11 agosto

L’undici di agosto del 1944 Firenze fu liberata dall’esercito alleato.

Nella notte , fuggendo , i tedeschi avevano fatto saltare i punti sull’Arno.

Noi vivevamo in centro , ammassati nel magazzino sopra la bottega, fuggiti dalla campagna per il timore dell’avanzata del fronte da sud.

In Via Condotta c’era la cartoleria del babbo e al piano di sopra , ci si arrivava con una scala a chiocciola , tra gli scaffali della carta e le scatole della merce  la mamma aveva ricavato uno spazio per la nostra vita precaria di sfollati al contrario ,ammassati nel centro  di Firenze.

Ricordi nettissimi della guerra partigiana : si sparava dai tetti , i franchi tiratori rincorrevano i cittadini tra le viuzze impolverate del centro della città , una notte sentii per ore il lamento di un ragazzo ferito che agonizzava per terra : il suo mamma mamma mi è rimasto nelle orecchie per tanto tempo.

La guerra davvero , con i vetri per terra  che scricchiolavano dopo che lo scoppio dei ponti saltati che aveva fatto tremare tutte le case.

Via Por Santa Maria alzava le torri medioevali tra le rovine ; per salvare il Ponte vecchio avevano minato le due vie d’accesso e anche via Guicciardini era tutta macerie.

I ponti erano saltati la notte del mio compleanno , avevo otto anni e lo spostamento d’aria ci aveva trovati tutte rannicchiate in un mucchio abbracciate tra le braccia della mamma.

Giorni rivisti con stupore tanti anni dopo in un  film di Rossellini , rivissuti negli anni con il nitore di un ricordo indelebile.

Il babbo era andato a cercarmi medicine , forse avevo il mal di pancia : si mangiavano strane provviste accumulate nel tempo al mercato nero e l’acqua la mamma ; ricordo la sua vestaglia a chimono , l’andava a prendere nei fiaschi spagliati con la carrozzina di mia sorella Renata  dentro il cortile del Bargello ,li  c’era un pozzo con l’acqua buona –

Poi la mattina dopo quattro strani esseri alieni in tuta verde erano apparsi da via Magazzini : erano grossi e sorridenti e uno ci aveva gridato alzando lo sguardo verso le nostre teste nascoste dietro le finestre : noi siamo americani !