Siamo cittadine europei , crediamo in un progetto comune che rafforzi la nostra posizione nel mondo globalizzato , poi si legge di un delizioso piccolo paese che risponde al nome poetico di Sambuca Pistoiese che vuole passare all’Emila perché non hanno più il dottore nel loro paese.
Vogliono un referendum ; a quel punto della lettura si cita il nome del confine : il ponte della Venturina e ho un tuffo al cuore .
L’ho passato tante volte percorrendo la valle del Reno , detta anche la valle del freddo quando andavo d’estate a trovare i miei parenti a Gavinana facendo quella strada nella quale sembra essere tornati nel medioevo , il fiume in basso nella gola e la parete di roccia incombente sull’altro lato.
Si passa da Marzabotto , poi si arriva a Porretta e siamo in Emilia, lo dicono i panorami , le case che sembrano disegnate da Morandi e soprattutto lo dice la lingua emiliana se ti fermi anche solo a prendere un caffè.
Poi , passato il ponte della Venturina impercettibilmente cambia il colore delle case di un bel giallo toscano e se al primo stop possibile chiedi un’informazione ascolti il linguaggio diverso :
sei in Toscana , anche se hai fatto solo una manciata di chilometri.
L’Italia tutta intera è una realtà tanto recente se pensiamo al flusso millenario della storia e i piccoli Stati sono stati realtà per secoli.
Da una parte lo Stato della Chiesa e dall’altra il granducato di Toscana .
Pare impossibile , ma una cesura così netta del linguaggio forse non è riscontrabile altrove così platealmente come attraversando quel ponte dal poetico nome messo a dividere le vecchie divisioni storiche.
Non so se quel referendum i pochi cittadini dello sperduto paese nell’Appennino lo faranno davvero.
Di sicuro , a parte il problema del dottore, di non facile soluzione perché purtroppo i dottori di base scarseggeranno dappertutto in tutto il paese , resterà il fatto che seguiteranno a parlare in modo tanto differente anche tracciando una linea burocratica spostata di qualche metro.