Succede in una notte d’insonnia , forse originata da stanchezza natalizia e allora verso le tre mi arrendo e decido di fare una cosa che avevo programmato da qualche giorno : riguardarmi l’Otello di Londra , anche per riuscire a cogliere , se ci riesco , le differenze tra la splendida direzione di Petrenko e questa precedente che mi aveva tanto coinvolta.
Assolutamente non in grado di capire musicalmente le differenze specifiche nell’approccio diverso al grande capolavoro una cosa l’avevo già colta al primo ascolto della seconda .
Petrenko ha tirato fuori tutto il Wagner che forse incosciamnete Il grande vegliardo italiano aveva messo nella sua meravigliosa composizione e non sono sicura che questo sarebbe poi tanto piaciuto al “ cigno di Busseto”.
Pappano ha dalla sua , non solo l’origine italiana ,ma anche una più approfondita e viscerale vicinanza con la grande musica nostrana.
La visione in teatro del secondo spettacolo mi aveva impressionato tantissimo e in parte fatto ricredere al primo ascolto ; per l’alto livello dei cantanti , per la meravigliosa resa orchestrale , permanendo peraltro tutte le notevoli riserve sul demenziale taglio registico della Neuemeyer.
Ma rivedere nel cuore della notte il mio bellissimo Otello di Londra mi ha riconfermato la sensazione della verità di questo approccio fedele al testo , non solo di Shakespeare , ma anche di Boito.
Inoltre le vocalità , a cominciare dal poliedrico Kaufmann che comunque nella parte di Otello non era in discussione , solo che nella versione londinese si capisce meglio l’amore di una ragazza molto giovane per un uomo dalle molte battaglie , un uomo comunque di successo e…molto sexi.
La Desdemona di Maria Agresta è perfetta come vocalità e centratura del personaggio e il suo scandalo di ribellione davanti “ alla ria parola” contiene un surplus di dignità offesa che manca totalmente alla fredda Desdemona germanica.
Per quanto riguarda lo Jago di Marco Vratogna avevo ascoltato con un lieve scetticismo la garbata spiegazione che Pappano mi aveva fatto circa la convinzione che il contrasto vocale tra la voce educata di Kaufmann e la voce “grezza” del baritono era perfetta per evidenziare la diversa caratura morale dei due personaggi.
Rivederlo e ripensando alle parole di sir Tony ho capito quanto lui avesse ragione.
Il viscido damerino di Finley non gli regge il confronto psicologico.
Generalmente rimetto in caledario durante il festival estivo a Monaco lo spettacolo visto in inverno : questa volta non sento proprio il bisogno di rivedermi questo Otello cencioso , mi concedo semmai una nuova visione dei Meistersinger.