Centro di gravità permanente

Strano che il mio ricordo più vivo di Franco Battiato sia legato ad un altro grande cantautore prematuramente scomparso .

Ma una sera durante una serata in memoria di Fabrizio De André quando tutti cantavano un omaggio al poeta scomparso Battiato scelse per ricordarlo di cantare una canzone triste e bellissima : Inverno e non riuscì a finirla per l’emozione.

Fu un momento di grandissima tensione e stranamente stamani quando ho letto la notizia della sua scomparsa ho ricordato quel momento , quella voce rotta di pianto , quel volto affilato di antico intellettuale mediterraneo.

Era una voce che veniva da lontano , gli echi arabi mischiati alle parole colte e inusuali , la sua collaborazione con un poeta ci avevano regalato dei preziosi momenti di raffinata eleganza , il senso del mistero delle sue melodie che partivano da tanto lontano eppure stranamente riuscivano ad arrivare anche ad orecchie poco aduse a tanta elegante musicalità.

Il suo concerto dall’Hangar Bicocca era stato perfetto , le sue musiche in mezzo ai Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer sembravano avere trovato la scenografia più consona alla sua eleganza misteriosa .

L’uomo seduto sul tappeto , come su un piccolo altare , le mani volteggianti nel vuoto, la cura che metteva nelle sue parole e La cura , la canzone d’amore più bella che una persona avesse mai dedicato ad un suo simile,

resteranno a ricordare un intellettuale coltissimo , un grande musicista , un testimone prezioso della sua Sicilia raffinata e inusuale, il suo modo di dirci “ e ti vengo a cercare”