Don Carlo a Firenze

Valeva la pena di andare a Firenze per il Don Carlo ? Direi tutto sommato di si anche se sentirlo in quattro atti e senza il Lacrimosa sul corpo di Posa è per me quasi offensivo.

Ma c’era da rivedere una sorella amata , il respirare quell’aria di casa che mi da la sola vista dei colori fiorentini delle case ; quel grigio della pietra serena che si valorizza nel giallo degli intonaci , quella cupola del Brunelleschi in fondo alla Santissima Annunziata , insomma la somma degli addendi mi fa considerare il risultato positivo.

Per quanto riguarda lo spettacolo al classico Viva Verdi aggiungo un Viva Daniele Gatti , la sua direzione intensa e originale mi ha fatto scoprire preziosità nuove in un’opera amatissima che mi canta dentro dalla prima all’ultima nota.

Poi c’è da dire tanto sul nulla cosmico di una regia inutile e forse offensiva per un grande teatro un tempo considerato molto in alto per la qualità dei suoi allestimenti tanto che arrivata all’Autodafè sono sbottata in un : ma facciamolo in forma di concerto che è molto meglio !

L’orchestra del Maggio è decisamente all’altezza e anche il coro se non sbattuto fuori scena si fa apprezzare, ma che dire del buio delle brutte scene inutili , delle dame di corte con i veli neri nella festosa Canzone del velo, del Grande Inquisitore con la papalina di Buoso Donati del Gianni Schicchi?

Il cast molto disomogeneo mi fa rimpiangere ben altri allestimenti : il Don Carlo o Carlos che dir si voglia abbisogna di cinque gradi voci e , aggiungo; di interpreti che si ricordino del detto verdiano “ del recitar cantando” e in questo caso di interpreti grandi ce n’era uno solo : Eleonora Buratto , un soprano che seguo da anni e che sarei andata volentieri a salutare , se non fosse che una delle difficoltà pratiche di quel teatro è anche quella di trovare un taxi all’uscita se non nell’immediatezza della fine dell’opera.

Glielo scrivo qui , ho trovato che lei era l’unica che aveva capito Gatti e mi ha regalato una splendida Elisabetta.

Meli è bravo , forse il nostro miglior tenore su piazza, ma lo amavo di più in un repertorio puramente lirico e Don Carlo necessita di salite vertiginose che possono essere in dote naturale o ricercate con tecnica , ma allora ne va della naturalezza della recitazioe , insomma bravo , ma non è colpa sua se io amo altre voci…

Poi a scendere : una Eboli a fase alternata , un Posa inesistente ,un Filippo non abbastanza basso , un basso profondo che non c’era :

Insomma mi sono accontentata di seguire il Maestro e ascoltare l’orchestra.

Con questo chiudo e torno all’inizio del mio pensiero aggiungendo : ma è cosi difficile mettere in scena un Don Carlo degno di essere interamente apprezzato ?

Ma questo lo ha già scritto anche Enrico Girardi.