Fine novembre

 

Unknown

 

 

Non avrei voluto chiudere questo mese di novembre con un altro necrologio ,ma la notizia della morte di Bruno Cagli mi costringe a farlo.

Non lo conoscevo personalmente  ma ogni volta che andavo a Santa Cecilia notavo la sua presenza , riconoscevo il suo volto intelligente , il suo essere colloquiale e gentile con gli spettatori abituali.

Un’altra personalità importante del nostro mondo musicale che se ne va.

Ovviamente , data la mia età , vivo questa sorta di tragico gioco di birilli della vita che mi circonda , ma per carattere non amo abbandonarmi alla tristezza e quindi per chiudere scrivo  di una cosa stupida , una nota di costume che mi ha fatto ricordare il famoso detto gattopardesco  sul cambiamento che in realtà non cambia niente.

 

Ieri mattina sono tornata al mio supermercato , mio nel senso che ci vado da quando fu aperto più o meno venticinque anni fa .

Lo ricordo bene perché seduto sul carrello ci mettevo piccolissimo il mio primo nipote , che adesso ha quasi vent’otto anni.

Ebbene , ieri l’ennesima trasformazione di facciata . Nel tempo ha cambiato nome due o tre volte , cambiata l’insegna e poco altro .

Ieri invece in pompa magna ha cambiato anche tutti i colori .

Questa volta hanno fatto le cose in grande, ora è tutto rosso, il personale per la più parte è sempre lo stesso con sgradevoli immissioni di giovinetti che ,non si capisce bene perché ,mi si rivolgono molto confidenzialmente.

Comunque è francese e lo scontrino lo rivela , basta farci caso che non è uno scontrino fiscale , il che la mette giù dura sulla nostra italica presenza nel settore della grande distribuzione .

Sono europeista convinta , ma in questo settore siamo una colonia , grandi catene francesi e tedesche si dividono il nostro mercato alimentare ,  il vantaggio è che trovo i brezel e i formaggi  francesi senza andare troppo lontano.

 

Chiudo ritornado alla notizia della scomparsa di Bruno Cagli e al poco spazio che comunque ho trovato sulla stampa per  questa triste notizia.

Mi irrita sempre trovare nella sezione Spettacoli degli importanti quotidiani grandi articoli su eventi di quella che una volta si chiamava musica leggera e che adesso dilaga lasciando alle poche vere notizie culturali trafiletti microscopici e redazionali di routine.

 

 

 

 

In memoria di un Maestro

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Sembra impossibile ma anche in morte di un regista del livello di Bernardo Bertolucci ci sia ancora qualcuno che ricorda solo la “scena del burro” e ci fa sopra un maniifesto di femminismo retorico.

Ricordo di avere visto il film all’uscita , mi era piaciuto , soprattutto la scoperta della Barcellona di Gaudi e la straordinaria presenza carismatica di Marlon Brando , all’epoca decisamente ancora bellissimo.

Ricordo con fastidio la famosa scena e soprattutto ricordo il ridicolo processo , il rogo della pellicola e mi parve del tutto ingiustificato montare una campagna contro un regista che ci aveva dato dei film bellissimi ,i suoi primi film in bianco e nero erano veramente testimonianza di un importante talento cinematografico.

Abbiamo saputo molti anni dopo che la povera Maria Schneider fu vittima inconsapevole di quella scena violenta , Bertolucci stesso si rese conto di avere sbagliato e ne fece piubblica ammenda.

Non credo che questo sia bastato , o che abbia inciso più di tanto in una vita difficile precocemente finita di quella imbronicata ragazza , figlia d’arte e come spesso accade nel mondo effimero della celluloide , poco gratificata in seguito.

Mi piace invece ricordare di Bertolucci il grande e violento affresco che fu Novecento , la magia dell’Ultimo imperatore a anche alcune scene ( quelle indiane) del Piccolo Budda.

Non mi sono piaciute le sue ultime cose , ma se dovessi scegliere un ricordo fra tanti della sua importante filmografia sceglierei Il conformista e del Conformista la scena elegantissima del ballo di Stefania Sandrelli con Dominique Sanda .

Fotogrammi di una erotica eleganza e di raffinata morbosità, opera di un grande maestro che sapeva davvero raccontare per immagini.

Nel nostro odierno orizzonte cinermatografico italiano di film tinello-cucina-terrazza romana stanno scomparendo i grandi maestri che avevano fatto grande il cinema italiano nel mondo .

Leggo  oggi che forse rivedremo Novecento restaurato dalla Cineteca di Bologna nelle sale . Potrebbe essere importante che le nuove generazioni lo vedessero  , non è mai tardi per imparare a rileggere la Storia.

 

 

 

l’uso del social media

Unknown

Orwell non poteva saperlo .

Nel suo  profetico libro  i social non erano ancora entrati nella nostra vita.

Questo pensavo guardando la massa dilagante dei Gilet jaunes  per le strade di Francia e sui Campi Elisi parigini .

Chi non ha un giubbotto di quel tipo in macchina ?

L’idea deve essere stata di un genio del marketing , chapeau!

Ma l’orda populista che invade in modalità diverse il nostro mondo impazzito non sarebbe stata così violenta e omogenea se non ci fossero stati gli strumenti diabolici che per sdrammatizzare chiamiamo social media.

Fossimo nel Medioevo si chiamerebbero Demonio , in fondo sarebbe la stessa cosa .

Muovono le folle , scatenano gli istinti di ribellione dellle masse e confondono destra , sinistra , centro . Rispondono solo alla volontà di condannare quello che benevolmente chiamiamo il potere costituito.

 

Mi viene da dire “ se Atene piange Sparta non ride” , se negli Stati Uniti governa Trump, se in Brasile hanno Bolsorano qui in Europa non è che andiamo tanto meglio.

La povera Merkel costretta ad un ritiro decoroso quanto improvviso , Macron esaltato appena due anni fa è in caduta libera , Teresa May è aggrappata ad una pericolosa zattera di residui conservatori e non parliamo del governo da operetta del nostro paese , ma quello ce lo meritiamo ampliamente , ce lo siamo votato in massa e i cretini del PD stanno ancora a disputarsi la futura segreteria mentre il Titanic affonda.

Gli ex sovranisti dell’Est si scoprono tutti europeisti , vedi l’effetto che fa toccarli sulla tasca?

 

Però se i social sono lo strumento diabolico di cui si serve il Grande Fratello è anche vero che come congiurati , come carbonari e massoni di un tempo,  cominciano a manifestarsi piccoli gruppi di rivolta consapevole .

Lo strumento può essere usato anche per questo , bisogna capire se anche noi abbiamo un esperto di marketing che ci aiuti .

Quando avevo scritto di getto questo post avevo fatto dei nomi , poi ho cancellato il  paragrafo , qualsiasi presa di posizione oggi può essere interpretata come partigianeria “contro”.

Non è per il blog , certe cose le metto sul mio diario , è meglio.

 

 

dalla stampa tedesca

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Gli impietosi critici tedeschi non perdonano il successo blockbuster di Kaufmann e stanno lì pronti come gufi per poterlo massacrare .

Questa volta ci sono riusciti bene , anche grazie alla colpevole collaborazione di Amelie Niermeyers che non capisce nulla di Verdi , Boito e forse neanche di Shakespeare.

A lei piace Ibsen , Strindberg e via nordicamente cantando.

Bastava vedere Jonas ascoltare a braccia conserte , chi conosce il linguaggio del corpo vede in quelle braccia conserte una chiusura totale a quello che gli viene proposto .

Ma lui è un serio cittadino tedesco , alla faccia del suo fisico latino ed è obbediente al comando.

Ma lo fa a modo suo , ci mette tutta la recitazione possibile , si può pemettere di tutto e il suo “commesso viaggiatore “ alla Miller funziona , eccome.

Poco importa che la sua vocalità non sia quella di Vickers , lo dice chiaramente : la mia è la Kaufmann – versione . Vi piaccia o no e ottiene un risultato recitativo da brivido , anche solo all’ascolto via radio.

Finley non ha la vocalità necessaria per fare Jago , la Harteros ha una voce troppo drammatica per essere una Desdemona credibile .

I versi del libretto parlano chiaro , è una giovinetta testarda veneziana , non una matura signora in cerca di sesso.

Mi è capitato di vedere ieri , non so quanto per caso , un Otello del 2013 da Valencia su Classica :  dirige Metha , i colori sono caldi , non ci sono le stilettate di Petrenko ,sicuramente vincente in questa edizione monacense , ma perchè cava da Verdi tutto il Wagner possibile e non sono sicura che questo sarebbe poi tanto piaciuto al grande maestro di Busseto.

Gli interpreti della versione spagnola sono tutti e tre centrati vocalmente : Gregory Kunde canta splendidamente senza sforzo una parte che fu sua anche nell’Otello di Rossini grazie alla sua incredibile carriera , Maria Agresta sembra nata per fare sua ”la fedele sposa di Otello” e Alvarez è un grandioso Jago , una parte cucita sulla sua grande professionalità.

Ovviamente la messa in scena non è così intellettualmente raffinata come quella di Monaco, la vedremo meglio il 2 in streaming e poi in teatro che sappiamo essere l’unica vera visione per esprimere un giudizio.

Per ora sono solo riflessioni sulla stampa del giorno dopo, tanto per scrivere qualcosa in un domenica di pioggia.

la vendetta della storia

lUnknown

 

un po’ mi dispiace che in Gran Bretagna abbia vinto l’uscita dall’Unione europea . io sono una europeista convinta e un paese importante che se ne va mi mette tristezza ,

Ma , c’è bisogno di dirlo? gli inglesi sono sempre stati in Europa a metà e ogni volta che vado a Londra a sentire un’opera mi devo sempre arrabbiare per un certo numero di cose che non mi vanno giù. Guidano alla rovescia , hanno quella moneta complicata che mi fa sudare se devo pagare un taxi  (quello per fortuna non avviene più perché pago tutto col Bancomat) e persino quell’ora di differenza ( ma è colpa di Grenwich non loro , questo obbiettivamente lo devo ammettere ) mi fa allungare le giornate in maniera innaturale e non faccio in tempo ad abituarmi perché poi riparto subito.

Per non parlare della presa elettrica e per Internet che poi mi dimentico sempre di portarmela dietro e così adesso ne ho un’intera collezione a casa.

 

Ma quello che oggi fa riflettere in maniera più seria è la serie di ostacoli  che devono affrontare in casa :

i due più grossi ostacoli della May sono l’Ulster e Gibilterra , complicate questioni interne , retaggio delle loro antiche glorie e del loro storico dominio .

Non è l’Unione europea a presentargli questo conto , con grande larghezza da parte di Bruxelles e anche con la soddisfazione di dire che se vogliono andarsene nel loro splendido isolamento ( vi ricordate la famosa frase di quando c’è nebbia sulla Manica : il continente è isolato?) l’Europa presenta un conto abbastanza benevolo , ma anche in famiglia quando si vuole andare via qualche cosa si deve sempre pagare , è ovvio.

 

Vedo molto lontana , per ora , l’ipotesi di un nuovo referendum per rientrare ,

anche se sono sicura che prima o poi  ritorneranno nella casa comune.

Piuttosto non so come sarà l’Europa in futuro , ma questo lo tratto in un altro capitolo del blog musicale che sconfina in politica , anche per trattenermi  dal parlare dell’ Otello di Monaco perlomeno fino al prossimo streaming.

 

 

 

 

 

Eimuntas Nekrosius

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Un autentico colpo al cuore : il mondo del teatro ha perso uno dei suoi figli più grandi , a livello mondiale .

Ho avuto la straordinaria fortuna di assistere a quasi tutti i famosissimi spettacoli del genio Eimuntas Nekrosius che

sono stati rappresentati in Italia. Credo che il primo sia stato il suo sconvolgente Amleto.

Difficile raccontare quella che è stata la visione di quel giovane attore pallido ed emaciato che declamava i suoi famosissimi versi in lituano :in piedi e scalzo , su un grande masso di ghiaccio .

Ci entrava nelle ossa quel freddo , quel disagio esistenziale dello straordinario principe di Danimarca .

Nekrosius giocava con le materie naturali : l‘acqua , il fuoco , le pietre.

Nei suoi spettacoli i suoni erano molto importanti : suoni precisi e senza effetti speciali .  La compagnia che aveva fondato a Vilnus si chiama Meno Fortas e la sua trilogia : Ambletha , Macbetha e Othela è ormai un classico assoluto di inimitabile tensione con quei suoi attori ascetici che venivano indicati in ordine alfaberico in locandina e ai quali veniva chiesto di non attardarsi troppo a prendere gli applausi.

Nel suo Faust , cinque ore in lituano ..ma chi se ne accorgeva? Il tempo era scandito da un’oscillante tronco di legno che veniva fatto muovere dai suoi meravigliosi attori  i quali completavano anche la colonna sonora degli spettacoli.

Il fuoco :spesso  utile ad illuminare con effetti spiazzanti il racconto , le pietre sbattute a ritmare i versi ,l‘acqua  , altro elemento naturale , base e sonoro di molti suoi spettacoli.

Mi è molto difficile raccontare queste emozioni forti , questo teatro unico e ricco di incredibili stimoli sensoriali non è stato però un teatro difficile , anzi ha spesso rappresentato il recupero del nocciolo vero del testo .images-1

Devo dire di avere  molto attinto e copiato nel mio piccolissimo teatro classico fatto dai ragazzi del liceo .

Rubare idee a Nekrosius mi è servito non poche volte , anche se il suo linguaggio era ad un tempo semplice e preziosissimo.

Mi piace ricordare anche il suo Cantico dei Cantici , ma soprattutto la sua Anna Karenina che si andava a buttare sotto un treno i cui fari potenti ci venivano incontro nascosti sotto il grande cappotto di Vronski

E soprattutto il pattinare sul ghiaccio di Kitty ottenuto con i gesti eleganti e lenti scanditi dal frusciare del soffio del respiro degli attori .

Un teatro globale , eccitante , elementare  e sofisticato . Veramente il teatro europeo e non solo è molto più povero senza questo grande maestro .

 

 

 

Leda e le ecoballe

Unknown

 

Manca più di un mese a Natale e già si sono accese le luci per le strade , già si innalzano gli alberi di Natale sulle piazze e intanto ci incombe un Black friday martellante , una specie di svendita prima dei Saldi post natalizi.

Una rincorsa del tempo sul tempo , una vita alla ricerca dei beni materiali nel vuoto totale di un attimo di riflessione.

Colonna sonora piena di musichette allegre , mai che neanche per errore suoni nelle nostre piazze un canto antico , una corale degna di questo nome.

Mi sento molto nordica dentro , non mi piace niente di questo nostro paese falsamente giocoso e festante.

In Italia non c’è proprio niente da ridere se non fosse che poi la bellezza , l’arte , i nostri tesori ci sono ancora ..nonostante.

 

Una scoperta bellissima . l’affresco di Leda e il cigno a Pompei ci ricorda il sommerso di questo inimitabile tesoro che è il nostrro paese , il nostro essere stati un tempo al centro delle bellezze di un mondo lontano.

Emblematico che cotanto tesoro si trovi così tanto vicino a quella Terra dei fuochi , delle montagne di spazzatura fumante che sembra essere l’unica immagine di una terra incantata come un tempo fu la Campania.

 

Non mi piaccioni le parole ecoballe , inceneritori , termovalorizzatori strumentalizzate a casaccio….

non mi piace che gente incolta ,presuntuosa e ignorante nel profondo sia oggi alla giuda del nostro un tempo bellissimo paese, vorrei ritornare ad  un tempo normale : col Natale al posto giusto , le campane che suonano quando davvero chiamavano a raccolta le genti.

 

Da un po’ di tempo evito la visione dei notiziari , mi mettono tristezza se non addirittura irritazione ,possibile che senza quasi accorgercene si sia caduti così in basso?

Ho la strana sensazione , che assomiglia al senso di sgomento che prende quando trema la terra sotto i piedi : l’ho provata spesso in una terra abbastanza avvezza ai terremoti, solo che il terremoto attuale è vastissimo , praticamente dondola tutta la vecchia Europa.

 

Sono partita dalle luminarie natalizie anticipate e sono arrivata alla crisi politica generale , non male per un pezzo di metà novembre!

Forse perché anche le immagini dell’ormai prossimo Otello di Monaco non mi promettono visioni rassicuranti.

 

Su Verdi e l’Italia

Più verdi meno grigi

 

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Erano passati cinque anni da quando Alberto Mattioli era venuto ad Ancona a presentare il suo primo libro musicale : “Anche stasera, quando l’opera ti cambia la vita .”

Una specie di sorridente vangelo per melomani .

Questa volta , garbato e gentile , è tornato da noi con il suo secondo libro dal titolo scherzoso , ma in realtà profondamente più profondo del primo.

Il suo “più Verdi meno grigi “non è solo un excursus colto sulla figura e le opere di Giuseppe Verdi ma anche uno spietato sguardo sul nostro povero paese raccontato già a suo tempo dal grande genio italiano e poco cambiato nel fondo della propria indole.

Non c’era tanta gente ad ascoltarlo , la nostra povera provincia orfana musicalmente  avrebbe bisogno di ricostruirsi una base di conoscenza più approfondita sull’affascinante tema del melodramma, questa straordinaria forma d’arte che proprio in Italia è nata e che resta l’unico tramite perché la nostra lingua sia ancora conosciuta nel mondo.

Della piacevole conversazione quello che  a mio avviso emerge in modo estremamente importante ed attuale è  lo sguardo sul Verdi politico,  non solo sulla figura del politico uomo , che fu deputato e senatore del regno , ma del  Verdi politico attraverso le opere .

Il suo sguardo lucido ci ha raccontato le storture dei peggiori  comportamenti della nostra società , il perbenismo di facciata della nostra società di ieri come di oggi , il falso moralismo , l’essere sempre noi svelti al voltare gabbana . il nostro basso profilo morale.

Del resto , già in Shakespeare , un grande amore di Verdi ,ci imbattiamo spesso in truffatori e briganti italiani….

Ed anche Giannina e Valsacchi nel Rosenkavalier di Strauss altro non sono che una crudele rappresentazione delle nostre peggiori forme di servilismo da lacchè.

Mentre Mattioli , col solito calmo atteggiamento leggero , ma profondamente colto , parlava io pensavo a quanto di drammaticamengte attuale ci sia nel  suo libro .

Mi fa piacere che nel suo giro marchigiano sia stato chiamato anche a parlare ai giovani delle scuole .

Complimenti a chi ci ha pensato , queste sue preziose lezioni andrebbero diffuse in quella materia scomparsa che una volta avevamo e che si chiamava “educazione civica”.

In questo nostro paese follemente governato da una banda di cialtroni  le parole di Mattioli su Giuseppe Verdi potrebbero davvero diventare una bella lezione , non solo di musica ma soprattutto di storia patria.

Comunque , quello che scherziosamente l’autore chiama librino , è in vendita nelle librerie e spero che ancora molti lo comprino e non solo per sapere qualcosa di più sulle opere di Giuseppe Verdi.

Quando i gatti ritornano

 

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ci sono sempre stati molti gatti nella mia vita fino a quando con estrema tristezza ho raccolto nella siepe del mio giardinetto l’ultimo gatto nero della lunga storia gattesca familiare.

Quel giorno decisi che non avrei più avuto animali , già nel frattempo avevo abbandonato  anche l’idea di avere un cane , il mio adorato Simba sarebbe necessariamente stato  l’ultimo , troppo ingombrante lui , troppo vecchia io.

I gatti no , i miei bellissimi certosini resistevano , indifferenti agli anni che passavano , loro si gestivano da soli e tutto sommato mi appagavano con la loro bellezza.

Da qualche anno però lentamente la progenie (e i parenti spuri )si è spenta e quindi sono rimasta sola .

 

Ma  ecco che è arrivato il gatto fantasma, quello che appare ogni tanti qua e là :dal muro del giardino , nella siepe davanti casa , sul tetto del garage.

Un persiano bianco : qualche volta mi sembra sperduto e macilento , qualche volta bellissimo nel suo splendore di gatto ben custodito .

Mi guarda con sfida , non riesco assolutamente a capire da dove venga , non da molto vicino , conosco abbastanza la strada e i pochi abitanti che ci vivono e questo gatto fantasma , ormai molto più che un’apparizione è diventato una costante a scandire il variare delle mie vicende personali.

 

Quando lo vedo , lui mi guarda sempre più da vicino e nella sua sublime indifferenza gattesca ,credo pensi di me ben poco.

Ci parlo e cerco pure di trarre auspici dal suo permanere nei miei paraggi , una specie di Pizia bianchissima e immobile.

Ieri è stato qualche ora a crogiolarsi al sole novembrino ben nascosto dalla strada nella mia siepe davanti casa, ho fatto in tempo a fargli il solito servizio fotografico , l’elegante ospite non si è negato all’obbiettivo.

Poi con nonchalance si è allontanato lasciandomi una terribile voglia di gatto ,  io ho scosso la testa e rimosso ogni tentazione .

L’egoismo di non avere un essere da custodire prevale , ancora ho troppi programmi in calendario , mi accontento della muta presenza di un amico indifferente e molto saltuario nelle sue apparizioni .

E’ quello che mi merito.

 

 

Dal blog dell’Opera di Monaco

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Ovviamente si ricomincia a parlare di Otello , di che altro sennò?

La cronaca mi offrirebbe tanti spunti , non tutti allegri , ma certe volte rifugiarsi nel proprio hobby serve per alleggerire la vita.

Allora leggo pazientemente la lunga intervista , in inglese perché mi è meno faticoso, sul blog.staatsoper.dein forma di dialogo tra la regista e l’interprete principale.

Bla bla bla : Otello moro non vuol dire negro , difficoltà di uscire dal ruolo , differenze tra Verdi e Shakespeare , niente di nuovo e di originale.

Unica speranza per me è di leggere che la regista non ci metta troppe sedie , ancora ho in mente la versione bruttina . ed è dire poco , della Favorite tutta sedie…

Poi il colpo d’ala :un rigo appena .il giornalista nomina Jago e la lapidaria risposta di Kaufmann merita tutta l’intervista.

Riporto testualmente “ a terrifically stage role. As an actor Jago would interest me more than the title role” .

Ecco finalmente ciò che mi mancava : la conferma che Kaufmann non è solo un grande cantante , ma anche un uomo colto e un grande attore.

Sicuramente lui saprà della tentazione di Verdi di intitolare l’opera Jago , il fatto che grandi artisti in passato abbiano interpretato alternativamente i due ruoli ( in Italia Salvo Randone e Vittorio Gasmann) , l’interfaccia , direi la complementarietà dei due destini.

Serve un traditore per fare una vittima.

Non avevo bisogno di conferme , so bene perché io lo amo tanto e lo amo ancora , con la voce diversa , col fisico appesantito , con le borse sotto gli occhi.

Quello che mi affascina di questo cantante è la sua intelligenza musicale e non solo.

Fine della prima ,per i non addetti ai lavori pure noiosa, incursione sul nuovo allestimento dell’Otello a Monaco.

 

 

 

Una Giselle afro

 

 

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Questa volta ho fatto una cosa strana : grazie ad un gradito invito sono andata a vedere uno spettacolo di danza.

La danza , anzi inizialmente il balletto, era stato il mio primo amore da ragazzina .

I ballerini erano belli , i cantanti no , esclusa la mitica Maria che poi fu la cagione del mio innamoramento per la lirica.

Ho poi frequentenato anche la danza cosiddetta “moderna “ e anche lì il colpevole fu un certo Bejart…

Gli anni passano e ormai agli spettacoli di danza non vado quasi più, spesso mi annoio ma questo non è successo sabato scorso.

Al Teatro delle Muse di Ancona in esclusiva regionale si esibiva la compagnia di danza The dance Factory di Dada Masilo.

Una compagnia sudafricana e lo spettacolo era intitolato Giselle.

Una Giselle afro , con musiche originali , ballata in modo egregio da una compagnia molto affiatata e di grande qualità.

Questa Giselle dal finale niente affatto scontato mi ha molto emozionato , specalmente nella seconda parte , per me decisamente perfetta nella sua concisione.

Ho cercato di più nel web e ho visto che hanno anche in repertorio una Carmen: l’amica vicina di posto responsabile di una ottima Accademia di danza mi ha confermato che anche la Carmen sarebbe da vedere , anzi sarebbe anche superiore alla Giselle per stringatezza e risultato .

La piccola deviazione in un campo teatrale che avevo un po’ abbandonato mi ha regalato una bellissima serata piena di emozioni.

Teatro pienissimo , pubblico molto giovane ed entusiasta , soprattutto un pubblico che non fugge allo spengersi delle luci!

 

 

Volteggia una foglia

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Ho visto volteggiare una belilssima foglia rossa caduta dal platano , mi ha ricordato un poster di Snoopy che una cara amica aveva portato in regalo ad una bambina malata tanti anni fa.

Grazie per il ballo c’era scritto e rappresentava uno Snuppy galante che così ringraziava la foglia in volo.

Poi la bambina se ne era volata via anche lei e un caro amico , che fosse anche un frate era del tutto ininfluente , nel chiedere un ricordo di quella piccola amica che aveva seguito nella sua crudele malattia chiese in ricordo quel manifesto che ovviamente gli fu dato .

Nel resto della sua vita quel frate che sistematicamente si spogliava anche delle cose più preziose che aveva ed  erano i libri ,  si tenne sempre vicino quel manifesto e anche quando diventò priore in un grande seminario vuoto ,  ormai scomparse le vocazioni  ed era praticamente solo fra le tante stanze del convento sulle colline bolognesi me lo mostrò ,teneramente appeso nella sua vuota cella.

Poi anche quel frate strano , una delle persone particolari che si incontrano di rado nella vita , se ne è andato . Abbbastanza presto rispetto alla lunghezza media della vita attuale.

 

Oggi quella foglia rossa , bellissima e allegra sotto la pioggia sottile di questi primi giorni di novembre mi ha riportato indietro di tanti anni.

Niente finisce davvero , non si deve essere tristi in certe rituali ricorrenze del calendario .

A coloro che solo un giorno all’anno ricordano i defunti e riempiono di fiori i cimiteri mi piace mandare un messaggio di vita .

La foglia che volteggia segna la  fine di un ciclo : in primavera le foglie rinasceranno , la vita continua per tutti coloro che restano e serbano la memoria dolce di un ballo lontano.