L’apocalisse prossima ventura

Quando si ha la testa vuota e si cerca di non pensare può essere utile rifugiarsi nella visione di un film “ scemo” , di quelli del ramo apocalittico che generalmente non guardo per una questione di gusti personali.

Ma Don’t look up non è un film scemo –apocalittico , è un bellissimo apologo sulla nostra vita di oggi , sul condizionamento folle dei media sulla psiche massificata delle genti, una satira pesante che partendo da un’ipotesi generica ( la cometa che arriva a distruggere l’umanità ) in realtà si applica ad ogni evento catastrofico che incombe su tutti e puù essere tradotto in molti termini : dalla crisi climatica alla pandemia .

Ce n’è per tutti , forse semmai di messaggi ce ne sono anche troppi , come ci sono addirittura tutta una serie di grandi nomi dello schermo , chiaramente tutti impegnati politicamente nello stesso pensiero democratico , a cominciare dal fantastico e imbruttito Leonardo Di Caprio.

Sicuramente il film è soprattutto una denuncia del sistema americano , ma basta allargare un po’ lo schermo e sicuramente ci possiamo ritrovare tutti , così divisi sulla paura , sul misticismo televisivo , sullo sfruttamento delle masse da parte di chi , purtroppo il potere lo detiene davvero  ed è il multimiliardario visionario proprietario dello strumento più diabolico col quale tutti facciamo i conti : il nostro I Phone.

Fino ai titoli di coda e oltre …

Vien dal contado..

Sono giorni un po’ particolari , non avevo proprio voglia di scrivere niente ,ma una notiziola piccola mi ha fatto quasi sorridere anche se correttamente vorrei dire che mi ha irritato : definire Gianni Schicchi “un imbroglione napoletano” da parte di Corrado Augias mi ha riportato allo stesso senso di rabbia che mi fece la MeS di Woody Allen a Spoleto dove l’illustre cineasta fece uno Schicchi tutto sbagliato ambientandolo in un basso napoletano.

Basta leggere il libretto ( meraviglioso ) per sapere da dove viene il faccendiere: “ vien dal contado “ ….canta Rinuccio nella festosa romanza “ Firenze è come un albero fiorito” ed è tutto chiarissimo.

A parte l’increscioso scivolone vorrei comunque osservare che trasmettere un così pregievole film/opera in orario impossibile rivela tutta la  pochezza della nostra televisione pubblica.

Una volta tanto si poteva , in un periodo di feste natalizie , fare una operazione culturale vera , a beneficio di tanti che all’opera non vanno , che non conoscono la gioia che può venire dall’ascolto di una musica straordinaria e “facile”  raccontata con estrema abilità ed eleganza.

Occasione perduta a estremo ennesimo disdoro di chi gestisce il palinsesto della rete ammiraglia , non basta pensare al recupero su Rai Play, diventa già difficile per i semplici fruitori passivi ( e sono la maggioranza dei telespettatori) mettersi davanti alla tv e senza selezionare guardare quello che passa ..il governo.

Sulla Medium

Erano gli anni d’oro del festival di Spoleto ed erano anni in cui ci andavo regolarmente e regolarmente evitavo con cura le opere di Giancarlo Menotti.

Non perché non mi piacessero , non le andavo nemmeno a sentire , c’erano tanti altri appuntamenti interessanti e opere e concerti fantastici da ascoltare ! Del  mitico fondatore del Festival dei due mondi apprezzavo tutto , il suo essere riuscito a creare una cosa bellissima nel cuore d’Italia ,la sua presenza elegante in piazza del Duomo , le grandi personalità che era riuscito a coinvolgere .

Ma le sue opere no , quelle le evitavo con cura grazie alla mia abissale ignoranza e presunzione.

Invece la cultura musicale la si acquisisce per gradi e a forza di ascoltare si finisce per arrivare a capirne di più.

Infatti è storia recente la mia scoperta di quanto sia interessante sia musicalmente che come libretto una sua opera che ho avuto il modo di apprezzare grazie ad una recente visione.

La Medium è un’opera interessantissima ,piena di pagine notevoli e la traduzione dall’originale inglese fatta da Fedele D’Amico aggiunge valore all’atmosfera del dramma.

Devo anche aggiungere che una messinscena scarna , direi anche povera e libera dagli effetti che puntavano troppo sul metafisico e sul thriller aggiunge spessore al dramma scarno e perfetto dell’opera. 

Spettacolo tesissimo con pagine musicali di un lirismo rarefatto si alternano a momenti di pathos inquietante , tutto in poco più di un’ora di spettacolo avvincente.

Molto ciò è dovuto alla grande capacità interpretativa di Manuela Custer nel ruolo  del titolo  la cui interpretazione ,tutta in sottrazione , offre agli spettatori la storia nella sua scarrna crudezza. 

Ottima la regia di Cesare Scarton coadiuvato      dalla scena di Michele Della Cioppa e da tutta la squadra di giovani interpreti tra i quali spicca il giovane mimo Toby interpretato da Andrea Sorrentino.

Gli auguri di Natale

Da questo mio angolino della rete che mi offre il vantaggio di non inondare amici vicini e lontani di immagini che prendono troppo posto ( hai ragione Christine!) mi piace mandare i miei auguri a tutti quelli che mi leggono durante l’anno : ai lettori fedeli , a quelli che mi leggono per caso , a quelli che mi fraintendono regolarmente e non solo per colpa degli infami traduttori, peraltro utilissimi comunque.

Sono arrivata alla fine dell’anno , ma di questo ne parlerò la prossima settimana facendo anche la statistica con le colonnine ,con un bel numero di amici che mi seguono .

Certo è più facile scrivere avendo argomenti musicali di cui parlare , ma stranamente qualche volta e con mio grande stupore hanno successo , si fa per dire , anche piccoli elzeviri buttati la per caso , sull’onda di un pensiero che niente ha a che vedere con la vocazione monomaniacale del mio blog.

Quindi auguri a tutti , mi aspetto di vedere le vostre case , le vostre tavole addobbate , i vostri volti sorridenti tra le stelle e le decorazioni natalizie.

Un abbraccio comulativo e non nomino nessuno perché c’è sempre qualche escluso che si può offendere , mi è già capitato!

Se sopravvivo al pranzo , non ho invitato nessuna variante Covid e spero che non faccia l’ignorante invitandosi da sola , ci rileggiamo prima di Capodanno.

Buon Natale , Joeux Noel , Frohe Weihnachten, Happy Christmass Feliz Natividad e mi fermo anche perché non riesco a trovare i due puntini sulla tastiera francese…

Un altro giro

Oggi comincia l’inverno , il sole si ferma un attimo : solstizio .

Non so perché ma il lato un po’ primitivo di me ci pensa sempre , è una specie di giro di boa naturale .

Gira la ruota del tempo e spesso mi capita di immaginare in qualche valle chiusa nei tempi lontani della preistoria gli abitanti di un immaginario villaggio rivedere “ prima “ quel raggio di sole che ieri non c’era.

Laicamente sappiamo il perché di quella data storica del Natale eppure un senso di ripresa e di speranza ci dovrà pure essere in quel raggio di luce che appare di nuovo , ciclicamente nelle nostre vite.

Speriamo pure che quello che sta entrando non sia l’ennesimo “inverno del nostro scontento” anche se le premesse e le paure ci sono  tutte. 

Rientrano dagli angoli sparsi quasi tutti i miei cari affetti; per chi c’è e chi non c’è ho addobbato ancora una volta la casa a ribadire l’importanza della forma “famiglia” , nucleo primigenio della società cercando di non fare la conta di chi manca pensando comunque a  quelli che pur non essendoci più rappresentano quella continuità culturale che cerco di tramandare e senza enfatizzare troppo credo che mantenere le  tradizioni possa servire a ribadirei  i valori che contano.

Mi dispiace l’incertezza circa i miei programmi futuri : invidio quelli che riescono a farne in questo tempo incerto nel quale comunque testardamente cerco di darmi un numero minimo di prospettive . 

Mi sono persa il concerto di musiche natalizie a Monaco ( ci avevo rinunciato già prima della disdetta!) buttando via anche un po’ di soldi . In fondo avrei solo dovuto aspettare, ma mi consolo pensando che quei canti natalizi mi hanno già fatto compagnia l’anno scorso e quest’anno basta rimettere su play e …la magia si ripete , per il resto vedremo.

Cani e gatti

Leggo  un articolo in cui si elencano come probabili doni di Natale una lista di cose nuove irrinunciabili : ovviamente le sneakers  ( qui siamo tutti d’accodo ) poi vari altri articoli legati al digitale e infine mi soffermo su una parola che non capisco : “i trasportini” : Rapida indagine conoscitiva :i trasportini sono quelle borse da viaggio nella quale si ripone il cane “mini” che pare vada per la maggiore nel gusto corrente.

Ora , a parte il fatto che a me i cani sono sempre piaciuti a misura di cane, cioè belli grandi , l’idea che il trasportino sia un oggetto irinunciabile mi fa capire quanto cambia anche il modo di  valutare l’importanza degli oggetti  al giorno d’oggi.

I cani piccoli , una specie di surrogato dell’amico dell’uomo : petulanti , delicatissimi e fastidiosamente abbaianti , sono la miniaturizzazione del compagno dell’uomo  del tutto diversi  nel  tempo da quegli animali domestici che erano parte della vita di casa , utili al pastore , compagni al solitario , calde presenze nella vita di famiglia.

Io non ce l’ho con i poveri piccoli cani miniaturizzati e neppure con i loro padroni che magari non hanno le casi abbastanza grandi per tenerci con sufficente spazio un cane di taglia media , ma allora penso perché non si prendono un gatto , quello sì un gran signore che non solo non prende tanto spazio ma può essere lo stesso di compagnia , sempre che ne abbia voglia e si voglia concedere al coinquilino del quale cortesemente accetta la compagnia, la voglia di essere messo in un trasportino.

Io la vedo difficile perché , mentre i poveri cagnolini si adattano a sembrare dei giocattoli nella borsa ,niente di simile accetterebbe un gatto , ne andrebbe della sua dignità.

Infatti , nel caso vengano chiusi in gabbiette da trasporto non accettano di essere messi in mostra , ma lamentano tutta la loro insoddisfazione.

La storia russa

Nonostante la pandemia , la paura che torna , la quarta ondata , nel mondo si seguita a soffocare la libertà degli individui  e seguitano le trame politiche di potere , seguita a a muoversi un mondo di complotti e di delitti.

Notizie recenti : c’è un dissidente russo in carcere che si chiama Navalny , non sono riusciti ad avvelenarlo e ora cercano di ottenerne il silenzio imprigionandolo. Intanto però al Parlamento Europeo gli danno il premio Sakharov.

C’è un tribunale a Berlino che condanna ed espelle due funzionari d’ambasciata russa.

 Un delitto di un paio di anni fa , un altro dissidente morto , il sistema dittatoriale è sempre lo stesso : un georgiano  stavolta , un ceceno un’altra, la lunga tradizione di trame delittuose è sempre la stessa.

Allora , invece di stupirmi penso all’opera russa : la Kovancina , il Boris Gudonov , il principe Igor.

Siamo ancora lì , i secoli passano , le storie rimangono sempre le stesse , con analogie impressionanti.

Antichi sistemi di potere che sopravvivono ai secoli , solo che adesso abbiamo la grande cassa di risonaza multimediale che li ingigantisce e li porta a conoscenza in tutto il mondo.

Con risultati , direi in definitiva abbastanza mediocri.Tutto sommato l’arte e la musica in particolare spiegano meglio di tanti servizi del tg quello che succede nei paesi totalitari.

Zerocalcare

Fino a qualche anno fa la tv la guardavo poco e anche molto selettivamente.

Poi è arrivato il Covid , il lookdown , le lunghe giornate di una strana primavera e mi sono trovata a guardare in tv , molto fedelmente alcuni programmi che non avrei mai guardato prima.

Tra questi , nonostante la lunghezza  ( spesso a metà stacco ) mi sono affezionata a Propaganda life e ho fatto una scoperta : un ragazzo in felpa , accento romano , ma ottimo francese  e questo l’ho capito dopo. Insomma , all’età mia ho scoperto i fumetti e tra questi quelli di Zerocalcare..

Ora sono pure arrivata a Netfix per lui e Strappare lungo i bordi è una tenera storia , un romanzo di formazione , una bellissima pagina “letteraria”.

Un mio giovane nipote , con cui condivido molte cose , mi ha detto di guardarlo con i sottotitoli per apprezzarlo meglio .

Io , tutto sommato , non l’ho fatto , mi piace quell’affabulare finto popolare che contiene molta più profondità di indagine umana di tanta letteratura paludata.

Dubito che questa serie possa essere apprezzata anche fuori d’Italia ma sarei curiosa di sapere se un linguaggio così caratterizzato linguisticamente possa trovare  nella forza delle immagini una collocazione più internazionale .

Mi piacerebbe saperlo.

Un riflesso sul vetro

Avevo una sorella più piccola che tra le molte cose belle faceva anche piccole statuine di gesso dei suoi animali.

Quando è mancata ho chiesto e ottenuto di avere in ricordo due sue piccole sculture : la gattina Nanni e la Toppina , il suo bracchetto adorato.

Li ho messi nel mio studio sulla settimaniera e da qualche settimana mi succede uno strano fenomeno visivo : quando verso metà mattina il sole di dicembre batte sul vetro della finestra ci vedo riflesse perfettamente le due piccole sculture , immagini perfette tanto che sono riuscita anche a fotografarle.

Il caso vuole che me ne sia accorta proprio mentre parlavo con l’altra mia sorella che vive lontana , in un’altra città.

Mi è sembrato di essere ancora una volta in tre , quella presenza irreale era più vera del vero e senza sembrare una vecchia matta che vede i fantasmi resto nella convinzione che quel riflesso , visto per caso , sia comunque un segno di presenza nella mia memoria , forte quanto la tenerezza che le piccole sculture di gesso mi rinnovano ogni volta che le guardo amorevolmente.

Magari i miei lettori potranno pensare che questa è una non-notizia da commentare , ma stavolta mi andava di condividerla : la foto del riflesso mi pare troppo carina per tenermela segreta.

Terza domenica di Avvento

Giorni freddi di fine autunno . Mancano pochi giorni e poi si entrerà nel carosello degli auguri natalizi.

Con poco entusiasmo e un certo senso di stanchezza , anche se molti mi hanno detto che non avevano voglia di farlo , poi alla fine l’albero di Natale lo hanno fatto e fotografato quasi tutti , me compresa .

Per tradizione familiare faccio anche il presepe , semplificando un po’ le procedure : via il fondale pseudo-palestinese, via la carta  simil-roccia , ho economizzato anche col muschio ma alla fine la tradizione l’ho ancora una volta rispettata.

Per quanto ancora non lo so , non ci voglio neanche pensare , in definitiva quest’atmosfera si può ricondurre a quella specie di apatia da Covid che ha preso veramente tutti.

Arriviamo alla fine di questo secondo anno diverso, con un mondo cambiato in uno strano slittamento rallentato , ci siamo trovati in una dimensione che per certi versi ci ha riportati verso un passato da cui credevamo di essere usciti per sempre e invece abbiamo la conferma che la nostra condizione umana è sempre la stessa : fragile e insicura.

Per vedere il bicchiere mezzo pieno consoliamoci col fatto che perlomeno da noi i teatri sono di nuovo aperti ( e non è che il resto d’Europa stia molto meglio) che anche se al cinema ci vanno davvero poche persone per le strade dei centri storici le foto dei giornali ci dicono che le persone hanno ricominciato a passeggiare tra le luminarie d’ordinanza.

Cercando di non soffermare troppo lo sguardo sulle foto impietose dei bambini infreddoliti nelle tende dei campi profughi , nelle immagini dei reticolati di muri, nell’enorme ingiustizia nella quale viviamo . Testimoni immobili e muti , i social hanno preso il posto di quello che una volta chiamavamo l’esame di coscienza..

Punti di svista

Non è la prima volta che mi succede : sul web c’è una pagina di informazione locale della mia città. Quando ci sono degli avvenimenti che per solito riguardano il traffico l’articolo è corredato di foto che mostrano strade e piazze che non rieco mai a riconoscere .

Ieri c’era la foto curiosa , fortunatamente non drammatica , di una macchina che si era ribaltata restando in piedi di lato contro il muro di una casa .

Non riesco a capire di quale strada si tratti e vado a leggere l’articoletto .

Ebbene , scopro sorridendo che la foto inquadra una casa nella quale avevo addirittura abitato , in una strada del quartiere in cui vivo.

Evidentemente l’inquadratura falsa la prospettiva abituale e rende irriconoscibile anche la visione quotidiana.

Penso che questo avvenga anche quando si cerca di leggere un qualsiasi evento da una prospettiva inusuale e concludo dicendomi che la vera obbiettività è una chimera irraggiungibile.

Vale per la foto di Via Filzi che non riconosco , vale per ogni azione o pensiero che non sia leggibile attraverso canoni abituali cui ci abitua anche la banalità del pensiero corrente. 

Forse spostare l’asse della mente , come quella dell’occhio ,potrebbe rendere più facile la comprensione dell’altro da sé che ci circonda .

Esercizio difficilissimo che richiede una capacità molto sviluppata del pensiero che non sono affatto sicura di possedere appieno. 

Macbetto a Gotham

In vena di confessioni rivelo una mia antica allergia per il Macbeth forse risalente ai miei verdi anni fiorentini , quando pur in presenza di pregievoli allestimenti della cupa tragedia scespiriana seguitavo a sentire le bollicine del Lambrusco nel tragico banchetto corredato di fantasma.

Lo spettro di Banco , come dire che uno non era messo bene in salute ed altre amenità venivano sempre da me provocate nelle messinscene d’epoca.

L’ho anche scritto , a mia onta ,che quel Verdi lì non mi piaceva , troppo wagneriana nel profondo e troppo ignorante , aggiungo oggi che invece di questa cupa opera ne apprezzo la grande drammaticità e le bellissime atmosfere luciferine.

Poi , quando finalmente ci sono arrivata a capire la novità di quel capolavoro di metà ottocento ( grazie anche a Chailly che me lo ha restituito con grande accuratezza ) ecco che mi arriva il Macbetto a Gotham City e di nuovo piombo nel mio disinteresse primigenio . Anzi , con le streghe che ballano come Michael Jackson nel trailer di Thriller mi sento addirittura tradita perché tutti i fumi , tutte le cattiverie stanno nella parola verdiana , nella musica del Sabba infernale ma non ne vedo traccia nel saliscendi dell’ascensore (dove in tv si vedono fare anche dellecosacce!) del tutto inutili.

La bella faccia emiliana di Luca Salsi , quante volte l’ho ammirato altrove (!) non è abbastanza luciferina, la Diva che non vede l’ora di fare anche il balletto scalza (già vista una volta a Baden Baden) con tutto il suo repertorio di sbranamento d’occhi sono tutt’e due molto preoccupati dai frenetici movimenti del pluri abbonato scaligero Livermore dall’essere davvero quella coppia infernale che sta nelle note.

In cotanta cattiveria salvo lo splendido Ibdar Abdrasakov, uno che ci crede a quello che canta e il cameo Meli anche se per me avrebbe dovuto recitarlo un po’ di più il suo Macduff.

Comunque il sant’Ambrogio in maschera è stato celebrato di nuovo , con la benedizione del Capo dello Stato che seguita a salutare come dal finestrino del treno , con mezzo teatro in Armani-code,con le gaffes della coppia quella davvero infernale) Vespa-Carlucci ho spento la televisione , (dicendomi , tanto sono sola ,ad imitazione di una mitica battuta di un classico dei Vanzina : e anche questo Santambrogio ce lo siamo levato dalle ……scatole.