Leggo le trionfali recensioni del secondo atto del Tristano a Gstaad e a Baden di Kaufmann e mi viene quasi da ridere .
Vero è che il secondo atto è quello più coinvolgete emotivamente , vero è che , come il primo atto della Walchiria , tocca le corde romantiche delle ascoltatrici , ma è anche vero che quando il nostro eroe affrontò per la prima volta questo frammento lo fece per testarsi sulla tenuta dell’intera partitura che, per l’interprete maschile ,ha la sua punta di diamante nel terzo atto :quarantatré minuti di canto pressoché ininterrotto.
L’abbigliamento anche un po’ troppo volutamente understatement con cui si è presentato non bastano a giustificare il risultato e ancor meno a mandare in estasi le adoranti ammiratrici .
Mi ha fatto ridere la Nylund col suo abito blu a paralume e lui che ,si e no, si era fatto lo shampoo prima di uscire di camera.
Non ho visto di persona lo spettacolo e ho letto che era una lettura semi-scenica predisposta da Christiane, perlomeno ho capito così.
La lontananza con i luoghi delle due serate mi aveva fatto escludere l’ipotesi di mettermi in viaggio , come sempre un po’ me ne dispiace , ma in questo caso per consolarmi mi è bastato rivedere e riascoltate l’intera opera in quella davvero magica occasione di Monaco che credo , ormai , sia irripetibile e che resterà nella memoria di chi c’era come una delle punte più alte della grande arte del nostro amato tenore.
Però sarei più contenta se non si esaltasse fuori misura quello che resta un evento meno eccezionale di quanto viene raccontato sui social.