Li amo di amore incondizionato , mi piacciono perché immagino il vecchio compositore nella sua villa di Garmisch , la nuora che gli porta tre testi ai quali lui aggiunge un quarto tenuto da parte in un cassetto , nasce un capolavoro crepuscolare e magico.
Quando sentìì per la prima volta Armin Grigorian , in saio francescano ,cantarli da Torino mi deluse leggermente , poi li cantò a Santa Cecilia e io devotamente ascoltai l’esibizione ottenendo lo stesso risultato leggermente straniato.
Esce adesso un suo Cd e ben due persone che mi onorano della “fesbucchiana” amicizia e che stimo molto scrivono separatamente , ma concordemente che la mia amata soprano con questo disco conferma che la sua arte maggiore è arte di palcoscenico , di interprete carismatica quando incarna i ruoli con notevole forza interpretativa.
Dato che amo moltissimo questa cantante e da tempi non sospetti perché era un secondo cast in Suor Angelica a Roma , una diecina di anni fa , ho ragione di ritenere giusta la valutazione dei mei due illustri amici di web.
Lo strano caso , il Cd. non l’ho sentito e non ho neanche la curiosità di sentirlo , mi conferma quello che avevo percepito nella mia totale ignoranza musicale supportata solo dalla lunga frequentazione musicale , cioè che certe peraltro mitiche figure hanno dalla loro la straordinaria capacità di entrare nei personaggi , di possedere una tecnica notevole e anche una forte presenza scenica ma che la liederistica è un’arte a sé e che non tutto riesce bene a tutti , basta farsene una ragione.
Ciò non toglie che proprio ieri abbia ascoltato la Grigorian nella Dama di picche ( ascoltata perché la messinscena è risibile,) e ancora una volta abbia apprezzato l’ampiezza della sua voce , la sicurezza del suo canto e la sua carismatica presenza scenica.