Sui gradini scomodi della seconda gradinata ascoltai per la prima volta il Tannhäuser e il ricordo di quella prima esperienza rimane legato al tram numero 6 , quello che portava da San Gervasio alle Cascine.
Probabilmente ero andata a scuola la mattina o forse era un matinée anche se la reazione fu comunque la stessa.
Per solito la mamma ci raccontava le opere prima di andare a teatro e forse non ero stata attenta al suo racconto , certo che non ci capivo niente , potrebbe essere stata anche cantata in italiano , nelle orribili traduzioni di quel tempo , ma non essendoci ancora i sopratitoli in alto tutto mi sembrava incomprensibile.
Poi quel largo signore tedesco con un grembulone blu mi ricordava il figlio del fattore della villa dei nonni , e io che al tempo ero molto sensibile al bello in scena ( in effetto lo sono ancora) non ero per niente attirata da quello che raramente avveniva in scena.
Insomma l’opera mi pareva lunghissima e noiosa e ogni tanto cadevo in una specie di dormiveglia nel quale sognavo che l’opera finisse e che stessi uscendo da l teatro per andare a prendere il tram numero 6 per tornare a casa.
Mentalmente mi facevo tutto il percorso: tutte le fermate !
Ogni tanto però passavano dei coristi in fila che mi risvegliavamo ma non abbastanza perché poi ripiombavo nella mia catalessi : credo di essere andata a casa in tram perlomeno tre volte , poi riaprivo gli occhi ed ero ancora a teatro .
Una specie di incubo anche se poi alla fine in testa qualcosa era rimasto perché da quel primo infelice impatto wagneriano il canto dei pellegrini lo riconosco immediatamente e anche il preludio mi suona dentro come cosa familiare.
Poi tanti anni dopo , esattamente a maggio del 2013 ascoltai Jonas Kaufmann cantare dal Semperoper di Dresda nel bicentenario wagneriano il racconto del viaggio a Roma del pellegrino penitente.
Così il Tannhäuser è diventato tutta un’altra cosa.
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