Mattino presto : accendo automaticamente la tv , è sintonizzata su Classica e per un bellissimo colpo di fortuna sta cominciando la Passione secondo Matteo di Bach dal Concertgebouw di Amsterdam.
Resto inchiodata per due ore e il pensiero corre anche alle altre volte in cui l’ho sentita dal vivo.
La prima volta fu nel Duomo di Jesi , in quegli anni lontani venivano Italia , per pochi soldi, magnifiche corali dell’Est europeo e quella era una di quelle occasioni . Ricordo le dure panche della chiesa , il freddo , probabilmente era una Pasqua bassa , ma ricordo anche la grande emozione che provai, fu una lunga preghiera che mi portai dentro per tanti giorni dopo.
La seconda volta fu a Londra : di quella ho ritrovato anche il programma , era alla Royal Festival Hall ,marzo 1997, cominciava alle undici di mattina e nell’intervallo gli inglesi mangiavano su plaid per terra , come un picnic sui prati .
Noi invece eravamo riusciti , senza avere prenotato! ( gli sprovveduti) a mangiare addirirttura al ristorante .
Di nuovo l’incanto , di nuovo la grande emozione che solo ascoltando dal vivo si ha di queste incredibili stupende Passioni bachiane.
Stamani purtroppo mi devo accontentare , ma mi pare comunque un bellissimo regalo e per completare la cerimonia vado in terrazzo dove il vento aveva portato tanti anni fa il seme di un ulivo che è crescuito in un vaso a dispetto della bora che che soffia regolarmente su casa mia.
Ho tagliato un rametto , la benedizione mi manca , ma so che come recita un verso della Passione ,vicino al Sepolcro di alzò in volo una colomba con in bocca un rametto di ulivo , questo è il mio segno pasquale, virtualmente.
C’è silenzio intorno a casa , il cielo è terribilmente azzurro e ogni tanto passa un papà con un bambino , l’ora d’aria che mi mette insieme gioia e tristezza.
I cani e i rispettivi padroni ormai sono intimi , ci salutiamo con affetto : loro scodinzolano e io faccio grandi gesti col braccio ,dalla finestra.
In testa ho ancora il bellissimo coro che chiude la Passione , in un momento di demagogia avevo detto a mio marito : mi piacerebbe che venisse cantato al mio funerale.
Lui mi aveva presa in giro : sempre modesta mi aveva detto ! quel suo affettuoso modo di prendermi in giro resta legato al suo sorriso che non c’è più da tanti anni , adesso che i funerali non si possono neppure fare mi sembra anche più ridicolo pensare a eventi un tempo , neanche tanto lontano , del tutto abituali.