Anche se ci sforziamo di crederlo ancora non siamo tornati alla normalità. Questo strano periodo di vita al “ralenti” ha lasciato più tracce nella psiche di molti di quanto si poteva immaginate durante la lunga quarantena in Italia.
Me ne accorgo dal differente uso della mascherina delle persone che incontro : abito in una zona ormai a bassissimo rischio : attuale ! dicono i pessimisti che sono in attesa della seconda ondata :poi mi spiegano il mistero degli “asintomatici” , parola chiave degli ansiosi e questo spiega le molte difese messe in atto dagli scrupolosi obbedienti alle regole.
Poi ci sono gli indifferenti , per lo più giovani e giovanissimi che ormai la mascherina la portano , se la portano , sporca e stopicciata da rimettere all’occasione, se richiesta .
Non siamo diventati più buoni , basta dover fare la coda in un qualche ufficio per accorgersi che il tasso di litigiosità e irritazione è molto più alto che in passato . Le notizie dal mondo non sono affatto rasssicuranti , come giustamente ci faceva notare una virologa dall’eloquio chiaro che se la “spagnola” ci aveva messo un anno un secolo fa a contagiare il mondo , adesso con il mondo iperconnesso , il virus si è espanto con una velocità inimmaginabile nel secolo scorso.
Una rivoluzione copernicana anche in politica , se si pensa al mondo di fine gennaio e lo si confronta con l’oggi ci si accorge quanto siano cambiate anche le certezze di sviluppo economico e sociale nel mondo . Pare che una specie di spugna gigantesca abbia cancellato le tranquille scale di valori su cui si muoveva l’economia , la finanza e in ultima analisi l’intera politica mondiale.
Una sola cosa è certa : siamo orfani di cultura , di musica , di opera , di teatro.
Sembra che l’unico assembramento veramente pericoloso sia quello che riguarda la cerimonia antichissima dello stare insieme a teatro .
Il pubblico , elemento indispensabile per partecipare alla celebrazione del rito ancora non è ammesso e se è ammesso lo è in misura talmente ridotta da generare solo uno stato di frustrazione alla vista di quelle sale semivuote o riempite a scacchiera , a distanze di sicurezza da lazzaretto medioevale.
I teatri si arrangiano e in attesa di tempi migliori si inventano soluzioni diverse per far capire al pubblico di esistere ancora e di essere pronti a ritornare in attività.
Tra questi , mirabile è la presenza del BSO di Monaco , i suoi concerti in streaming del lunedì sono stati come piccoli sassi preziosi che ci hanno aiutato ad attraversare lo stagno del silenzio.
Anche le conversazioni di Sir Tony Pappano dalla ROH sono state preziose , con il suo stile semplice ci ha regalato pagine interessanti sulla lettura di piccoli pezzi arricchiti dal suo eloquio cordiale.
Ma l’Oscar lo darei al bellissimo piccolo video di Monaco , quello col teatro vuoto : la piccola “Enciclpedia dell’incredibile” fatto con pochi mezzi ma con una tensione pazzesca.
Le maschere del teatro , molte viste dal vero tante volte , la signora del guardaroba, la visitarice silenziosa e solitaria e quel Lied finale di Mahler sono stai più eloquenti di tanti discorsi mancati sulla necessità del vivere il teatro come forse i nostri governanti non hanno capito quanto sia davvero importante.