Un altro pianeta

Basterebbe il furioso attacco di Kiril Petrenko della fuga tra i lupi di Sigmund per farci capire quanto può essere diverso un momento musicale tante volte ascoltato.

Il concerto di fine anno da Berlino si stacca da ogni altro evento per la straordinaria qualità musicale sia dell’orchestra  che degli interpreti.

Un primo momento di perfetta musicalità ce lo regalano con l’Ouverture del Tannhäuser, perfetta e leggera , nessuna concessione a quel pesante “ritmato” riconosciuto anche in altre prestigiose interpretazioni.

Qui si vola , l’orchestra sorride al suo Maestro in un gioco di sguardi che lo schermo ci rimanda per la gioia  di riconoscere anche i volti dei prestigiosi suonatori. 

Poi il primo atto della Walküre , di cui ho già accennato al prestigioso incipit.

Pare che la musica scaturisca felice dal gesto del magico direttore , per il quale ho l’unico rimpianto per non averlo più a Monaco dove me lo sono goduto  per tanti anni.

L’opera in forma scenica l’avevo vista anche recentemente a Napoli e nessun gesto in più aggiunge niente alla bravura di Jonas e della apparentemente fragile Vida , anche se il ricordo di un nastro maligno che non si voleva scogliere mi riporta sempre a quel Sigmund lontano del Met nella pur pregevole lettura di Levine.

Sembra difficile a chi quest’opera l’ha interpretata tante volte dall’astenersi nel compiere gesti , anche se molto ironicamente Kaufmann nella divertente intervista siparietto dell’intervallo sottolinea con ironia che tutto sommato nel caso della forma in concerto si risparmia la fatica di estrarre Notung dal frassino.

La splendida forma del tenore e la dolcezza della sua Winterstürm non hanno eguali come non ha eguali la lunghezza del suo Wälseeeeee , ormai sono io che ci vado in apnea.

La Mikneviciute  ,che contende ad Asmik la palma prestigiosa di cantante baltica, ha grande voce e soprattutto grande presenza scenica , mi ero già innamorata di lei in Salome , spero davvero di rivederla in Italia , visto che ormai ha imparato la strada.

Mi è spiaciuto non sentire Zepperfield con il suo prezioso fraseggio , anche se ho di lui un ricordo proprio come Hurting in un analogo concerto da Monaco , il sostituto più giovane comunque è del solito altissimo livello della qualità berlinese.

Nell’insieme un grandissimo concerto , di quella qualità rara che solo in terra tedesca può venire offerta a tutti coloro che amano Wagner e che ogni volta , come nel mio caso , sembrano stupirsi per la grandezza del suo genio.

Un ultimo pensiero riguarda la Philharmonie di Berlino :l’hanno copiata tutti , ormai potrebbe essere invecchiata ma non è così, ancora la preziosità del suono che scaturisce da quella strana costruzione dovuta ad un ingegnere navale , quel suo essere stata eretta a ridosso del Muro è il più bell’esempio di gloria culturale imperitura dei Berliner e dei grandissimi direttori che si sono succeduti sul quel podio.

Capodanno di concerti

Nessun confronto possibile , siamo su pianeti diversi.

A Venezia il concerto, nato forse, per rispondere a Vienna , non c’è storia.

Luccica la Fenice di ori troppo recenti e per quanti sforzi faccia la Rai in collaborazione con la Fenice tutto resta un po’ meno importante.

Non si discute la bravura degli interpreti . la qualità musicale garantita da Fabio Luisi , dal dolcezza della voce di Eleonora Buratto , ma è la scelta banale dei “ campioncini “ di italica facilità a rendere tutto come sempre un po’ kitch per non dire paesano.

Vienna , che scende ogni anno in un girone infernale di banalità resiste suo malgrado grazie ai Wiener che fanno “ Capodanno” per tutto il mondo e anche se scelte sempre più decrescenti dal punto di vista della direzione (anche se il peggio non muore mai) ,quella sala infiorata che ricorda tanta gloria musicale , ci è passato tutto il mondo tra quegli ori e quelle cariatidi mantiene il suo fascino primario , anche in differita. 

E’ vero che , come dice un raffinato amico di web , altro che Maestro ! questo sarebbe un soggetto degno di un grande film sulla decadenza del nostro mondo iperconnesso e iperperduto di antiche glorie , ma la saliente magia dei Wiener nell’attacco in sordina di An der schönen blauen Donau vale sempre la pena per rinnovare il rito, non è un caso che ogni volta che metto piede nella decadente capitale un passaggio al Musikverein ce lo faccio sempre , tanto in qualsiasi giorno dell’anno lì si sente sempre il meglio musicale di tutto il mondo.