Si muore in tanti modi , ma la pubblicità della propria morte sembra appartenere solo al cancro , malattia fino a poco tempo fa sicuro termine del fine vita.
Anche se oggi , grazie alla ricerca sempre più avanzata , per molte forme della malattia c’è addirittura, anche se i casi non sono poi così tanti , anche una speranza di guarigione.
Mi mette sempre un po’ a disagio l’esibizione della propria malattia come testimonianza e nel caso di Micaela Murgia il risalto che si è data con la pubblicazione di interviste su tutte le testate di rilievo , il senso di disagio è diventato anche più grande.
Ho sempre pensato che esiste un tempo dell’addio che se possibile deve essere molto privato , può succedermi anche domani, ma non credo che cambierei idea.
Penso che gli animali , quando sentono la morte vicina si allontanano da casa , si nascondono agli occhi di chi li ha amati , senza arrivare al classico dei classici : il cimitero degli elefanti , chiunque ha avuto animali conosce bene la loro progressiva sparizione via via che si sentono più vicini alla fine.
Per gli umani invece scatta questa esibizione impudica , rivendicata come una conquista di civiltà , però vale solo per il tumore anche se in realtà si muore anche di tantissime altre patologie ,forse meno letterariamente raccontate.
Non a caso nella narrativa attuale , specie in quella americana , si muore di cancro spessissimo , un modo semplice per risolvere molte storie.
So che la mia è una voce molto fuori dal coro , forse la mia anima è troppo debole per pensare ad una esibizione finale pubblicizzata , anche perché non ne fregherebbe niente a nessuno o quasi , sapere dei miei mali.
Credo semmai sia bello che le persone che hanno una vita pubblica e che la malattia l’hanno vinta o quantomeno combattuta raccontino la speranza , condividano la possibilità di vittoria .
Questo serve davvero a chi è malato e sta cercando di sopravvivere lottando.