Ci sono letture che costringono a pensare di più sulla ribellione culturale portata avanti in Iran dalle masse giovani che vorrebbero ribellarsi ai cosiddetti “guardiani della rivoluzione.”
Anche se il “farsi “questo è stato sempre il suo nome per noi quella terra era la Persia , l’antica terra della poesia e delle arti.
Da li discende la cultura della razza ariana , terra degli Aari ed è interessante sapere che proprio nelle università tedesche di filologia e archeologia si caldeggiasse in anni sospetti il cambio di nome ed infatti nel 1935 la Persia divenne Iran.
Ma dovremmo anche ricordare che nel 1971 la sorella dello Scià regalò all’ONU una copia del Cilindro di Ciro e in quel documento stampato nell’argilla , vecchio di 23 secoli conteneva la prima dichiarazione dei Diritti Umani , molto prima della Rivoluzione Francese .
Il testo da cui traggo queste riflessioni mi porta a rileggere I Persiani di Eschilo , un meraviglioso affresco su una guerra raccontata dalla parte dei perdenti vista dallo sguardo di uno che invece quella guerra l’aveva vinta.
I Persiani li mettemmo in scena al liceo e i ragazzi collaborarono alla stesura della riduzione , creativi come solo i ragazzi sanno essere quando sono stimolati trovammo alcuni barili vuoti di petrolio a fare tragica coreografia e mettemmo le donne del coro nerovelate e dentro informi chador comperati nei nostri mercatini di periferia .
Profeticamente avevamo anticipato i nodi tragici che la storia avrebbe riproposto in quei luoghi antichi di cultura .
La ribellione di oggi è frutto di tanta antica sapienza e dovranno i giovani che si battono eroicamente sulle strade di Teheran e delle altre città persiane tenere bene in mente il retaggio culturale dal quale proviene tutta la loro antica storia , dalla quale dipendiamo anche un po’ anche noi che invece indifferenti li guardiamo la sera nelle immagini dei nostri telegiornali.