Parte prima : dimenticarsi la Senna , la chiatta , il tabarro e ascoltare la musica tanto moderna di Giacomo Puccini.
Non so perché certi registi abbiano paura di lasciare soli i cantanti in scena : riempiono vuoti che non ci sono , figure forse simboliche che non servono a niente altro che a distrarre lo spettatore .
I personaggi pucciniani hanno una loro drammatica verità nel canto e nelle parole del bellissimo libretto sul quale sono state musicate.
I cantanti , bravissimi nei rispettivi personaggi fanno di tutto per restare nel testo : il dolore di Michele , la vita straniata di Giorgetta , i tristi amori di Luigi e poi la meravigliosa Frugola con le sue cianfrusaglie che sogna , un personaggio che da solo vale l’opera.
Bella e suggestiva l’idea di Michele Mariotti di mettere a confronto , scomponendolo , ilTrittico per accostarlo a capolavori del Novecento che ne rafforzano la vivacità e il valoro innovativo musicale.
Anche i progetti futuri , dei quali ho già letto gli accostamenti sono molto stimolanti ,spero però che si faccia a meno di registi davvero irritanti che tentano di raccontare cose diverse che magari hanno in testa solo loro
Ottima compagnia di canto a cominciare da Maria Agresta , una cantante sensibile e perfetta che sa entrare nel personaggio , un’attrice vera . Ottimo Luca Salsi al debutto nel ruolo e sempre eccellente Gregory Kunde , ormai un miracolo di resistenza vocale.
Insomma bravi tutti , eccellente direzione dell’ormai affermatissimo Michele Mariotti.
Parte seconda : In teoria sarebbe stato più facile per il solito regista
dalle inutili presenze mettere in scena questa opera straordinaria di Béla Bartock, ma anche qui i mimi invadenti che avvolgono la povera Judith che avrebbe già molti problemi del suo , curiosità morbose nei confronti del passato di quell’uomo amato e temuto che affronta spavaldamente .
Si apriranno le sette porte e alla fine anche lei sarà inghiottita dal vortice del maschio dominatore .
Questo perché ho letto il libretto e avevo visto l’opera in ben altri allestimenti .Qui c’è solo la voglia di dimostrare un collegamento che non c’è tra le due trame : un dramma tutto fisico nel Tabarro e un dramma metafisico nel Castello di Barbablù.
Ottimi cantanti attori , direzione impeccabile , buona l’idea alla base del progetto.
Solo , per piacere , cercate registi meno cervellotici.