Il cappotto di cammello

Forse è addirittura crudele il destino che condanna a sopravvivere a tanta bellezza  e Alain Delon questo peso lo sentiva su di sé, aveva spesso dichiarato negli ultimi tempi che non desiderava più vivere , lui che era stato , forse l’uomo più bello del mondo.

C’era però sempre un fondo di malinconia nel suo sguardo  e noi lo rivediamo nel  suo Rocco quando ricordava “il paese dei chiari di luna” , il suo triste gangster Viso d‘angelo di Pierre Melville , (in originale Le samurai).il suo cinico stupendo Tancredi e sopra tutti , per me il professore in cammino nella nebbia sul porto canale di Rimini.

Il suo cappotto di cammello , nessuno lo ha più portato con la sua stessa eleganza , era un film straordinario girato da queste parti quando la Villa Favorita alla Baraccola svettava su una piana che non era ancora la selva di capannoni industriali a sud di Ancona , il film di Zurlini La prima notte di quiete resta per me il ricordo più dolente di un attore bellissimo e forse non abbastanza apprezzato per la sua capacità di raccontare i suoi personaggi tristi e solitari.

Gli avevo già dedicato un mio articolo nel giugno del 2022 perché

l’avevo voluto rivedere, quando certi ricordi li puoi ritrovare sulle piattaforme e so di essere balzata sulla sedia col cuore in gola sulla secca e violenta inquadratura finale del film.

Un’icona del Novecento , un mito costruito tra l’Italia e la Francia , le sue due patrie cinematografiche , un attore che ha sicuramente attraversato con la sua presenza e la sua bellezza sfacciata tutto il percorso cinematografico di un secolo, quello che fu anche mio.

Per noi che nel 2000 ci siamo entrati per caso piano piano ce ne stiamo andando tutti , Alain Delon credo sia stato contento di chiudere finalmente la sua avventura terrena.