Fidelio a Monaco

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E‘ noto a tutti che il Fidelio è un‘opera strana , non completamente realizzata , nonostante ci abbiano messo le mani ben due librettisti e che lo stesso Beethoven ci sia tornato sopra più volte tanto che esistono ben tre versioni del preludio , di cui la Leonora 3 , la versione più nota viene eseguita regolarmente nei concerti come ouverture  a parte .

Ovviamente si potrebbero scrivere fiumi di inchiostro per spiegare che nonostante i suoi innegabili difetti , la sua disomogenea partitura sia comunque una delle opere più amate da molti e da me in particolare.

Sarà per quello splendido canto dei prigionieri che chiude il primo atto , sarà per il luminoso trionfante finale , sarà per le stupende arie di Leonore e soprattutto il Gottt….del tenore che apre il secondo atto , per tutto questo il Fidelio è un‘opera che ho cercato di vedere tante volte quante mi è stato possibile.

Per tutti questi motivi e soprattutto per il suo essere una specie di opera aperta è anche diventata un invito ai registi per farne una palestra delle proprie idee .

Non avevo mai visto dal vivo e per intero questo Fidelio di Calixto Bieito e devo dire che di tante originali messinscena questa per me è la migliore e la più felice .

Uno spettacolo per certi versi sconvolgente , angosciante , claustrofobico  e al tempo stesso di una fedeltà assoluta al messaggio beethoveniano.

Per assurdo , anche se molti/molte dissentiranno è addirittura più efficace nel primo atto , quello normalmente liquidato come prologo al trionfo del secondo , quando finalmente entra in scena il prigioniero Florestan.

Bene a fatto l‘Opera di Stato della Baviera a riprendere spettacolo , gli anni che sono passati dalla prima rappresentazione non hanno intaccato minimamente il messaggio : i tanti regimi politici liberticidi che ci sono nel mondo sono molto bene rappresentati da quei prigionieri senza nome che salgono come dannati dalla fossa dell‘orchestra e che seguitano a muoversi come insetti ciechi nelle intelaiature accecanti della scenografia volutamente e anche fastidiosamente rumorosa .

Certo che per mettere in scena uno spettacolo di questa levatura occorrono cantanti non solo bravissimi , ma anche coraggiosamente disposti a cantare salendo e scendendo sui praticabili , rotolandosi e arrampicandosi in un continuo crescendo che comunica agli spettatori la giusta ansia che i loro movimenti provocano .

Se poi si  aggiunge quello straordinario direttore che è Kiril Petrenko il risultato finale non potrebbe essere più che ottimo.

Anche il calare delle gabbie dei musicisti sui disillusi prigionieri ancora non liberati dalla loro prigionia interna che suonano un adagio dal quartetto per archi opera 132 a -moll  segna il ricordo delle tristi orchestrine dei Lager , il passaggio finale alla liberazione dopo l‘ultima ferita , tutto serve oggi che era anche un giorno particolare , la liberazione dei sopravvissuti di Auschwitz,  a creare un valore aggiunto alla rappresentazione.

Ho trovato decisamente splendida Anja Kampe , è in ruolo molto suo e credo anche in una serata particolarmente felice , il Florestan di Kaufmann non potrebbe essere più perfetto . Con un Gott ..che parte dal pianissimo fino a dispiegarsi nella sua grande potenza di voce è da solo motivo per il viaggio!

Gunter Groissböck , eccellente attore oltre che un basso di grande potenza è Rocco , Wolfgang Koch , un lubrico Pizzarro ,  nonostante il fisico che non lo aiuta più di tanto riesce comunque ad infilarsi coraggiosamente nelle anguste strutture di scena , fantastico il Ministro Jolly Joker  acrobatico di Tareq Nazmi , una rivelazione di voce e di presenza .

Ho lasciato per ultimi la coppia giovane : Marcelina e Jaquino , giovani davvero , lei con una voce limpida e pura svolazzava festosa anche dotata di tacchi alti:  Hanna -Elisabeth Müller,  lui Dean Power, un giovane di squadra nella ricca compagine bavarese lo avevo sentito tante altre volte , qui riesce a brillare di più del solito , il ruolo acrobatico gli si addice .

 

Una serata felice , laddove si dimostra ancora una volta che non esistono regie troppo moderne : esistono regie belle e brutte , fedeli e noiose , provocatorie e stupende .Questa per me appartiene alla seconda categoria.

Domenica 27 gennaio 2019 . Monaco di Baviera

 

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Alle nove esco dal mio amato albergo : non fa neanche tutto quel freddo che si temeva , nel caso comunque sono vestita come in montagna  . All black : dalla testa ( colbacco nero ) ai piedi ( doposci Tecnica) passando per un piumino da cui esce il sottanone-pantalone .

Praticamente un tappo nero.

Mi avvio alla Messa in Alte Peter , la mia chiesa quando sono qui . Ovviamente Messa solenne in latino .

Sotto il pulpito di destra il solito orante a forma di Z che sta lì perlomeno da set/ sette anni per quanto ne sappia.

Inizio grandioso , conto , oltre al celebrante  e al concelebrante il solito numero di chierici  , sette in scala , tutti con cero altissimo acceso in mano.

Organo a tutto volume : luci sfolgoranti sull‘altare barocco ad illuminare  la grande scenografia . La cantoria a livello di coro operistico con solisti di buon livello.

C‘e uno spreco di incenso che basterebbe a dieci messe in cattedrale italica.

Mi accorgo che esiste una notevole regia teatrale ben oliata ,al momento del Vangelo una luce in più illumina il pulpito , il chierichetto più piccolo ha problemi per tenere il cero alto per fare simmetria con quello dall‘altra parte , poi riceverà anche qualche spintone di correzione di percorso . Avrà al massimo sei anni , per me si stanno allevando un futuro miscredente.

Il massimo teatrale l‘apertura automatica del tabernacolo per ostensione del calice , purtroppo il mio interesse laico e teatrale prevale sul mistico , sono ammirata da tanta perfezione, il tutto accompagnato da un livello musicale altissimo: Bach soprattutto , ma credo anche Mozart verso la fine .

Due ore di spettacolo puro, purtroppo il mio scarso tedesco non è riuscito ad apprezzare l‘omelia alla quale sono pure stata attentissima : il sacerdote ha parlato molto di oggi , dei guten Menschen…ma non sono riuscita a captare la parola Juden ..per me non l‘ha detta mai.

In  questa cattolicissima Baviera , a pochi metri da una famosa birreria in cui un pazzo trovò pericolosi seguaci comincio a guardare con occhi sospettosi i chierici biondi , le vecchiette osservanti e il mio cattivo diavoletto interno mi porta a pensare lontano , verso casa mia dove un bieco figuro megalomane gira col rosario in mano mentre noi stiamo ancora zitti a sopportarlo.

 

Ho avuto un momento di felicità pura quando un prestigioso filosofo come Massimo Cacciari ha sbroccato di brutto davanti ad un omuncolo , oggi ministro e gli ha urlato un Io So ! grande come una casa …

Uscendo di chiesa , non sono stata decisamente molto partecipe , pensavo piuttosto ai 47 al freddo in mare davanti a Siracusa, per quanto tempo ancora dovremmo democraticamente sopportare tutto questo?

Corsi e ricorsi della storia , avrei bisogno del filosofo per farmi spiegare i perché delle follie che il mondo attraversa ciclicamente.

Poi molto laicamente vado a controllare la locandina a lato del teatro per vedere se stasera il cast sia completo come da programma .