La città è scomparsa , nascosta da una fitta coltre di nebbia , di quelle nebbie tipiche di questo medio adriatico in cui si aggirano ombre mattutine: i forzati della corsa con il berretto di babbo Natale in testa , i ciclisti tenaci , i rari passanti senza meta.
Mi sento come il nonno di Amarcord di felliniana memoria : sarò forse già morto ?
Questo silenzio ovattato nasconde tutto e forse questo mondo bislacco pensa di nascondersi nella fitta nebbia per non vedere i migranti che muoiono di freddo sotto i cavalcavia , quelli in fila per un pasto caldo davanti alle mense dei poveri e tutti quelli che il Natale lo sentono come una ferita del cuore nella loro solitudine.
La Messa dell’Aurora , così si chiama la prima messa del mattino perché tanti molto più festosi sono andati in massa alla messa di mezzanotte , quella bella con canti , luci e suoni e questa è invece una messa raccolta per intimi e beghine.
Celebra un sacerdote che non conoscevo , tanto era simile ad un altro altrettanto nero che invece celebra spesso in questa parrocchia che ho adottato come mia , tanto ormai la burocrazia ecclesiastica non conta più.
Le letture sono molto teologiche , l’indifferenza regna sovrana.
Ma ad un tratto mi accorgo che dalle parole di una omelia niente affatto scontata mi arriva una bella citazione di Saint -Exupéry, un pensiero alto sul senso della morte che chiude questo nostro passaggio breve nel mondo.
Oggi celebriamo la nascita dal buio del nulla nel quale ritorneremo e forse in quel nulla c’è una scintilla che chiamiamo Dio , anche se ostinatamente gli uomini seguitano a chiamarlo con nomi diversi.
Penso a questa nostra nebbia che nasconde il freddo e il buio delle città ucraine , le impiccagioni iraniane , i lager libici , le guerre e le carestie di tanta parte del mondo in cui noi siamo una piccola parte di privilegiati solo per il caso di essere nati in questa fetta di mondo tanto egoista che chiamiamo Europa.
Chissà se durante il giorno la nebbia si alzerà?