Le foto degli atleti delle Paraolimpiadi sono soprattutto un inno alla vita e mi hanno riportato alla memoria una storia lontana che era rimasta in uno dei tanti cassetti del mio passato.
Era il 1969 , un anno in cui erano successe tante cose che però io guadavo in bianco e nero sulla televisione nella cameretta della mia bambina all’ospedale pediatrico che qui chiamiamo affettuosamente “L’ospedaletto”.
Nella camera vicina era ricoverata una bambina che aveva avuto un brutto incidente e rischiava di perdere una gamba.
Ricordo le passeggiate brevi che mi concedevo con mio marito e dicevamo convinti che per noi sarebbe stato bellissimo avere una bambina anche senza una gamba purchè le analisi fossero state come speravamo.
Le analisi furono diverse , la mia bambina non c’è più da tanti anni e quella speranza rimase nei sogni di due genitori col cuore stretto davanti al più grande dolore della vita.
Le foto dei volti sorridenti di quei tanti ragazzi italiani che vincono e di tutti quelli che dietro di loro seguitano ad amare la vita anche dopo gravi menomazioni va tutta la mia tenerezza e il mio orgoglio .
La vita è un bene meraviglioso e si deve apprezzare anche attraverso le dure prove che possono cambiare i percorsi umani.
E’ bello e giusto festeggiare gli atleti che vincono , ma si dovrebbe dare molto più risalto a questi atleti che vincono due volte e la più importante (e quella vera) è la vittoria contro la sventura.