Gioconda , un feuilleton

Un’operona all’italiana ,più che un gran’opera . Caduta nell’oblio , di lei restava solo la Danza delle ore , una pagina orecchiabile , usata anche negli spot pubblicitari e la romanza del tenore , quel Ciel e mar che ha fatto la fortuna di molti.

Un pasticcio di trama , tratta da un dramma di Victor Hugo e liberamente reinventata da Arrigo Boito che la firmò con lo pseudonimo di Tobbia Gorrio la Gioconda è un  titolo caduto in disuso sui palcoscenici italiani , salvo qualche ripresa ogni tanto perché in cartellone un titolo verista dava tono culturale.

Ne ricordo una messinscena allo Sferisterio di Macerata , entrando fece un certo effetto vedere una Venezia di cartone ergersi sul muro immenso del palcoscenico.

Una trama improbabile , morte , sangue e dannazione : c’è di tutto e tutto complicato da un libretto illeggibile.

Oggi , con quel gusto del ritrovamento tanto caro a Pappano ce la ritroviamo riproposta al Festival di Pasqua a Salisburgo in un allestimento che , a vedere dalle foto di scena , ha buttato via Venezia , la Bocca del leone , le calli e la Giudecca per riproporre un successo finito nel cassetto del cattivo gusto di un secolo fa.

Non so quanto l’operazione riuscirà a riportare Gioconda sui palcoscenici in modo duraturo , so che a stretto giro di cartellone ce la ritroviamo a Napoli dopo nemmeno quindici giorni.

Corsi e ricorsi , intanto sale l’attesa e la curiosità di chi non ha mai visto e sentito il “polpettone” di Amilcare Ponchielli , un autore tanto datato e lontano dal gusto musicale odierno.

Certo che per metterla in scena ci vogliono le grandi voci e quelle ci sono , sull’allestimento ci resta solo da andare a vederlo , aumenta la curiosità.

Ma si sa , le mode passano e ritornano, con un cast di tutto rilievo può darsi che per un po’ ne leggeremo il titolo in cartellone .