Torno , come spesso succede al blog di tornare sull’argomento. In questo caso per chiarire che la serie di sostituzioni di cantanti nel ruolo di Scarpia ha fatto si che avendo scrittto il pezzo in treno non avessi tutte le informazioni necessarie per chiamare col suo nome il cantante ascoltato in teatro .
Si sono succeduti ben quattro cantanti in locandina prima di approdare al georgiano George Gagnidze , quello che effettivamente era sul palcoscenico.
Oltre a questa informazione ne ho avute altre leggendo la stampa napoletana e così ho scoperto che l’intenzione prima del regista e di quello che ha fatto la ripresa poi era una specie di denuncia sociale raccontando in Tosca le periferie degradate partenopee.
Con il solito garbo che lo contraddistinge ( e l’intelligenza di saperlo dire) Jonas Kaufmann ha fatto capire di non condividere del tutto lo spostamento di tempo e di intenzioni nelle regie operistiche , la lunga intervista lo riporta con chiarezza e tutto sommato mi ha fatto piacere trovare questo importante suo distinguo quando gli chiedono cosa pensa delle regie in generale.
Lo aveva fatto anche nel convegno che si era tenuto proprio al SanCarlo nel novembre scorso, quando aveva detto ai registi di ricordarsi che gli spettacoli validi devono durare nel tempo e avere una lunga vita sul palcoscenico.
Come al solito in definitiva si tratta semplicemente di dividere gli spettacoli in belli e brutti e che ogni tentativo di alterare la storia raccontata deve avere un senso altrimenti finiremo per preferire le opere date in forma di concerto