti auguri oggi , in casa ci sono due Giovanni e  pure un compleanno.

Mi trovo a riflettere su questa giornata e comincio da un ricordo lontano : io sono stata battezzata nel “ mio bel San Giovanni “ a Firenze.

 

Poi più tardi ricordo in questo primo giorno d’estate quando andavo sulla strada di Fiesole con il mio babbo perché da lassù i fuochi si vedevano meglio . i fuochi di San Giovanni.

Dopo qualche anno  , in un paese delle Marche sul mare . a Numana , mi svegliò all’alba insieme allo sciabordio delle barche che entravano in acqua il suono delle voci dei giovani e mi affacciai alla finestra : i ragazzi andavano festosi verso il sole che sorgeva , un rito antico , chissà se lo faranno più . Ormai credo sia un’usanza passata.

 

San  Giovanni: Una notte di mezz’estate , la magia attraverso la fiaba raccontata da Shakespeare, il giardino di Boboli , la musica di Mendelssohn,

lo spettacolo divertente faceva girare gli spettatori da una parte all’altra della gradinata , le ore passarono felici.

 

E poi come un lampo , mi sono sentita Davidino nei Meistersinger ! Una ulteriore scoperta : Johannistag… la meraviglia di quella musica , quel canto al sole “Selig wie die Sonne”…forse il quintetto più bello mai scritto.

 

c’è da rallegrarsi in un giorno così.

 

 

 

 

 

Un taglio annunciato

 

 

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Si profila una tragedia : Kaufmann senza i suoi riccioli ! Sui social impazza la notizia , l’eterno ragazzo si taglia i capelli per questo Parsifal già molto raccontato dal regista e dagli interpreti.

Il tenore si giustifica dicendo che in questo allestimento il “puro folle” deve avere i capelli lisci (?) e siccome a lui lisci i capelli proprio non ci stanno è giocoforza tagliarli per il dolore delle adoranti seguaci .

Dice in una intervista alla Süddeutsche Zeitung che proprio fermi i  capelli non gli ci stanno e nonostante le quintalate di gel alla fine di un’opera i ricci scappano fuori .

Mi sono allora ricordata con tenerezza le diecine di forcine sulla testa del Don José londinese nel primo atto della Carmen , si vedevano chiaramente in quel giovane soldato gli sforzi per tenerlo liscio e ordinato poi alla fine in quel finale mozzafiato con Anna Caterina Antonacci , forse il più avvincente di tanti suoi finali , i ricci ci sono di nuovo tutti , arruffati e sconvolti nella terribile scena dell’uccisione della donna amata .

Ed ugualmente , sempre in quegli anni , il suo Alfredo della Traviata di Parigi , iniziava lisciato a dovere il giovinetto per finire tutto arruffato nel bellissimo “Parigi o cara “del terzo atto , inutile lottare , i ricccioli venivano di nuovo fuori .

Curiosamente però nessuno si chiede se per caso , novello Sansone , sia pericoloso tagliargli i riccioli (Cnfr.La fanciulla del West, lo dice Minnnie), non è che la forza , nel caso la voce sia in qualche modo abbinata alla capigliatura ?

Certamente no , di questo non temano le seguaci adoranti , il loro amatissimo idolo mi pare abbastanza in forma , pronto ad affrontare i 40 minuti di canto del Parsifal ( viene sempre fuori la sua anima matematica) , adesso manca solo la conferma dell’ascolto , poi ci sarà anche la ripresa streaming , insomma bisogna aspettare!

 

 

 

Douce France

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Nei film francesi si mangia sempre . E’ una deliziosa costante , i personaggi sono spesso a tavola e bevono , bevono buon vino rosso , bevono campagne , bevono e parlano .

Non c’è commedia più o meno comica o anche film drammatico senza la immancabile scena della ..degustazione.

Mi nasce un riflesso pavloviano , alla fine del film ho fame anch’io  , succede così che il film francese , aldilà della qualità della recitazione , della validità del racconto mi provochi una gran fame , ma soprattutto la voglia di farmi un buon bicchiere di vino.

Mentre nei film italiani , o meglio nelle commedie che ci invadono e dove si parla sempre un italiano imbastardito dal romano dilagante si mangia più o meno bene ma la voglia di bere alla fine non mi viene proprio.

Il francese è un popolo raffinato a tavola ,con punte di narcisismo patriottico , non di rado ci viene raccontato anche di quale vino o champagne si sta gustando tanto che mi è venuto il dubbio che ci sia anche più o meno velata una sorta di pubblicità occulta in molti film.

Non è un’abitudine recente , anche tanti anni fa quando uscivo dall’avere visto un film francese insieme a mio marito ( noi andavamo al cinema alle otto) e tristemente ci avviavamo verso la pizzeria vicino casa pensavamo con invidia alle belle tavole d’oltralpe che ci avevano messo tanto appetito.

Da un po’ di tempo poi ci ho fatto maggiormante attenzione anche perchè le commedie francesi sono spesso intelligenti , i dialoghi eleganti e quindi le vedo volentieri .

Soprattutto ho capito che alla fine del film dovunque io sia mi devo avviare verso una meta che anche per una sera sola ignori le diete: sia che siano utili alla salute o semplicemente alla linea.

Questo rischio non si corre con i film tedeschi , le loro tavole sono sempre meno allettanti ,le loro birre meno stuzzicanti.

Forse solo nei pub dei film inglesi , meglio se irlandesi , la voglia di birra prende un altro colore , un altro sapore anche se non mi stuzzicano mai l’appetito per il cibo.

Dei film americani meglio non parlare , tutto sommato è meglio il romanesco “de noaltri “ , una bella teglia di lasagne e pare che tutto finisca in gloria.

 

Un selfie di quattro amici

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Un selfie di quattro amici : buon fine settimana dall’Ammersee, sembrerebbe una foto qualunque poi si realizza che sono tra i quattro più importanti cantanti wagneriani  che si possano esibire sul cartellone di un teatro d’Opera , oggi.

Ognuno di loro , da solo , sarebbe già un titolo di vanto per  ogni teatro importante , metterne insieme quattro ci indica quanta ricchezza in termini di qualità abbia a disposizione il Bayeriche staatsoper.

Se poi aggiungiamo che per questo nuovo allestimento del Parsifal,perchè di questo si tratta , la direzione è affidata a Kiril Petrenko e che l’unica voce femminile è quella di Nina Stemme si capisce che la calata dei quattro assi in un colpo solo sia un avvenimento quasi epocale.

Ho avuto la fortuna di sentirli separatamente ,o insieme fra di loro e conosco la qualità dei singoli cantanti.

Mancano quindici giorni alla prima , faccio tutti i miei scongiuri perché non mi capitino complicazioni familiari o di salute , invecchiando divento sempre più paurosa , ma di questa messinscena dell’ estrema opera wagneriana credo si parlerà a lungo.

Ovviamente sembra più importante di tutti Jonas Kaufmann nel ruolo del titolo anche se sappiamo che la sua è una parte relativamente breve , il peso più grande lo ha René Pape nel ruolo di Gurnemanz , sua la mitica frase : “ du siehst meine sohn ,zum Raum wird hier der Zeit” …con tutta la filosofia che contiene .

C’ l’Amfortas di Christian Gerhahrer e il Klingstor di Wolfgang Koch…

insomma il meglio del meglio..non c’è che dire.

Ho tanto amato la versione del 2013 del Met di François Girard ,credo di essermela vista e poi rivista tante volte da riconoscere dalle prime note del preludio l’opera magica.

Non so cosa mi aspetterà visivamente da questo allestimento , so che comunque la foto di quei quattro amici …al sole mi ha fatto pensare , e molto , a quanto siano ricchi in termini di vocalità i nostri vicini bavaresi.

 

 

Intermezzo

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Tre giorni di mare in compagnia di una  deliziosa nipote , tre giorni senza tv , purtroppo però non riesco a staccare del tutto . sulla bellissima nave c’è connessione dappertutto e quindi i social mi raccontano un’Italia bruttissima e della quale vergognarsi davvero.

Attraverso velocemente il bellissimo tratto di Mediterraneo blu e profondo tra la Sicila e le Eolie ,ripasso memorie di tanta navigazione a vela dei miei verdi anni,ma non posso fare a meno di pensare che in quello stesso momento una nave di disperati sta ferma poco distante da me ,calcolando in miglia marine .

Il Mediterraneo , un immenso cimitero su cui si può quasi camminare sui cadaveri dei poveri africani che tentano di raggiungere una dignità negata scappando dai loro splendidi paesi impoveriti in grandissima parte dalla mano dell’uomo bianco sfruttatore attraverso le colonie .

Tutti colpevoli , anche noi ,gli “italiani brava gente” non siamo stati da meno di francesi , olandesi , belgi , spagnoli , inglesi e via contando , tutti abbiamo un debito nei confronti dell’Africa  , la madre della nostra specie .

Forse non insegnano abbastanza a scuola che noi tutti siamo venuti da lì.

 

Già , la scuola!

Se nel nostro felice paese siamo di nuovo tornati tanto indietro da temere addirittura un rigurgito fascita possiamo ringraziare anche chi con minimi dettagli è anche riuscito a cancellare nei giovani i principi elementari della democrazia , intesa come forma dello stato .

Ancora al tempo dei miei figli alle medie c’era un libro di Educazione civica…non era il massimo , ma forse i saperi anche elementari servono , dato che poi ancora non ci è stato tolto il diritto/dovere del voto.

 

Ma il mio è un piccolo blog eminentemente musicale e non ho molto da dire in questo periodo , poche cose avvengono nei teatri italiani che siano degne di rilievo , i nostri cantanti , i nostri direttori sono apprezzati nel mondo , qui , salvo rare eccezioni , i teatri giocano al ribasso.

 

la chiudo qui , con il rimando alla bellissima messa in scena di uno spettacolo “parlato” dai ragazzi del Centro teatrale che fondai millant’ anni fa : sono andati a Siracusa e hanno recitato un testo un po’ classico e un po’ no , sul mito di Orfeo. Tutto sommato vale ancora la pena di credere ,se ci sono giovani che oltre a studiare ,trovano il tempo di raccontare la vita attraverso le parole dei poeti.

 

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Fierrabras

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Franz Schubert non aveva avuto un gran collaboratore nel librettista Kuppelweiser , la sua opera Fierrabras é incredibilmente  complicata ed allo stesso  tempo ingenua dobbiamo la sua rinascita a Claudio Abbado che riproponendocela  a Vienna ci ha fatto scoprire il  fiume di bellissima musica che contiene , anche se la storia ambientata in un medioevo di maniera é comunque quasi irrapresentabile.

La storia si svolge al tempo di Carlomagno e delle Crociate , nella guerra contro i Mori infedeli ed è complicatissima ed improbabile  ad un tempo.

Però ne conosco una messa in scena mirabile che ne esalta la dimensione di favola e ne valorizza le bellissime arie.

Risale all’anno 2007 ed è del teatro dell’opera di Zurigo . Regia di Klaus Guth con il prezioso apporto delle scene e costumi di Christian Schmidt . L’opera fu ripresa anche negli anni successivi , addirittura in tourné parigina .

Fortunatamente la troviamo anche in rete ed è a questa messa in scena che ripensavo vedendo la modestissima realizzazione di Peter Stein per Salisburgo di due anni fa , purtroppo ripresa adesso alla Scala.

Non capisco perché Pereira , al tempo sovrintendente a Zurigo non abbia ripescato quella perla e abbia invece privilegiato l’edizione salisburghese.

Il paragone é impietoso , l’opera ripresa adesso a Milano mostra tutti i limiti del libretto e finisce anche per sminuire la preziosità musicale .

Un vero peccato ed una occasione mancata per il teatro milanese.

Parole magiche

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In fondo si è sempre trattato di sapere la parola magica per entrare : dalla grotta di Aladino ai misteri degli oracoli antichi .

Oggi le parole magiche sono le password e hai voglia di uniformarle finchè è possibile , di scrivertele sotto nuovo altri magici sinonimi . Ci sarà sempre il momento in cui , magari per la fretta o per stupidaggine qualcosa di sbagliato lo si farà e allora , come in un buco nero scompariranno collegamenti , aperture , informazioni , posta.

 

Così si entra nel panico e recuperare la magica chiave perduta non è sempre la cosa più facile , attualmente me ne sono persa una importante e mi sogno la notte tutte le possibili chiavi per recuperarla!

 

Non è poi così vero che ci muoviamo  in un sistema integrato tra smartphone , tablet e computer anche se sono della stessa costosissima “griffe”, sarebbe troppo semplice la vita!

Alla vigilia di un piccolo viaggio , non musicale , ho fatto un ripasso delle preziose paroline , poi ho deciso di portarmi dietro il cartaceo paleolitico in cui sono segnate  tutte ….il medioevo prossimo venturo è alle porte e oggi preferisco parlarne in modo lieve .

 

Il blog si riposa qualche giorno e con questo filosofico pensierino auguro un buon fine settimana a tutti.

 

 

 

Life ball in Wien

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Avrei preferito non parlarne : la solita sfilata di star , un pezzo per uno e Kaufmann , anche giocando sul fatto che il tema dell’anno era Heimat  si è esibito in un suo cavallo di battaglia : Grüss mir mein Wien di Kalman che conosciamo un po’ tutti perché è nel bel disco delle operette.

Anche il testo di questa bella melodia è poetico , quel parlare di Vienna circondata dalle sue colline ,  quegli occchi ridenti delle sue ragazze , tutto ok.

Un po’ meno la orribile giacca dei famigerati D&G che il Nostro sembra molto contento di sponsorizzare esibita durante l’intervista mattutina : quei Love , Amore e patacche varie d’oro penso sempre che in un secondo momento si possano anche scucire.

Poi comincio a vedere la storia dello spettacolo , diciamo così , di piazza.

Chiaramente una  sorta d Gay Pride con quella  orribile Conchita Wurst che in Italia proprio non piace e che invece pare abbia tanto successo in terre d’Oltralpe , de gustibus.

A me ricorda la donna barbuta dei circhi di inizio secolo , quando povere creature malformate venivano esposte sulle piazze per la curiosità delle genti.

Non ho ben capito l’ironia della storia , ma il vescovo Kaufmann celebrante in viola e successivamente cantante in rosso mi ha lasciato un primo momento molto perplessa .

Poi ho capito che la performance era a favore della parità di genere e delle coppie omosessuali : Climb every mountains…salta ogni montagna , supera tutto in nome dell’amore cantata con enfasi insieme ai cantanti pop .

Poi la qualità comica di imitatore , generalmente riservata agli amici intimi e solo qualche volta accennata nelle interviste “serie” finalmente svelata a tutti : credo che il “latinorum” del vescovo austriaco , a saperne apprezzare l’ironia , sia molto divertente.

Insomma  un altro tassello della molteplice personalità del grande cantante che arrivato all’apice del successo mondiale si può permettere tutto , anche di mostrarsi festosamente mascherato da Don Pasquale fra due Drug queen e pare che la cosa lo diverta molto .

Anche il compassatissimo ed etero René Pape ne è stato contagiato , anche lui indossava le orribili ciabatte ricamate d’oro senza calzini forniti dalla inequivocabile coppia di stilisti.

Resto però del mio parere circa la totale mancanza di buongusto dello spettacolo , raramente si vede qualcosa di più kitch sui teleschermi , ma questo è un discorso che riguarda il decadimento dei costumi , non certamente le buone cause e gli outing di massa del Life ball.

dal Decalogo al Miracolo

 

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In anni molto lontani avevo molto  amato Il Decalogo di Krzystof Kieslowski , ricordo a suo tempo di averne letto incuriosita della presentazione della serie al festival di Venezia e poi , capitando per caso a Firenze ero riuscita a vederne due capitoli , non in ordine cronologico peraltro .

Avevo passato mesi a ricercarli nei cinema , ancora erano lontani i tempi dei film in cassetta e men che meno avevo la speranza di vederli passare in televisione , anche se erano nati per la tv polacca.

Mi emozionarono moltissimo e poi quando mi fu possibile comprai le cassette che come reperti archeologici stanno in uno scaffale inutile , non saprei neanche più come vederli in quella modalità ,ormai.

 

Incuriosita  e annoiata da quanto è passato in questo mese in televisione ho così cominciato a vedere , un’abitudine che non ho , la serie Sky di Nicolò Ammanniti intitolata Il miracolo.

Ebbene , ne sono stata presa come quella volta del Decalogo e ho capito anche che in qualche modo stavo vedendo uno spettacolo molto speciale e molto ma molto ben fatto.

Intanto l’interpretazione e la credibilità di tutti gli attori   e sono veramente tanti che ne fanno un unicum corale ineccepibile per credibilità e qualità interpretativa.

Location perfette , ritmo incalzante , viene da pensare che ormai il prodotto televisivo abbia largamente superato la ristretta misura dei tempi cinematografici quando si tratta di sviluppare temi e pensieri articolati

 

Ho addirittura rivisto la serie completa anche perché mi era stato  necessario ricordare alcuni passaggi che nel passare una settimana tra ogni due puntate mi erano forse sfuggiti

La rilettura mi ha confermato il pregio e la qualità dell’intero progetto e nel rivederlo mi sono accorta della somiglianza col bellissimo lavoro di Kieslosky.

Stessa tensione di fondo , stessa circolarità di percorso..

 

La fede cercata e non trovata , la fede ritrovata , la fede ironizzata : tutto concorrre comunque a portare lo spettatore a pensare , a interrogarsi, il che di questi tempi sicuramente non è poco.

 

 

 

 

notarelle a latere

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L’opera buffa è finita , il bel paese ha un governo democraticamente eletto , tutte le considerazioni che si potevano fare adesso sono superate .

Il piccolo blog si diverte a commentare con  alcune notarelle di costume  gli eventi degli ultimi giorni:

1)abbigliamento tipo dei giornalisti appostati come in un safari intorno ai palazzi delle istituzioni : necessitano abbigliamento con giubbotto caccia/pesca dalle mille tasche e l’immancabile zainetto senza il quale forse non  ti accreditano neanche più.

2)la scoperta dei social del lato sexi del “vilain” Cottarelli , credo che in questo senso sia molto dispiaciuto alle signore scambiarlo con il più anonimo professor Conte.

3)la terribile “quadra” che se non riuscivano a trovarla sarei scesa su Roma con le falangi armate.

4) la sorpresa per la velocità con cui rispondeva gentilmente il centralino del Quirinale a chi telefonava la propria solidarietà al Presidente Mattarella ( memori delle attese centenarie dei numeri verdi istituzionali o meno).

5) l’eccezionale tempisto della bellissima serie di Sky Il Miracolo che alla fine chiude con il risultato di un referendum che sancisce la vittoria del popolo italiano per la permanenza nell’Euro.

 

Poi ci sarebbe da fare un discorso un po’ più impegnativo sul rinnovato spirito anti-germanico delle nostre genti . Ovviamente la storia non si cancella , ma se siamo riusciti mirabilmente a creare una Comunità Europea dovremmo riuscire anche a capire che ci sono differenze culturali tra i nostri paesi che sono ancora difficili da cancellare .

Basta prendere un vocabolario italiano –tedesco e cercare la voce debito = si traduce “schuld “ poi andare a cercare la parola colpa = si traduce schuld !

In Italia abbiamo un proverbio popolare che suona così  : a pagà e morì vien sempre a tempo……possiamo pensarla nello stesso modo?