Uno scrittore , inviato da un grande quotidiano , torna in Ukraina e improvvisamente risveglia la memoria appiattita dal passaggio delle notizie di una guerra così tanto vicina a noi dalle prime pagine , era il 24 febbraio di un anno fa , alle seconde e terze pagine.
Ogni tanto una foto straziante , un servizio al Tg delle sera con le solite immagini viste e riviste.
La sensibilità media si addormenta : Tszaporija . Donbass , Kherzon ormai sono nomi noti , quasi musicali che non ci risvegliano più l’orrore di una guerra di invasione e di un popolo che la vive nel quotidiano cercando di sopravvivere alla follia.
Forse solo le immagini dello scempio alla Cattedrale di Odessa o il ricordo della famosa scalinata su cui correva la carrozzina del film di Eisenstein ci fanno ancora pensare che la follia di Putin non è cosa che non ci riguardi da vicino.
Izmail è una citta sulla riva sinistra del Danubio, a destra c’è la Romania e una città ,Tulcea con un grande cantiere navale , basta l’errore di un drone e la guerra ci arriva in casa perché la Romania è nella Nato.
Ma le notizie scivolano dalla prima alla seconda , poi alla terza pagina e ci si addormenta tranquilli anche se Navalny , l’uomo che aveva osato sfidare politicamente e democraticamente il despota del Cremlino , dopo essere miracolosamente sopravvissuto alla classica forma di eliminazione dell’avversario tramite avvelenamento è stato di nuovo condannato ad altri diciannove anni di carcere duro.
L’Europa protesta , gli Usa protestano ma intanto il grano non parte più dai porti del Mar Nero e le popolazioni povere dell’Africa avranno un motivo in più per mettersi in marcia nel deserto per cercare di raggiungere un minimo di speranza di vita in un altrove che spesso si tramuta in un miraggio di morte.
ll povero vecchio papa stanco parla ai giovani con una voce sempre più debole alla folle sventolanti di Lisbona , mai ho sentito così inutili i suoi appelli di pace , una droga per ignoranti festosi.