Ormai lo hanno spoilerato tutti : il nuovo genio emergente della regia tedesca si è accorto che il Fidelio ha due atti scollati fra loro : il primo con un piede nel Settecento e il secondo decisamente pre-romantico e allora cosa ha fatto ? lo ha tagliato nettamente in due facendo esattamente il contrario di quello che si dovrebbe fare , cioè cercare di dare unità anche laddove non c’è.
C’era splendidamente riuscito Calixto Bieto nel discusso Fidelio di Monaco , molto meno Claus Guth a Salisburgo.
Qui siamo in una regia quasi scolastica , ci sarei riuscita anch’io quando facevo teatro-scuola , ma i risultati risultano freddi e banali.
Mi domando perché Kaufmann si presti a queste strane esercitazioni , anche se lo stare scalzo sul meteorite non gli costa molta fatica , giusto la parrucca che non gli piace.
Il risultato è uno spettacolo che piace , anche molto , al pubblico e sono convinta che piacerà anche alla grande platea televisiva
A sipario chiuso vediamo “noi” riflessi nel palcoscenico : la grande sovrascritta Libertè Egalitè Fraternitè ci porta in clima Andrea Chénier e lo conferma il grande bandierone francese sul muro della prigione.
Mettiamo da parte i nomi spagnoli Pizzarro, Rocco e così via ( tanto servivano solo per aggirare la censura) e anche il fatto che Florestano era in realtà un nobile e Pizzarro un rivoluzionario, tanto si sa che le rivoluzioni finiscono sempre in dittature.
Un primo atto tradizionalissimo , all’inglese, addirittura con entrata a cavallo vero del cattivissimo che per dimostrarsi quello che è ammazza malamente anche il canarino di Marceline.
Una recitazione perfetta , grande attenzione agli inserti recitati, Pappano dirige questo “ singspiel”con molta leggerezza , sotto sotto comincio a pensare che sia veramente un gran bello spettacolo.
Poi all’apertura del sipario sul secondo atto : tutti col fiato sospeso ad aspettare il lunghissimo Gott… del prigioniero incatenato ad una roccia nera in una luce accecante ( welch Dunkel hier..) circondato da un pubblico moderno relativamenye interessato alle sue disgrazie, i cui volti riproiettati in grande sullo sfondo ci mostrano gente che beve dalle bottigliette di plastica , una donna che sgranocchia un gelato ; insomma siamo indifferenti al dramma che in effetti svolgendosi tutto sulla roccia centrale pare abbia bisogno della graduale ansia del “contorno” per accentuarsi.
Il senso didascalico dell’operazione c’è tutto , il pathos no. Pappano si sfoga tutto il romanticismo che aveva trattenuto nel primo atto e io mi distraggo a guardare le evoluzioni dell’incatenato che cerca , lui solo , tutto il dramma contenuto nella musica .
Prevedibile evoluzione ( presa di coscienza?) del pubblico che alla fine si immedesima e si ribella . Siamo al giorno d’oggi : combattiamo le ingiustizie e le dittature , sventolamento di bandierone stile Marianna, ci riallacciamo all’enunciato iniziale .
Il pubblico , quello vero , entusiasta applaude. Io decisamente meno.
Tobias Kratzer ha realizzato un Fidelio perfetto , ma senz’anima , purtoppo.
C’è da registrare il trionfo di Lise Davidson , una giocatrice di basket prestata alla lirica, una voce potente e chiarissima , sarà una Diva se imparerà anche a recitare.
Ne esce trionfante una Marceline “ deus ex machina” per amore , il suo colpo di pistola è scritto anche nel programma , per non spaventare il pubblico.
Altrimenti potrebbe succedere come una volta a Salisburgo quando l’archibugiata per uccidere il povero Posa aveva fatto sobbalzare l’appisolata giapponese al mio fianco.
Autentico momento thrilling la signorina che è uscita all’inizio a spiegarci il fatto , ma ci ha fatto prendere un accidente perché abbiamo creduto del ferale annuncio dell’annullamento last-minute del Nostro!
Personalmente mi è molto mancata la Leonore tre , che adoro.
Questo sono i miei pensierini a caldo , magari poi domani ci torno su , anche per raccontare il viaggio ai tempi del coronavirus.