Qualche tempo fa , non ricordo esattamente il giorno , stavo facendo una cosa banale anche se gratificante , mi avevano chiesto una dedica su un mio librino quando mi accorsi con terrore che non riuscivo a scrivere correttamente le poche parole che intendevo mettere sulla pagina.
Abituata ormai a scrivere sul pc. non avevo più la padronanza della mano , quella volta mi limitati ad uno svolazzo di firma illeggibile e me la cavai in quel modo.
Poi ci ho ripensato e leggendo recentemente un articolo sull’importanza della calligrafia ho capito che la perdita della consuetudine con la scrittura porta a conseguenze impensabili anche sulla trasmissione del pensiero .
Addirittura si afferma che ci sia una correlazione con il numero dei passi che facciamo con la grafia del nostro pensiero.
Nel secolo scorso la calligrafia era addirittura una materia scolastica : maiuscole e minuscole in corsivo , in caratteri diversi dai nomi altisonanti : adesso i ragazzini imparano a scrivere solo in stampatello e solo le maiuscole , ne consegue che anche il loro pensiero si semplifica e si banalizza.
Personalmente ho deciso di correre ai ripari : scrivo lentamente , con caratteri un po’ infantili , obbligandomi a tenere la mano ferma anche se questo mi porta a rallentare la costruzione del concetto da esprimere.
Capisco che davanti ai grandi temi educativi che devono affrontare i nuovi docenti credo che il recupero della bella calligrafia sia l’ultimo degli obbiettivi , ma cercare di ottenere dai ragazzi qualche bella paginata di lettere in corsivo potrebbe essere una piccola spinta per chiedere loro anche una maggiore attenzione ai concetti da esprimere con maggiore ponderazione.