Non avrei voluto chiudere questo mese di novembre con un altro necrologio ,ma la notizia della morte di Bruno Cagli mi costringe a farlo.
Non lo conoscevo personalmente ma ogni volta che andavo a Santa Cecilia notavo la sua presenza , riconoscevo il suo volto intelligente , il suo essere colloquiale e gentile con gli spettatori abituali.
Un’altra personalità importante del nostro mondo musicale che se ne va.
Ovviamente , data la mia età , vivo questa sorta di tragico gioco di birilli della vita che mi circonda , ma per carattere non amo abbandonarmi alla tristezza e quindi per chiudere scrivo di una cosa stupida , una nota di costume che mi ha fatto ricordare il famoso detto gattopardesco sul cambiamento che in realtà non cambia niente.
Ieri mattina sono tornata al mio supermercato , mio nel senso che ci vado da quando fu aperto più o meno venticinque anni fa .
Lo ricordo bene perché seduto sul carrello ci mettevo piccolissimo il mio primo nipote , che adesso ha quasi vent’otto anni.
Ebbene , ieri l’ennesima trasformazione di facciata . Nel tempo ha cambiato nome due o tre volte , cambiata l’insegna e poco altro .
Ieri invece in pompa magna ha cambiato anche tutti i colori .
Questa volta hanno fatto le cose in grande, ora è tutto rosso, il personale per la più parte è sempre lo stesso con sgradevoli immissioni di giovinetti che ,non si capisce bene perché ,mi si rivolgono molto confidenzialmente.
Comunque è francese e lo scontrino lo rivela , basta farci caso che non è uno scontrino fiscale , il che la mette giù dura sulla nostra italica presenza nel settore della grande distribuzione .
Sono europeista convinta , ma in questo settore siamo una colonia , grandi catene francesi e tedesche si dividono il nostro mercato alimentare , il vantaggio è che trovo i brezel e i formaggi francesi senza andare troppo lontano.
Chiudo ritornado alla notizia della scomparsa di Bruno Cagli e al poco spazio che comunque ho trovato sulla stampa per questa triste notizia.
Mi irrita sempre trovare nella sezione Spettacoli degli importanti quotidiani grandi articoli su eventi di quella che una volta si chiamava musica leggera e che adesso dilaga lasciando alle poche vere notizie culturali trafiletti microscopici e redazionali di routine.