.. sempre a proposito

Leggo le trionfali recensioni del secondo atto del Tristano a Gstaad e a Baden di Kaufmann e mi viene quasi da ridere .

Vero è che il secondo atto è quello più coinvolgete emotivamente  , vero è che , come il primo atto della Walchiria , tocca le corde romantiche delle ascoltatrici , ma è anche vero che quando il nostro eroe affrontò per la prima volta questo frammento lo fece per testarsi sulla tenuta dell’intera partitura che, per l’interprete maschile ,ha la sua punta di diamante nel terzo atto :quarantatré minuti di canto pressoché ininterrotto.

L’abbigliamento anche un po’ troppo volutamente understatement con cui si è presentato non bastano a giustificare il risultato e ancor meno a mandare in estasi le adoranti ammiratrici .

Mi ha fatto ridere la Nylund col suo abito blu a paralume e lui che ,si e no, si era fatto lo shampoo prima di uscire di camera.

Non ho visto di persona lo spettacolo e ho letto che era una lettura semi-scenica predisposta da Christiane, perlomeno ho capito così.

La lontananza con i luoghi delle due serate mi aveva fatto escludere l’ipotesi di mettermi in viaggio , come sempre un po’ me ne dispiace , ma in questo caso per consolarmi mi è bastato rivedere e riascoltate l’intera opera in quella davvero magica occasione di Monaco che credo , ormai , sia irripetibile e che resterà nella memoria di chi c’era come una delle punte più alte della grande arte del nostro amato tenore.

Però sarei più contenta se non si esaltasse fuori misura quello che resta un evento meno eccezionale di quanto viene raccontato sui social.

A proposito di

Per la terza volta mi sono messa all’ascolto di Asmik Grigorian nell’interpretazione dei Vier Lelzen Lieder e per la terza volta ho provato lo stesso sentimento di incompiutezza e di delusione .

La prima volta ( era a Torino ) detti la colpa alla giovane età dell’interprete e all’orrendo saio marrone che mi aveva distratto dalla valutazione , la seconda a Roma con Pappano e adesso su Arte con Dudamel.

Niente da fare , questa interprete che avevo tanto apprezzato dal vivo  nella Turandot di Vienna e nella Dama di picche alla Scala pare proprio che non sia all’altezza di questo prezioso ciclo straussiano , evidentemente non basta avere una voce e una preparazione tecnica che sulla carta sembrano garantire una esecuzione perfetta per rendere la magia di quelle quattro poesie  date al vecchio e stanco compositore ed essere diventate quelle pagine di culto per molti di noi.

Mentre scrivevo mi sono interrotta nella scrittura per leggere la dotta critica di FMC , il quale fa risalire alla mancanza di tradizione gran parte della deludente esecuzione.

Mi permetto di dissentire ( in parte ) perché io il brivido vero durante il canto l’avevo provato con Anja Harteros a Monaco , qualche anno fa , esiste la registrazione su Youtube , si può controllare .

Questa straordinaria interprete , così rapidamente scomparsa dalla scena , mi era molto cara e i suoi Vier Letzen avevano avuto per me quella emozione intima che la Grigorian proprio non riesce a darmi.

Penso che a lei occorra un personaggio in cui entrare per restituirci le emozioni necessarie a trasmettere il senso di quello che canta.

Non può essere solo il fatto di non essere tedesca che non le faccia capire il testo , evidentemente ci sono dei limiti culturali nell’affrontare  un repertorio invece di un altro .

Vero è , purtroppo invece che molti oggi che ascoltano con poco bagaglio culturale , si accontentano del bel vestitino rosa e mettono insieme Lieder e Sinfonia in un accozzaglia di emozioni che poco o niente hanno a che vedere con un vero ascolto realmente meditato.