Per me la Gioconda è sempre stata la Danza delle ore , vuoi nella stupenda versione Disney con gli elefanti che ballano o nel mio privato quando ne facemmo uno sketch a carnevale con gli uomini in tutù.
Per il resto , se levi Cielo e mar e Suicidio c’è ben poco di altro per giustificare una ripresa salisburghese, se poi ci metti una regia stupida e volgare quel poco di buono lo si perde del tutto.
Mettere in fila l’inutile antefatto , l’elettrochoc,il trenino del coro , l’assassinio di Badoero fuori programma , la testa di Laura nel piatto ed altre amenità si capisce perché, mentre la Netrebko in versione Anna Magnani ce la mette tutta , Salsi fa “ cattivissimo me” , Jonas Kaufmann appare notevolmente distaccato dal ruolo.
Si vede a occhio nudo che non ci crede e gli dedica il minimo sindacale.
Diversa è la motivazione di Pappano che si è sicuramente appassionato all’idea del recupero culturale di un’opera un tempo popolare e ormai uscita dal cartellone per il cambio di gusto musicale del pubblico.
Ne ha fatto una doppia sfida : portare in buca la sua preziosa orchestra sinfonica romana con il coro incorporato e l’azzardo del recupero di un titolo desueto.
Lui la sfida l’ha vinta gloriosamente e di questo l’orchestra gliene è veramente grata.
Ultima considerazione : se qualche volta la intzegnerun-regie ha irritato, generalmente si deve riconoscere che il regista di turno sia partito da una idea , magari non condivisibile ma coerente ; in questo caso siamo davanti a un ibrido.
Non è una regia tradizionale ma non c’è neppure un’idea alternativa ,; purtroppo il regista non ha capito nulla dell’Italia , del periodo storico in cui Boito scriveva e di Ponchielli che probabilmente aveva in mente il grand-opera alla francese.
Visto il successone salisburghese questa mia è sicuramente una voce fuori dal coro.
Vedremo la prossima settimana a Napoli se con una regia più tradizionale l’opera risulterà degna di rientrare definitivamente in cartellone.