Una foto

Ho cambiato la foto sul salvaschermo del computer perché non mi piaceva più vedere l’aiuola di casa con il bel cedro e la mimosa .

Sono morti entrambi e anche se si deve sempre pensare che in fondo si trattava solo di piante mi è restata dentro una tristezza sottile.

Per trovare una foto nuova che mi piacesse ho fatto tante prove , fiori , piante , panorami , mare poi alla fine ho trovato la foto giusta e non ho realizzato subito ( dottor Freud aiutami tu ) che era come un messaggio in bottiglia.

La foto l’avevo fatta al ritorno da uno dei miei viaggi musicali , sicuramente da Monaco che resta comunque il mio unico ub di riferimento e oltre l’ala dell’aereo che  sta atterrando sulla pista dell’aeroporto di Falconara di vede distintamente il monte Conero con il suo caratteristico profilo di balena e davanti adagiata sui colli Ancona con casa mia abbastanza visibile tra i puntini bianchi delle case lontane.

Per tanti motivi : l’età e la salute ho ridotto moltissimo i miei viaggi ma evidentemente l’inconscio vorrebbe ancora volare , la foto scelta oltre a essere bella racconta molto di quello che magari non dico ma che sicuramente penso.

Parafrasando un libro che andava di moda qualche anno fa la potrei intitolare : Voglia di volare .

L’odio

Diciotto anni fa un film ci aveva già raccontato quello che stava covando la Francia di quei Diritti sui quali noi europei avevamo basato perlomeno per due secoli i nostri comportamenti civili.

La Haine , questo era il titolo originale del film aveva già pesantemente descritto  quello che bolliva nelle banlieue, quelle periferie ghetto in cui erano stati ammassati come in riserve indiane i francesi delle ex colonie , in generale i magrebini i quali avevano inorgoglito la grandeur sportiva dei Bleus … mi ricordo un mondiale di calcio in cui correvano agili e veloci i francesi dalla pelle scura esaltando orgogliosamente le masse .

Oggi la Francia brucia , ma è un fuoco che già covava dentro da anni ,ogni tanto ne coglievamo i preoccupanti segnali ed è stata una escalation di violenza e di prevaricazioni che ha portato la civilissima terra d’Oltralpe in una tragica situazione che assomiglia davvero a una guerra civile .

Ma non mi preoccupa tanto l’ondata di violenza di quei minorenni che incendiano e distruggono con furore i simboli del paese civile quando il   sorgere simmetricamente le bande di estrema destra  che porteranno  , quelle davvero , ad un rigurgito di stampo fascista perché di questo realisticamente si tratta.

Lo avevano capito gli artisti : ho cominciato questa mia piccola riflessione con la citazione di un film , ma non è stato il solo , ce ne sono stati altri e tanti libri e tanti intellettuali avevano segnalato la pericolosità di questa terribile spaccatura che si sarebbe verificata nel paese.

Un segnale davvero preoccupante è leggere che la colletta di fondi per la difesa del poliziotto omicida supera ben cinque volte quella che è stata fatta per l’aiuto alla famiglia del ragazzo ucciso.

Ma se la Francia piange non è che in Italia le cose vadano meglio .

Si dice che non abbiamo la stessa drammatica situazione , mi permetto di aggiungere : per ora……

Applausi e peluches

Non so quando fu la prima volta , se fu un gesto spontaneo o se 

non sapendo più pregare o cantare coloro che assistevano al funerale all’uscita della bara dalla chiesa batterono le mani , come fosse una festa.

Ormai è diventato un rito diffuso e orribile , più la morte è stata tragica , più si ricorre a questo estremo saluto ingiustificato : le vittime di femminicidi , i bambini uccisi dalle macchine in corsa , i morti per caso .

Peggio ancora è il pellegrinaggio di passanti con fiori sul luogo del crimine , del delitto o della morte accidentale .

Credo che tutto sia cominciato con la morte di Lady Diana quando il tappeto di fiori cominciando dai cancelli di Buckingham Palace invase tutti i viali circostanti.

Da allora non c’è tragico evento che non porti  i devoti o non , con fiori e  disegni a tappezzare i marciapiedi del dolore .

In mezzo a tanta inutile dimostrazione di pietà ad uso dei fotografi e delle tv ci sono i più ridicoli e demenziali omaggi : i peluches.

Mi sono spesso domandata se li avevano in casa e per non buttarli nella spazzatura  i dolenti per caso li riciclavano sul marciapiede o se , preda al momento emotivo di partecipazione non andassero addirittura a comprarli.

E’ un atteggiamento collettivo che non riesco a condannare perché di sicuro la componente pagana nasconde una vicinanza al lutto che però diventa sempre più spesso una ostentazione povera di 

quel senso del sacro che dovrebbe trovarsi più giustamente nel silenzio e nella preghiera.

Ovviamente alla fine del rito non mancano i palloncini che volano in cielo , pericolosissimi perché poi ì pesci  se li mangiano e muoiono soffocati dalla plastica , ma questa fu una delle tanti petizioni contro l’inquinamento che lascò il tempo che trovava.

Mi aspetto commenti scandalizzati , contumelie e accuse di mancanza di sensibilità.

Mi meraviglierei se non arrivassero.

Werther a Waterloo

Memore di una meravigliosa messinscena del Wether di Massenet a Parigi nel lontano 2010 avevo deciso di non andare a Londra perché ero convinta che i miracoli non si ripetono.

Qualche dubbio sull’età matura di Kaufmann anche se avevo pensato a una chiave di lettura più goethiana , cioè più vicino alle tristezze dell’autore invecchiato del bestseller , il tenore è uomo colto e poi fidavo della sua capacità di entrare nel personaggio come quasi nessuno sa fare , infatti ne avevo addirittura scritto  un ipotetico  pezzo su questa chiave di lettura dello spettacolo.

 Quando mi sono resa conto che addirittura si trattava della stessa messinscena , con gli stessi costumi ,ho cominciato ad avere qualche dubbio in più.

Poi ci si è messa l’aria di Londra  ( che non fa sempre bene alle corde vocali ) , qualche critica malevola , ma si sa che i critici sono spesso dei musicisti falliti , una replica nella quale non si aggancia la camera di Werther sul palcoscenico e il poveretto è costretto a morire sulla porta della casa di Charlotte , per fare desistere il povero Jonas che cantava con fatica e gettare le armi , arrendendosi a quella che in termini eleganti si chiama sfortuna.

Mi dispiace per tutte le persone che erano andate a Londra per sentire il loro beniamino ( io ero andata pure a NewYork per sentirlo nel ruolo!) ma ho nel mio carnet tutta una lista di appuntamenti mancati e Londra è una delle sedi più gettonate per le delusioni.

Ricordo a memoria una Carmen con sostituto modesto e soprattutto una tragica spedizione al Barbican  con il momento drammatico di avere appreso nel cuore della notte della defezione causata dal solito  cold.

Nessun dubbio sulla capacità di ripresa del Nostro , anche se comincio a guardare con una certa preoccupazione il mio biglietto per la Liederabend di Monaco.

Tutti i cantanti ( soprattutto quelli bravi ) sono fragili , si ha sempre un brivido qualche attimo primo dell’alzarsi del sipario per la visione terribile dell’uomo in  grigio che viene ad annunciare la ferale novella , è capitato tante volte , forse fa parte del fascino delle stelle.