Se all’Opera di Parigi avessero studiato meno sui nefasti del Colonialismo e sui riflessi negativi che il medesimo ha provocato sul melodramma italiano dell’Ottocento forse avrebbero risparmato qualcosa e se non si fossero rivolti ad una belga ( ah! le barzellette francesi sui belgi!) i risultati ridicoli dell’Aida avrebbero potuto essere più contenuti .
Questo invece è uno spettacolo non soltanto ridicolo : è brutto e anche incongruo con una prima parte che vorrebbe essere ironica e una seconda nella quale la grande musica verdiana comunque riprende il sopravvento su tutte le scempiaggini e se si riesce ad ascoltare a occhi chiusi forse qualcosa si recupera.
D’altronde anche Kaufmann in una intervista radiofonica lo aveva detto : terzo e quarto atto siamo dalle parti del Don Carlo , del grande Verdi della maturità e Michele Mariotti è quel cesellatore di suoni che noi ben conosciamo , sicuramente l’unico motivo per non gettare nel dimenticatoio questa pagliacciata francese dove di ironico non c’è nulla semmai soltanto una venatura di sciovinismo nei confronti della grande opera italiana.
I tableaux vinants dei quadroni pompiers del Louvre , quelli che quando ci passi davanti lo fai solo per raggiungere le altre sale e l’unica occhiata la riservi al Napoleone di David e alla Zattera della Medusa di Gericaux qui sono usati per superare in maniera alternativa le paginone trionfali e le danze con i negretti . Il risultato è irritante e sconclusionato .
Viene da urlare: ridateci gli elefanti e i flabelli areniani , perlomeni i ragazzini trascinati ob torto collo all’Arena di Verona quelli se li ricorderanno e magari ci capiranno un po’ di più di questo ignobile pastiche intellettualeggiante.
Poi ti viene il sospetto che Kaufmann costretto all’ignobile prova ( quattro figli da mantenere ,più villa con giardino ) decida di prendere in giro chi vuole prendere in giro e ci fa uno sberleffo del suo sopra e non è la sua unica bravata perché poi si vendica e riesce anche a flirtare con la burattina bucherellata e trascinata da ben tre animatori di cui una in ginocchioni col parastinchi e una Aidina vera , bella nera sotto la nera mascherina . Unica nota esotica ok vvb apprezzabile.
Ma vengo all’errore macroscopico della regia , questo proprio sul piano della più banale drammaturgia . Come si fa dopo una prima parte ironicamente indirizzata allla messa in ridicolo dell’opera ad arrivare senza che lo scarto sia troppo vistoso alla seconda parte , quella decisamente drammatica ?
Qui casca l’asino e mi dimostra che la scema belga aveva troppe idee confuse in testa per riuscire a cavarci le gambe.
Infatti risulta scollatissima e banale la grande aria di Amneris /Radames (Anitona mia dove sei?) dove resta solo una sedia a fare da comprimario drammatico alla splendida musica per poi precipitare sulla “Fatal pietra” , affollata come in un assembramento pericoloso causa Covid e finalmente si recupera lo Jonas desnudo al piè, comme d’usage…
Delle voci che dire : La Radvanovsky urla tanto e poi ha letteralmente buchi nei pianissimi e lo sappiamo che la parte è impervia per le soprano , la Dudnikova è abbastanza ventriloqua con qualche problema di dizione , Tezier è troppo occupato a scansare i burattinai , fa la sua parte onorevolmente , tanto dura poco.
Il resto del cast di media levatura , Re , Sacerdote , sacerdotessa , messaggero certo non brillano di luce propria . l’unico encomio lo lasciarei a Jean Luis Basso grandissimo direttore del coro che ancora rimpiango a Firenze , millenni fa.
I burattinai li manderei a ripetizione da Cuticchio in Sicilia a ripassare l’antica arte della Scuola dei Pupi , anzi meglio di no perché questi doppi o tripli personaggi hanno talmente stufato che vanno eliminati per sempre come i doppi bambini , i cappottoni e i nazisti che hanno infestato le opere per buona metà del secolo scorso.
In conclusione verrebbe da dire che si tratta del tentativo di ditruggere un capolavoro assoluto e che il Melomane Medio di mattioliana memoria ha tutte le ragioni per odiare le innovazioni registiche se queste poi risultano queste gigantesche boiate “fantozziane”.