L’avevo detto e mantengo la promessa di parlare di tutti i comportamenti negativi di chi oggi va all’Opera e non sa le regole elementari di educazione.
Capitolo primo : non si va in sala con la bottiglia di acqua vistosamente in mano e nelle capaci borse , tipo modello mercato rionale .
Poi non si beve di nascosto ma come se si fosse nel deserto del Sahara ,platealmente e senza pudore .
Mi è capitato durante un lunghissimo Götterdammerung di dover prendere una piccola pillola in orario operistico .Avevo una mini bottiglina nascosta e mi sono molto vergognata ad abbeverarmi, infatti in seguito ho imparato a inghiottire sez’acqua.
Capitolo due: l’abbigliamento. Ci sono luoghi che meriterebbero un certo rispetto e uno di questi è il teatro , vi si celebra una sorta di rito , qualsiasi cosa venga rappresentata.
Oggi si vedono persone a teatro vestite come neanche andassero a lavorare in un cantiere edile, non pretenderei le toilettes d’un tempo , ma la decenza perlomeno si. Abolirei canotte , pance di fuori , improbabili accozaglie di maglioni e magliette ma tutto questo probabilmente risale ad una eredità sessantottina quando la ribellione giovanile fece piazza pulita di antiche convenzioni borghesi. Ma il risultato attuale meriterebbe una revisione al rialzo.
Capitolo tre : la fuga al termine dello spettacolo , ormai non è un vizio solo dei teatri di provincia.
Si alzano di scatto torme di giapponesi anche al Musiverein , ma direi che l’Oscar va all’Accademia di Santa Cecilia a Roma , disinvoltamente gli spettatori fuggono neanche aspettando l’uscita degli orchestrali , generalmente poi partendo dalle prime file . Sospetto giustificazione nell’incontinenza senile , ma anche i giovani , rari , non scherzano . Grandi falcate per gudagnare l’uscita indifferenti al fatto che comunque era buona norma un tempo applaudire comunque , se non altro per il rispetto del lavoro svolto da quei poveretti che si sono adoperati per divertire il pubblico.
Se cerco nella memoria però mi ricordo che la riduzione in quattro atti del Don Carlos a Parigi era dovuta principalmente al fatto che gli spettatori altrimenti avrebbero perso l’ultimo treno per tornare a casa .
Ogni tempo ha le sue ragioni e allora ce ne faremo una anche noi.
Ultimo capitolo : il campo delle lucciole , ovvero gli smartphone silenziati ma accesi per spettatori annoiati o semplicemente per restare sempre connessi , visto mai che stia per scoppiare una rivoluzione nei paraggi.
Il campo delle lucciole è particolarmente goduto dai palchi , dalla platea si hanno invece gli incontri ravvicinati che infastidiscono i vicini e distraggono non poco dalle luci dello spettacolo.
Una volta , col mio garbo da vecchia megera , chiesi ad uno spettatore vicino di chiudere l’infernale lucetta , al chè lui serafico mi disse: ma io leggo la trama! e mi lasciò senza parole….era La traviata.