Le figurine intagliate nel legno , costo un dollaro americano ( che valeva mille lire ) , località di acquisto Betlemme in Cisgiordania .
Questo è il suo nome oggi , quando ci andai io si chiamava RAU , repubblica araba unita , ed era uno strano periodo in cui se entravi in Israele poi non potevi tornare indietro .
I visti sul passaporto permettevano strane entrate e uscite , noi venivamo da Damasco poi si tornava in Giordania.
Sembra un racconto di fantascienza eppure è tutto vero , avevo trent’anni e tornai a casa molto orgogliosa del mio presepe arabo che per quanto mi interessasse poco la geopolitica di quei luoghi pensai sempre di averlo comprato a Betlemme di Galilea.
Questi piccoli presepi gli arabi li intagliavano per i pochi visitatori cristiani che venivano in Terrasanta spesso in pellegrinaggio religioso .
Non era il caso mio , avevo un compagno molto avventuroso e noi giravamo da soli , magari rischiando anche strane avventure.
Quella volta viaggiavamo su un cargo e le tappe le decideva l’armatore , il mio presepe alternativo fu una delle poche concessioni al consumismo minimo che mi permisi.
Se oggi racconto questa storia è perché mi preoccupa l’idea che in Italia si possa considerare addirittura l’ipotesi di una legge ad-hoc che contempli l’obbligatorietà di un presepe regolamentare da farsi nelle scuole .
Allora come la mettiamo col mio presepe infedele?
Ero passata dal Libano alla Siria , in ogni paese le stesse facce di beduini , la stessa miseria e le stesse ricchezze nascoste , per capirci serviva il francese e l‘inglese , un passo in qua o in la ed eri in un altrove del quale mi piaceva tutto , gli odori e i sapori medio-orientali comuni.
Ho conosciuto un mondo diverso , sicuramente più libero nelle sue antiche strettoie , mi pare che il senso del Tempo della Storia non abbia fatto molti passi avanti per l’umanità.