Nel mare vastissimo dell’offerta di film sui vari canali ci si può perdere , magari si passano lunghi minuti a cercare un film che attiri la curiosità , ma poi magari si finisce per tornare su vecchi film già visti in passato.
Ma quello che mi è capitato in un giorno vuoto di Pasquetta è stata la scoperta di un docufilm , oggi si direbbe un byopic il cui titolo mi ha incuriosito : Pao , la força d’un silenci.
In catalano e con i sottotitoli ,ma quasi non ce n’era bisogno , racconta senza enfasi la scelta di Pablo Casals , forse in il più grande violoncellista al mondo , di non suonare più nella sua amata Spagna perché governata da una dittatura fascista .
Allo stesso modo e con lo stesso rigore non suonò più in Italia fascista e nella Germania nazista .
Si ritirò in un piccolo paese francese dietro le cui montagne sapeva esserci la sua patria , ma con rigorosa coerenza non andò neppure negli USA perché non condannavano il fascismo europeo.
Dal suo rifugio continuò ad aiutare i fuorusciti , gli esuli e ogni contributo che versavano ammiratori lontani lui ne faceva offerte per tutti quelli che politicamente fuggiaschi chiedevano il suo aiuto.
Il film non è un capolavoro , la voce fuori campo e il pretesto di un allievo come voce narrante sono abbastanza ingenui , ma raramente si ha la possibilità di sapere perché ancora oggi , ogni anno in quel paesino sotto i Pirenei si svolge un festival importante dedicato a Pablo Casals.
Il Festival fu creato nel 1950 e si può trovare il programma su Internet : si svolge a Prades nei Pirenei orientali nei prossimi mesi di luglio e agosto.
Se fossi più giovane avrei davvero tentata l’avventura di andarci .
Se non altro per rendere omaggio , oltre al grande musicista , all’uomo rigoroso che a modo suo combattè senza esitazioni il fascismo in tutte le sue forme.
In Italia oggi ce ne sarebbe ancora bisogno di persone come lui.