Fantascienza

Al ventunesimo giorno di lockdown ho capito tutto : da qualche parte nella Galassia hanno deciso di risolvere qualche problema di mercato .

E’ tutto finto . C’era bisogno di svecchiare la popolazione mondiale , i vecchi non comprano , risparmiano e permettono i giovani di sopravvivere senza consumare smodatamente .

C’è voluto pochissimo : chi ha controllato che dentro le tute spaziali bianche ci siano davvero medici e infermieri ?

Il terrorismo mediatico si spande con poche immagini : le file di bare nei camion militari ( ma cosa c’è davvero dentro le bare?) , poche immagini confuse nei reparti di terapia intensiva , per pudore si dice.. 

Mappe su mappe , diagrammi su diagrammi , il terrore corre sul filo e a cominciare dalla Cina si è pensato alla chiusura totale di intere regioni , lì col regime comunista è stato addirittura più facile .

Secondo step: l’Italia . Paese credulone e disorganizzato , gonfio di vecchi inutili, era necessario fare  pulizia, il drone che gira sulle città desertificate ,

le camionette che giraro con l’altoparlante : restate a casa ….

Tocco di sentimentalismo : qualche bandiera alle finestre , slogan con hastag , logo con arcobaleno disegnato da bambini robot.

Nei corridoi lucidi e silenziosi dei palazzi dell’alta finanza si fanno già i programmi e i diagrammi del dopo Covid, nelle segrete interspaziali hanno già programmato con l’interesse quanto entrerà nelle tasche di chi detiene davvero il potere interstellare.

Stamani guardavo stancamente la solita immagine dell’espandersi del virus : è una fascia esatta che taglia a metà la Terra : di sopra e di sotto solo qualche pallino , tanto per non destare sospetti . Invece la fascia rossa taglia a metà il globo .

Possibile non averci pensato prima ? Non si ammalano gli africani , gli aborigeni dell’Amazonia , i Lapponi. 

In mezzo la carneficina ,o perlomeno quello che ci hanno fatto credere che sia :  tutti a casa , tutti terrorizzati a cercare le mascherine , tutti ordinati in fila al supermercato . 

Ci faccio un romanzo , lo script per una serie Netflix? E se gli uomini in tuta avendo capito che ho capito mi venissero a prendere per farmi sparire prima che la mia idea avesse il tempo di diffondersi pericolosamente ?, meglio tacere e tenermi per me la  folgorante intuizione .

Per ogni paragone riguardare un film intitolato 2022 I sopravvissuti , in originale Solent green. Interpreti Charlston Heston nel ruolo dell’eroe e un grande Edward G. Robinson. Potrebbe anche essere così.

Il paese delle aquile

Il bellissimo discorso che il Presidente dell’Albania ha pronunciato dell’inviare in Italia la piccola squadra di medici e infermieri mi ha riportato alla mente un breve viaggio che feci qualche anno fa nel paese delle aquile.

Avevo scoperto un grande scrittore albanese che scriveva in francese  e che viveva in esilio ai tempi della dittatura comunista : Jsmail Kadarè e ne  avevo letto , direi meglio divorati , tutti i suoi libri che avevo cercato e trovato nelle librerie italiane.

Avevo grazie  a lui scoperto che quella che noi chiamiamo Albania è per loro il paese degli Skipetari ( il paese delle aquile) , un paese dalla lunga storia tormentata , un paese piccolo  ,la cui gente dura e tenace aveva sopportanto nel tempo tante vicissitudini , compresa anche l’invasione italiana.

Le storie , le leggende di un popolo fiero sono nei bellissimi libri di Kadarè il ritratto di una piccola nazione tanto vicina a noi e contemporaneamente tanto sconosciuta.

C’è un libro in particolare  La città di pietra che racconta di Argirokastro , paese nel quale sono nati per  ironia della sorte sia il grande scrittore che il dittatore comunista che ha dominato il paese :Enver Hoxha.

Ho visitato Argirokastro , ho fotografato i suoi tetti grigi di ardesia , sono salita alla sua rocca , raramente si sente quanta storia sia passata in un paese quanta se ne respira tra quelle montagne.

C’erano , quando ci sono stata io , ancora tanti problemi in questa piccola repubblica ( nella quale non esisteva ancora un Catasto degno di questo nome) , un paese ancora tormentato da antiche faide familiari , un paese nel quale la democrazia faticava a a trovare una coscienza popolare.

IL discorso di Edi Rama ,oltretutto una mossa politica molto intelligente per un paese che spera di entrare nell’Europa, mi ha fatto capire quanta strada democraticamente i nostri vicini albanesi abbiano fatto dal tempo abbastanza recente del mio viaggio. 

Mi appassionano moltissimo tutte le storie dei Balcani , tutte le realtà della ex Jugoslavia , la Romania che ho visitato , tutti quei paesi che come aveva detto Churchill generano più storia di quanta poi riescano a gestire.

L’Albania ne è un’appendice peiferica , ma anche lì pesò nei secoli la dominazione turca , anche lì le leggende sembrano ricalcare quelle dei paesi vicini e spesso narrano terribili storie legate ai ponti , quei ponti che adesso in questo tempo di virus planetari non servono più per avvicinare le genti , il virus vola nell’aria e non sappiamo come e quando usciremo da questa lunga clausura .Nel frattempo ho ripreso in mano i libri di Kadarè, la rilettura è uno degli sport  che pratico in questa lunghe giornate solitarie.

Pensieri di vecchi

Dall’alto della mia veneranda età mi permetto di parlare del destino dei miei coetanei lombardi delle valli Seriana e Brembana  ed oltre.

Qualche anno fa andando con la mia macchina da quelle parti (fui invitata ad un convegno sul teatro classico nella scuola )  mi trovai veramente sconvolta alla vista di un cartello stradale che indicava : Padania , e non era un cartello abusivo!

Padania : una regione inesistente e inventata dalla fervida mente di chi voleva dividere questa nostra Italietta , già faticosamente riunita appena da poco più di un secolo .

Ero irritata che nessuno andasse a levare quello scherzo , ma evidentemente da quelle parti andava bene così e ci tutti ci si riconoscevano .

Votavano compatti i buoni lombardi delle vallate bergamasche e intanto finivano nei loro ordinati e religiosamente custoditi ospizi  perché ai figli faceva più comodo così , loro dovevano lavorare e si sa che i vecchi in casa sono una bella rottura di scatole.

Io sono più fortunata : vivo da sola nella mia casa ormai vuota , mi faccio compagnia con il computer , grazie ad una nipote in gamba vengo anche rifornita di cibo ,non mi mancano le telefonate degli amici , le lettere dei lettori del blog e le giornate non mi bastano per vedere tutto quello che ci viene offerto dai teatro attraverso gli streaming.

Per tornare invece ai miei meno fortunati coetanei rinchiusi nelle case di riposo nella indaffarata terra lombarda penso che molti dei nostri guai , delle statistiche allucinanti circa la mortalità da Covid 19 venga proprio da quegli ameni luoghi , vere bombe di contagio all’origine delle statistiche fuori controllo della regione Lombardia .

Da quelle parti hanno privilegiato il privato , tagliato forsennatamente la sanità pubblica e i risultati li abbiamo sotto il naso nella loro apocalittica conseguenza.

Si muore dappertutto , anche nella mia regione non si scherza , ma più si scende e meno le cifre sono così alte , forse anche perché il vecchio nonno in casa al Sud ancora ce lo tengono , antica pietà di terre classiche nelle quali esiste un sacro rispetto per la vecchiaia.

C’è un proverbio marchigiano che io toscana ho molto amato e fatto mio : Nun se sà dove dorme lu lepre ….tradotto vuol dire semplicemente che non si sa come le cose vanno a finire . Io una cosa la so e non mollo , vorrei riuscire a morire a casa mia.

Il discepolo di Pietro

Il Vangelo di Marco è quello più corto , sicuramente ispirato da Pietro , quello decisamente più rivoluzionario , tanto che mi spiegava un caro amico frate , in alcuni paesi era sottoposto a censure , in anni neanche tanto lontani .

All’interno c’è quella sconvolgente parabola del Cristo dormiente a poppa mentre infuria la tempesta e i discepoli terrorizzati sentono la fine vicina.

Sarà perché io in barca ci sono andata tanti anni davvero , sarà perché quando salgono le onde e viene buio ci assale la paura ancestrale , certo che quell’immagine del Maestro che dorme sereno ha in sé qualcosa di sconvolgente.

Non è un caso che Francesco , questo Papa straordinario che riesce a comunicare anche a coloro che si dichiarano non credenti  un forte messaggio attraverso l’immagine epocale che tutti abbiamo visto ieri in televisione , ma soprattutto che abbia trovato nella parabola della barca la perfetta risposta alle nostre angosce quotidiane.

Ci dovrebbe essere una Bibbia in ogni casa , cercate il Vangelo secondo Marco : sono appena una cinquantina di versetti , l’evangelista scrive ai fedeli di origine pagana , dovrebbe essere stato scritto e pubblicato nell’anno 65 , e fu ampliamente utilizzato da Luca :

capitolo 4 – La tempesta sedata : di queste poche parole ci ha parlato il Pontefice , di questo messaggio si è servito quello straordinario comunicatore capace anche di parlare con la forza della sua immagine bianca nella piazza vuota ,sferzata dalla pioggia , nella quale oltre la sua voce si sentivano le grida dei gabbiani.

Mi è sempre sembrato di vederli quegli uomini terrorizzati che scuotono Gesù per svegliarlo  e quasi lo rimproverano : Maestro non ti importa se moriamo?

Il racconto evangelico è breve , la risposta miracolosa non è quella della lettura superficiale della lieta fine 

La risposta è nelle parole di Papa Francesco : tutti insieme dovremmo superare la prova , tutti insieme dovremmo recuperare il senso vero dei valori dispersi in questa nostra vita che assomiglia tanto al tempestoso mare di Galilea.

Non sarebbe male andare a cercare nascosta in qualche libreria di casa la Sacra scrittura , aprendola a caso in ogni pagina ciascuno di noi può trovare un valore perduto , un cenno di speranza per quella forza che si dimostra solo nei casi della vita in cui ci si deve sentire veramente tutti sulla stessa barca.

Canta che ti passa

Nelle tragiche ore in cui noi seguitiamo a contare i morti , in cui le bare in attesa del turno per la cremazione stanno in fila pietosamente accolte nelle chiese a Bergamo ; in cui a Madrid non hanno altro posto che il Palazzo del ghiaccio per contenere i morti, in Germania ( ma i dati ancora non riesco a capirli davvero ) pensano a creare un fondo di solidarietà per gli operatori dei teatri momentaneamente chiusi attraverso il quale i cantanti , i musicisti in difficoltà potranno attingere in questo momento di crisi.

Ho avuto difficoltà a trovare divertente Jonas Kaufmann che sulle note di Marina , Marina …canta una canzoncinia in cui spiega come potere attivare con offerte questo fondo di solidarietà: il tono è scherzoso , l’appello vero e concreto.

Davvero è possibile una tale differenza nell’affrontare una tragedia mondiale?

Nel dubbio intanto ho postato sulla mia pagina Altrodime su Facebook il messaggio.

Vorrei capire la reazione , vorrei capire se c’è qualcosa di giusto nel prenderla così , in maniera leggera , o se davvero in Germania il problema può essere quello di aiutare ( a quanto credo davvero concretamente ) gli operatori del settore teatrale senza tanti appelli retorici e/o drammatici.

Certamente il suo è un gesto generoso , al solito quando ci mette la faccia riesce ad ottenere risposte inimmaginabili per qualsiasi altro personaggio dello spettacolo, ma l’ha capito davvero che la gente muore in giro per l’Europa o forse il sistema sanitario tedesco riesce a contenere in maniera totalmente diversa da Italia , Spagna e Francia?

Questa volta mi ha davvero spiazzato. chissà se avessero ragione loro.

La webcam.

Tra le cose futili che contiene il mio pc. c’è l’immagine di una webcam sulla Marienplatz di Monaco.

Ce la misi per caso tanti anni fa e poi è diventata un piccolo gioco personale anche quando non stavo per partire per la Baviera.

Spesso il tempo aldilà delle Alpi  precedeva di poco quello che sarebbe successo in Italia , magari il giorno dopo.

Quando andavo a Monaco mi divertiva individuarla in alto , verso l’ultimo piano del grande magazzino Ludwig Beck , un occhio curioso sulla piazza sempre affollatissima , soprattutto nelle ore in cui i turisti a naso in su si fermavano a guardare il grande orologio animato della torre del vecchio municipio.

Notavo la precisione matematica con cui fiorivano le bancarelle di Natale , il grande albero e la precisissima scomparsa di tutto il festoso addobbo esattamente il giorno dopo la fine del mercatino natalizio.

Una precisione germanica che mi faceva quasi tenerezza in confronto allo strascinare stancamente dei nostri addobbi natalizi ben aldilà di ogni tempo massimo.

Ebbene adesso la grande piazza è vuota , quasi vuota direbbe qualche pignolo perché qualche figurina ancora la vedo camminare , ieri pioveva , oggi c’è il sole : Il lockdown della Baviera non è così allucinante come da noi.

Ho visto però , in uno dei tanti servizi televisivi che ci raccontano le cose del mondo, un gentile signore con straccio in mano e disinfettante pulire scrupolosamente tutti i manici dei carrelli al supermercato , igiene diffusa , mi è sembrato di capire.

Il numero dei decessi in Germania è infinitamente più basso di quelli della sola Lombardia , ma loro hanno il quadruplo di letti nelle terapie intensive di quanti ne abbiamo noi e  anche se in Germania la crisi economica aveva già fatto fremere il loro mercato interno , le misure immediatamente adottate dal governo centrale sono state univoche e miranti al sostegno delle fasce di popolazione più debole.

Purtoppo anche loro hanno, attraverso la gestione federale dei Länder ,qualche problema a raccordarsi omogeneamente ,ma non hanno la ridicola rincorsa di alcuni governatori italiani in cerca di consenso ..per il dopo-Covid.

Hanno intanto anche rimosso la rigida clausola del pareggio di bilancio , un dogma per la loro mentalità rigorosa .

In attesa comunque di tempi migliori per tutti io seguito a guardare la mia piccola finestra virtuale su Marienplatz ,mi fa un po’ tenerezza e temo che quest’estate sarà l’unico modo per dare un’occhiata alla Baviera .

Anche se testardamente continuo a sperare.

E vo gridando amor!

la bellissima lettera di Ludovic Tézier , un accorato appello in difesa della lirica , in difesa soprattutto dei più deboli , quelli ( spesso i più giovani ) che in questo momento vedono la cacellazione dei contratti , è una pagina degna di essere molto diffusa e in effetti lo è , su tutti i siti dedicati alla musica lirica.

E’ scritta con grande dignità , il suo appello al governanti , pur essendo ovviamente destinato a chi gestisce i teatri francesi travalica molto i confini nazionali , come in effetti lo travlicano tutti coloro che di questo antico e nobile mestiere vivono e sono i nostri ambasciatori del “bello” nel mondo.

Ricordo una sera , era d’estate e nel chiedergli il solito autografo  , riuscì a dirgli  che secondo me era uno dei più grandi cantanti verdiani che avessi mai avuto la gioia di sentire .

Mi rispose in italiano , mi ringraziò perché mi disse che quello era il più bel complimento che un’italiana potesse fargli ,  perchè era consapevole di quanto luminosa fosse la nostra tradizione riguardo ai baritoni.

Un piccolo episodio che mi fece capire la sua naturale grazia , la sua intelligenza e la sua altrettanto naturale mancanza di divismo.

In questi giorni molti cantanti ( non tutti per la verità e colpiscono i silenzi di importanti voci internazionali) mandano messaggi al pubblico , chi scherzosamente raccomanda di stare a casa , chi teneramente come Pavol Breslik canta una dolce canzone nella sua lingua slava .

Tutti ,lo capisco , sentono la mancanza del proprio pubblico e cercano in qualche modo di lanciare segnali a tutti quelli che seguono abitualmente le loro voci in giro per tutti i teatri.

Ma la lettera di Tezier è qualcosa di più : è un appello politico , un manifesto in difesa di chi vede ridursi così repentinamente il futuro di un mondo del quale gli  “addetti ai lavori” campano e del quale campiamo anche noi che siamo la loro metà , il pubblico che li ascoltava con l’affetto complice di chi sta recitando “insieme” un rito che ha bisogno della condivisione per esistere.

Guardo mestamente il ben ordinato pacchetto di Progetti futuri che forse non si realizzeranno più. 

Non è l’aspetto economico che mi preoccupa , bene o male qualcosa recupereremo , spero .

E’ il fatto crudele di avere perso parte della  vita , quella parte che dà un senso alle giornate che restano e che sicuramente non recupererò più.

Doctor is in

Da un po’ di tempo ricevo strane telefonate : persone care perse un po’ di vista , amici carissimi che probabilmente avevano altro da fare , conoscenti occasionali.

Tutti cominciano domandandomi come sto , ma io so che è l’alibi iniziale . In realtà vogliono parlare , semplicemente parlare per sentire una voce , per non essere soli , per essere tranquilllizzati .

Certamente io non ho qualità terapeutiche abilitate a dare risposte giuste , mi barcameno tra banalità e ottimismo , anche laddove l’ottimismo in questo tempo proprio non mi appartiene e la banalità in generale e adesso in particolare mi ripugna .

In testa la frase di Andrea Chénier : da tempo mi pervengono strane lettere , ….no , non c’è nessuna Maddalena di Coigny che mi scrive , le lettere sono stare sostitute da un pezzo dai mezzi social , quella è la grande piazza della comunicazione globale ,  ma evidentemente non basta più.

E allora “doctor is in” eccomi qua a infondere pillole di coraggio a chi proprio crede non averne più da parte di una che con una certa dose di fatalità ereditata da qualche ancestrale filone familiare cerca ancora di seminare ottimismo perché ho capito che le telefonate servivano proprio a questo , a cercare rassicurazione , a non sentirsi meno soli.

Novella Lucy ho aperto il mio chioschino virtuale nella speranza che comunque possa servire a rallentare la morsa di paura che molti poi alla fine ammettono di avere .

La paura ce l’ha anche” la dottoressa” , ma il dovere mi impone di non farla trasparire nella voce . 

Quando l’altroieri ho postato la mia foto con la scritta che essendo domenica io mi vestivo ( e non avevo neanche pensato di darmi una truccatina necessaria) mi sono arrivate talmente tante risposte che ho pensato tutto sommato di avere mandato un messaggio giusto : eppure di cose sbagliate intorno ne vedo tante , qualcuna la scrivo nel blog ma molte me le tengo dentro , non vorrei aggiungere ansia o livore nella piccola platea di seguaci che mi frequenta.

Non so se il mio piccolo contibuto virtuale serva a qualcosa , comunque telefonatemi se vi serve : doctor is in.

Un Premier per caso

Sicuramente ambizioso , professore universitario probabilmente con qualche santo in paradiso , si muoveva in cerca di spazio politico : amico della Boschi , di Renzi , poi arruolato dai Cinque stelle in cerca di persone decenti da candidare .

Si è trovato così , saltando da un governo all’altro con indifferenza a rappresentarci in maniera sicuramente più degna di tanti professionisti della politica tra quelli di cui dispone il parterre dei nostri big allo stato attuale.

Una disgrazia ce l’ha avuta di sicuro , un portavoce molto sui generis , probabilmente colpevole di qualche scivolata d’ala linguistica per  uno che proprio non aveva studiato da premier.

Però adesso , con la tegola della pandemia sul capo si sta comportando con ragionevole equilibrio , sfido chiunque altro a comportarsi diversamente in un momento storico del genere tipo “guerra planetaria.”

Ha agito troppo tardi , ha agito troppo presto , ha parlato troppo , ha parlato poco.Gliele dicono di tutti i colori , tanto si sa che non è mai possibile accontentare tutti in una volta sola.

Sicuramente non è imputabile a lui il disastro di tante diverse interpretazioni relative alle diverse Sanità regionali .

Magari in seguito ci sarà da ripensare quanto sia stato saggio delegare alle regioni un tema così difficile come la Sanità , un po’ come la scuola , tanto per intenderci ,quella che i governatori del Nord volevano avocare a sé con il federalismo spinto alla sovranista , quello votato da quei poveri cristi del sud estremo che ne hanno fatto  della Lega il primo partito in Italia .

Poi si vede come in Calabria si abbia il senso dello Stato quando all’ospedale di Crotone ci sono 300 ( trecento !) imboscati mentre rispondono all’appello della Protezione civile ben ottomila medici in Italia.

Forse quando questo piccolo mostro infinitesimale : un granellino di sabbia morbido ( come lo ha descritto Ilaria Capua) , avrà smesso di passare con la sua falce nera sul nostro paese sarà il caso di ringraziare i santi e le madonne che ci hanno levato la voglia di ascoltare il Felpa e la Borgatara , sempre pronti a cannibalizzare la nostra malandata patria con la loro sciagurata poltica populista e sovranista.

E ringraziamo il Caso se a capo del Governo ci sta uno che piano piano sta pure imparando a fare il premier di un paese disgraziato , ma civile , come ce lo dimostrano le file ordinate del supermercato di Prato , terra toscana nella quale i cinesi si sono comportati bene , nascondendosi nel momento buio nelle montagne pistoiesi e scesi adesso a dare una mano con l’esempio e gli aiuti concreti .

Una giornata speciale

Ho acceso e spento il computer due o tre volte oggi. 

Volevo che la giornata di ieri non restasse chiusa nel mio cuore e non volevo che in questi giorni bui il non condividere un momento di gioia restasse egoisticamente solo dentro di me, ma non riuscivo a raccontarla.

Era cominciata strana  : 19 marzo , la festa del papà , per me un ricordo personale  duro e doloroso .

Il quindicesimo anniversario della morte improvvisa del compagno della mia vita .

Sono sempre andata a messa in quel giorno , sono sempre andata al cimitero , ho sempre portato i fiori , annaffiato le piante .

Quest’anno ,ragionevolmente, niente di tutto questo .

La solitudine rende i gesti quotidiani sempre più vuoti e al tempo più solenni : colazione , lettura dei giornali online , poca televisione , il libro che lentamente rileggo sulla vita di Mahler , non mi sono vestita .

Ma era anche il giorno , casualmente , in cui mia nipote si sarebbe laureata via Skype , da casa sua , con la mamma , il papà , il fratello e la nonna che vive accanto a loro .

Io ragionevolmente a casa ad aspettare il risultato . Poi , verso le cinque un messaggio : dai nonna , vieni su!

Un attimo , mi sono vestita di corsa e sono uscita correndo : a metà strada ( in tutto sono tre minuti ) mi sono accorta di avere scordato la mascherina d’ordinanza : conversione alla rotatoria , rientrata  in casa , preso mascherina , ripartita .

Ho trovato mia nipote elegantemente vestita di tutto punto , truccata e serena davanti al suo 15 pollici aperto.

Appartengono davvero ad un mondo nuovo questi ragazzi : i professori in chat , ognuno a casa sua e il laureando che se ne sta davanti al monitor e parla a quattro professori di cui vede solo i volti .

Noi poveri parenti rigosamente mascherati , dietro la porta a origliare : lei doveva essere sola davanti alla commisssione per regolamento.

Tutto virtuale , anche la valutazione della commissione in una ulteriore chat a parte e infine la proclamazione dei risultati.

La bella corona rinascimentale in testa  fatta dalla mamma con le foglie del giardino, la nonna social addetta alle foto , ogni volta dovevo levarmi la mascherina perché ho un telefono col riconoscimento facciale , brindisi e abbracci da lontano.

Una cerimonia totalmente assurda e virtuale , ma con un  concretissimo, bellissimo risultato .Non me la potevo tenere per me ; in tanta angoscia e tristezza che ci circonda una piccola isola di felicità e il segno che , prima o poi , una nuova vita professionale stia cominciando.

Un paio d’ore dopo davanti alla televisione : la conta dei morti si allunga , il picco sembra allontanarsi , la casa silenziosa e vuota .

Chiudo le persiane e rientro nella mia prigione solitaria , la vita si accorcia . Ammesso ancora di averne qualche rimasuglio davanti a me.

O Capitano , mio capitano

E’ tornato a casa Gennaro Arma da Meta di Sorrento , il paese dei capitani di mare , il paese dal quale partono per tutto il mondo quei marinai , la cui scelta di vita risale alle antiche tradizioni della marineria italiana e che poi solcano tutti gli oceani.

Ne ho conosciuti diversi , ai tempi delle crociere e ne incontro ancora , quando viene varata una nave nei nostri cantieri.

Non avevo dubitato neanche un momento quando si scriveva sui giornali che tutti i membri italiani delll’equipaggio della Diamond Princess , la nave infestata dal Covid -19 ormeggiata al largo di Yokohama sarebbero sbarcati e  portati in salvo  , tutti meno uno : lo sapevo da sempre che la regola del mare impone un dovere al Comandante perché lui deve essere proprio l’ultimo ad abbandonare la nave.

Fa parte anche della retorica di casa , anche noi , nel nostro piccolo abbiamo avuto un Capitano , la nostra piccola nave in realtà era  una barca a vela ma mio marito aveva del capitano tutti i pregi e ovviamente anche qualche difetto.

Mai mettere bocca durante un ormaggio (!), i miei figli sono venuti su così , hanno tutti e tre dentro di sé una scala di valori riconducibile a quello che da sempre papà ha insegnato e devo dire ha dato loro un Imprinting di cui sono particolamente orgogliosa.

Il capitano Arma , notevole anche nel “ fisique du role” , non ha tradito il suo ruolo , come invece purtroppo aveva fatto un suo conterraneo in tempi bui , facendosi richiamare da un comandante della Capitaneria con il famoso “ torni a bordo ****! che poi fece la fortuna politica di chi aveva pronunciato la fatidica frase.

E’ tornato senza tanto clamore, anche se a riconoscimento del suo comportamento è stato fatto Commendatore .

Magari in America , paese pieno di retorica , penserebbero di farci sopra un film , io penso che il capitano Arma abbia risollevato la tradizione gloriosa della nostra marineria e di questo dobbiamo essergliene grati ,non abbiamo bisogno di eroi : il nostro è un paese che ha , mai come adesso, bisogno di ritrovare l’etica del proprio ruolo , un paese in cui fare il proprio dovere non sia scritto nella  guida del comportamento da tenere , ma di comportarsi come  ha semplicemente fatto quel bel marittimo di Meta di Sorrento. 

Solenne , in quest’ora

non volevo cedere alla retorica , guardavo la mia bandiera arrotolata , la tiro fuori nelle solenni festività laiche e in questo momento tragico per il mio paese ma dovrei dire per l’umanità tutta ,mi sembrava un gesto infantile , banale.

Poi ho capito che questo gesto lo stavano facendo in tanti , che era un modo per sentirsi vicini , per esorcizare la paura che la notte ci assalta alla gola ,il senso di non finitezza del destino comune è qualcosa che va aldilà di un piccolo pensiero individuale-

Nella testa mi suonava   l’inizio del duetto tra don Alvaro e Carlo , sempre Verdi , sempre lui a “soffrire per tutti “, sempre lui a cantare le nostre gioie e i nostri dolori , da quella opera  Innominabile che mi piace tanto , ovviamente e rigorosamente nella mitica versione della BSO, ( Come la pasta di un noto pastificio , tanto  per sdrammatizzare).

Allora ho preso la bandiera , l’ho solennemente srotolata e sono andata in terrazzo a piantarla sul palo d’angolo , coma al solito.

Da lì la vede tantissima gente , sono tante le finestre che si affacciano sulla collina che guarda il mare.

Sentendomi per un attimo meno sola , ho detto a tutti quelli che l’avrebbero vista che anche io c’ero , che solo stando tutti insieme nelle nostre pesanti solitudini , forse , con molta pazienza ce la potremo fare.

Ieri c’era un bel vento teso e la bandiera ha cominciato a garrire festosa , garrire : si dice proprio così nel mio italiano un po’ antico e sicuramente ignoto alle generazioni più recenti.

Con i potenti mezzi che oggi abbiamo tutti a disposizione l’ho fotografata e postata di getto.

Quello che non avrei mai immaginato è che hanno cominciato ad arrivarmi immediatamente tanti Like  e cuoricini che nemmeno quando ci metto la foto di Kaufmann sono così abbondanti e immediati.

La cosa bella è che i gesti di condivisione mi sono arrivati anche da amiche lontane : dalla Francia , dal Canada , dalla Germania ….

A questo punto spero di non dovere presto condividere altre bandiere , anche se purtroppo penso che realisticamente possa avvenire anche più presto di quanto si immagini.