Non avrei mai conosciuto un antico poema indiano se non ci fosse stato un mago della scena che si chiamava Peter Brook : il suo Mahabharata , quante ore costretti nel silenzio di partecipanti alla lunga saga ( e un ricordo qui va anche a Vittorio Mezzogiorno ) un italiano che eccettò la sfida partecipando alla kermesse , un modo totale di fare teatro che non ha più eredi sulla scena di oggi.
Poi il suo Marat- Sade , uno spettacolo e poi un film , una sconvolgente messinscena , indimenticale quel manicomio di Charenton.
Qualche volta mi domando se sia solo la pigrizia che non mi fa più andare a teatro oppure la sensazione di noia che mi prende perché mi sembra di avere già visto tutto , perché salvo rare preziose eccezioni il teatro oggi non riesce più a darmi quel senso di partecipazione totale , quel coinvolgimento dell’essere tutt’uno con lo spettacolo che mi davano gli spettacoli una volta.
Forse solo la gioia di avere fatto teatro classico con i ragazzi , la meraviglia di un coro greco , un teatro povero fatto con poche sedie e tanto entusiasmo : tutto questo forse per avere visto in un tempo lontano qualche spettacolo di quel mago della scena che è stato Peter Brook .
In fondo credo che la magia irripetibile del teatro consista proprio nel ricreare l’attimo nel quale si vive insieme il palpito dela vita vera , quella che solo la scena riesce a ricreare.