Una parola obsoleta che mi ricorda il tempo lontano quando finite le scuole si partiva per quel lungo viaggio che ci portava in un mondo diverso : i preparativi , le valigie , la casa nell’ombra dell’attesa di un ritorno.
Piano piano il viaggio ha sostituito quel rito : abbiamo cominciato a partire lo stesso ma le mete erano scelte anno per anno , generalmente si tornava più stanchi di quando eravamo partiti.
Adesso non c’è neppure più quello , siamo al Camel Trophy aeroportuale, si parte preparati all’avventura : se ci va bene arriviamo alla meta più o meno nei tempi programmati e per il ritorno , vedremo.
Personalmente sono arrivata al ruolo che fu dei vecchi : con un po’ di paura contiamo i giorni del ritorno dei giovani sparsi per il mondo e ci va bene se non ci becchiamo proprio adesso qualche problema di salute.
Agosto , le giornate impercettibilmente cominciano ad accorciarsi , calde notti di insonnia , quando bolle il cuscino sotto la testa , unica consolazione non avere programmi in vista , è inutile speranza la rivoltura di Ferragosto , con questo clima pazzo che uccide le piante annaffio col senso di colpa pensando a chi non ha neppure l’acqua per bere.
Mi stanco a guardare sui social gli amici che seguitano a correre dietro la musica e programmano ancora mete musicali , personalmente ho chiuso con un doppio viaggio a Monaco la mia programmazione estiva , se ne riparla in ottobre.
Quella che ho davanti tutto sommato mi ricorda un po’ la villeggiatura d’un tempo , un tempo vuoto che in teoria potrei , anzi meglio dovrei riempire di letture e riletture , ma fa davvero troppo caldo .
Se chiudo gli occhi sogno prati verdi , segno sicuro di stanchezza , forse sarebbe bene fare come in un tempo lontano : andare in villa , alla maniera goldoniana.