Finalmente una prima scaligera che mi ha riportato a emozioni lontane, al sincero plauso finale , al tempo di ascolto volato .
Non era il mio mio primo Boris , anzi per l’esattezza non era neanche il mio primo Ur-Boris perché una diecina di anni fa lo avevo ascoltato a Monaco , diretto da Kent Nagano e con la regia di Calixto Bieito e se vado molto più lontano ,arrivo al Boris di Boris Christoff a Firenze quando seguivo giovinetta la mia mamma nel suo amore sconfinato per questa musica russa .
Nel mezzo tante altre volte , non è opera rara nei nostri teatri , nelle varie edizioni e rimaneggiamenti di Rimski-Korsakov, ma questa volta ho ritrovato tutte le emozioni e tutto il godimento nell’ascolto di questa musica piena di echi popolari e al tempo ricca di sottigliezze psicologiche raffinate.
La scelta registica quasi didascalica del danese Caspar Holter, ma di formazione inglese per i molti anni alla direzione della ROH mi è piaciuta , lontana da compiacimenti interpretativi superflui .
Sapeva di avere un grande , grandissimo protagonista e una compagnia di canto di tutto rispetto , sapeva di potere contare su una direzione musicale raffinata e attenta e sapeva anche che il grande co-protagonista , il coro della Scala ,avrebbe fatto la sua grandissima parte mirabilmente.
Ibdar Abdrazakov è stato magnifico per la presenza scenica e soprattutto per essere entrato nel personaggio lentamente , dallo ieratico ingresso dell’incoronazione , fredda a regale fino al ripiegamento anche fisico nel finale tormentato e perdente .
Unico neo , non c’era bisogno di pugnalarlo , si era già ucciso da solo , raggomitolato nel suo terrore e nella sua colpa.
Ho trovato bravissimo Norbert Ernst ,un cantante dell’Opera di Vienna ,nel ruolo di Sujiski e Alezey Maikov ( già ammirato recentemente nella Dama di Picche) , ma chi mi ha colpito particolarmente è il giovane Yaroslav Abraimov nel ruolo dell’Innocente , lo vorrei risentire come Lenski , ne ho molto ammirato la purezza del canto e la presenza scenica.
Un po’ sottotono mi è sembrato il Pimen di Ain Anger , ben altro monaco avevo sentito a Monaco, devo dire però che forse si è molto migliorato nella perorazione finale.
Fisicamente abbastanza ambiguo il falso Dimitri e spettacolare la sua fuga verso l’alto nella chiusa della prima parte , uno delle poche concessioni ad effetto dell’intera rappresentazione.
Qualcuno ha trovato superflua la presenza visiva dell’incubo di Boris , il perenne spettro insanguinato dello Zarevic , ma la sua presenza diventa molto più importante nel momento in cui si ammucchiano i cadaveri degli innocenti uccisi nel massacro di San Basilio e non si va molto lontani nel vedere quel mucchio di bambini morti pensare a tante più recenti vittime di ogni guerra infame.
Ci sarebbero anche altre cose da dire della serata : dalle sgangherate ciarle del duo Carlucci- Vespa ( con toppata gigantesca di Augias ! ) al prezioso contributo preso al volo su RaiNews24 del bravissimo Alberto Mattioli che in pochi minuti ci ha detto tutto quello che serviva per capire l’opera , solo che bisognava essere gatti di telecomando per correre da qua a la in breve tempo, non tutti sono così gatteschi da seguirlo ovunque , fino al commento dovuto sulle toilettes blu-nere delle signore che contano.
Devo ammetterlo , la Meloni non ha sbagliato neanche stavolta , affidandosi all’Armani sicuro si è messa al riparo delle cattiverie che volentieri le penne meneghine avrebbero scritto su di lei.