Non credo che lascerò la mascherina in un cassetto.
Ne tergo una in borsa insieme alle cose necessarie come il portafoglio , le chiavi e il telefono . Potrà sempre servire , in fondo i popoli dell’Est asiatico le portano per abitudine per proteggersi dallo smog e per cercare di prendersi meno microbi influenzali.
Non è una cattiva abitudine e poi ha i suoi vantaggi : un po’ nasconde le rughe e fa risparmiare sui cosmetici, anche se ammetto che in certe giornate calde levava un po’ il respiro .
Utilissima quando non riconoscevo le persone al volo causa distrazione/ invecchiamento reciproco/ anzianità :
_ sai , non ti avevo riconosciuto con queste mascherine! E la brutta figura rimandata a data da destinarsi.
A causa di molte dimenticanze in caso di necessità ho finito per averne una buona scorta : due -una bianca e una nera stanno sulla leva del cambio in macchina , poi ci sono quelle un po’ più facili da usare anche se non regolamentari . Ancora impacchettate le chirurgiche che ho visto ancora molto usate in Baviera e le famigerate FFp2 nere da teatro .
Avevo molto invidiata una signora napoletana che al San Carlo ne ostentava una di paillettes , vera sciccheria partenopea.
Non credo sia il caso di rimpiangerle ma per adesso le tengo con cura , non sono affatto convinta che non si ritorni a qualche necessario periodo di protezione , anche se come tutti non me lo auguro.
Dall’uso delle medesime si capisce il periodo nel quale si è girato uno spot pubblicitario , si è registrato un concerto , si è girato un film.
Come tutte le cose che segnano il tempo ci ricordano un periodo delle nostra vita , come quando nei film si fumava o si girava in moto senza casco.
In fondo , senza tornare alla “bautta veneziana” il mondo spesso ha cercato di nascondersi dietro una maschera per proteggere la propria identità e nel nostro caso anche di proteggere la nostra salute.
Anche se per ora non è il caso di esaltarne l’uso con un ‘Ode alla mascherina perduta”.